Taranto, il presidente Giuseppe Conte incontra gli operai dell'ex Ilva (foto LaPresse)

La candela si sta spegnendo

Claudio Cerasa

Non è un problema di anima. E’ un problema di agenda e di bolla. L’Ilva certifica che il governo non riesce a trasmettere un messaggio diverso rispetto a quello di essere solo all’opposizione dell’opposizione. Spunti per non accelerare l’agenda dei pieni poteri

In sociologia, come in politica, una profezia che si autoadempie, o che si autoavvera, è una previsione che si realizza per il solo fatto di essere stata espressa. In alcuni casi, lo sappiamo, la profezia che si autoavvera si determina quando un individuo altera il suo comportamento in un modo tale da finire per causare lui stesso involontariamente alcuni eventi futuri. La politica italiana, o almeno una parte di essa, anche alla luce del caso Ilva, oggi si trova esattamente in questa situazione: un politico molto popolare autoesclusosi goffamente dal governo alcuni mesi fa aveva profetizzato che il governo che sarebbe nato per non dargli pieni poteri non avrebbe avuto altro scopo se non quello di tenere Salvini fuori dal governo.

  

 

Esattamente tre mesi dopo la diffusione del comunicato con cui la Lega affermava che la maggioranza di governo non esisteva più (era l’8 agosto) la nuova maggioranza si trova giusto nella condizione profetizzata da Salvini, dentro a una bolla di paura che le impedisce di governare. La questione non è, come ha teorizzato due giorni fa Ezio Mauro su Repubblica, avere un’anima, ma è semplicemente avere un’agenda, avere un progetto, avere la capacità di stare al governo senza vergognarsi di fare quello che è stato fatto per evitare di regalare l’Italia a un leader desideroso di utilizzare i suoi possibili pieni poteri per portare la seconda economia più industrializzata d’Europa a un passo fuori dalla stessa Europa. Il governo oggi, e la storia di Ilva lo conferma, si trova in una bolla di paura perché è incapace di decidere, perché è incapace di dettare un’agenda, perché è incapace di contrapporre alla logica del contratto che ha costituito la rotta del precedente governo – che tra l’altro ha fatto una cosa che questo governo non ha ancora fatto, ovvero occupare tutto il potere possibile, compreso quello interno alla Rai – la logica della sintesi.

 

 

In questo senso, le immagini di ieri di Giuseppe Conte a Taranto in mezzo agli operai dell’ex Ilva sono lo specchio perfetto di un governo che più passa il tempo e meno si rende conto di essere lì solo per realizzare la profezia di Salvini. Conte è lo stesso presidente del Consiglio che dopo aver provato (Conte 1) a togliere lo scudo penale con il governo gialloverde (l’immunità penale è stata parzialmente eliminata con il decreto crescita votato a giugno da Lega e M5s) è riuscito (Conte 2) a togliere definitivamente lo scudo penale attraverso un emendamento (firmato da Barbara Lezzi) approvato poche settimane fa in Senato (di fronte al quale il governo si è rimesso alla volontà della commissione e della maggioranza parlamentare) dagli stessi partiti che oggi dicono di volerlo rimettere (il Pd e Italia viva dicono di volerlo rimettere per non far scappare ArcelorMittal, non rinunciando a dire però che i signori di ArcelorMittal sono dei mezzi farabutti amici di Calenda, mentre il M5s, così ha detto ieri Di Maio, continua a sostenere che lo scudo penale non vada reintrodotto e che la nazionalizzazione sia la giusta strada per risolvere il problema). Avere come programma di governo il tentativo di galleggiare piuttosto che il desiderio di affondare è un punto di partenza mica male per provare a guidare un paese che rischiava di andare a fondo a colpi di sovranismo, populismo e nazionalismo ma a tre mesi dalla nascita del governo Conte 2 bisogna avere l’onestà di riconoscere che chi si trova oggi all’opposizione riesce a far capire ogni giorno cosa vuole fare, dove vuole andare, cosa vuole cambiare, chi vuole cambiare, chi vuole rappresentare mentre chi si trova oggi al governo non riesce a trasmettere un messaggio diverso rispetto a quello di essere all’opposizione dell’opposizione. Il tutto poi condito da un elemento ulteriore che si trova a metà tra la farsa e la tragedia considerando che buona parte degli orrori e degli errori commessi finora dal governo di svolta non sono altro che errori ereditati in buona parte dal governo precedente: il debito pubblico che sale, la pressione fiscale che aumenta, il reddito di cittadinanza che persiste, la quota 100 che rimane, il giustizialismo che regna, la crescita che latita, l’Alitalia che traballa, le crisi industriali che si trascinano, l’ostilità di fondo contro gli investitori stranieri dell’ex Ilva.

 

 

Ci si chiedeva mesi fa in che modo sarebbe stato possibile avere di fronte a noi un’opposizione credibile, e non da barzelletta, in un contesto in cui tutto ciò che si può rimproverare al nuovo governo è stato già fatto dal vecchio governo. Il risultato è quello che vediamo oggi: da una parte c’è chi mostra la sua pazza agenda dei pieni poteri e dall’altra c’è chi invece, intrappolato nella bolla e nella sua non agenda, non fa altro che mostrare agli elettori che l’alternativa ai pieni poteri di Salvini al momento sono i pieni poderi dell’Ilva. Eleanor Roosevelt, storica first lady americana, moglie di Franklin Delano, un giorno disse che in alcuni casi bisogna accontentarsi di accendere una candela piuttosto che maledire l’oscurità. Due mesi fa, i partiti che si trovano al governo hanno avuto la prontezza di accendere una candela per evitare di dover maledire un’oscurità politica. Oggi dovrebbero avere la prontezza di accorgersi che una candela che si spegne o la si riaccende in fretta oppure si cambia.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.