Flavio Tosi (foto Facebook)

Un altro centrodestra è possibile, al nord, lontano da Salvini. Parla Flavio Tosi

Carmelo Caruso

"E' finalmente giunta l’occasione per affrancarsi da Matteo Salvini e per fare nascere un nuovo soggetto liberale e non demagogico”, dice l'ex leghista

Verona. E’ un probabile disastro per la Lega, ma è una straordinaria notizia per il centrodestra. “La crisi di governo accelera un processo inevitabile. E’ finalmente giunta l’occasione per affrancarsi da Matteo Salvini e per fare nascere un nuovo soggetto liberale e non demagogico”. Non parla per rancore, (“E’ passato tanto tempo, ma sono la prova che Salvini vìola sistematicamente i contratti. Mi ha espulso per non rispettare quello che avevamo siglato di fronte a Roberto Maroni”) e quindi Flavio Tosi, ex sindaco di Verona, cacciato da Salvini – non per tradimento ma per eccesso di competenza – spera soltanto che finisca il corteggiamento di Forza Italia al leader della Lega: “Mi ricorda l’amante che prende la porta in faccia ma rimane tutta la notte a fissare la finestra”. Fino alla fine, Silvio Berlusconi ha infatti chiesto a Salvini di rispondere al telefono, di incontrarsi, ma lui teneva il “telefono acceso” per rivedere le Stelle e per riabbracciare Luigi Di Maio. “Se continua così, Forza Italia è destinata a spegnersi. E non solo Forza Italia. Mi permetto di dire che anche FdI di Giorgia Meloni rischia questo epilogo. Non comprendono che è impossibile inseguire Salvini. Saranno sempre la sua cattiva copia ed è chiaro che gli elettori continueranno a scegliere l’originale”.

 

Però, il putsch di Ferragosto è fallito e forse anche all’interno della Lega potrebbe iniziare la secolarizzazione dai rosari di Salvini. Non crede? “Nella Lega non accadrà nulla. Roberto Maroni e Gianni Fava, gli unici a opporsi, sono stati emarginati. Io sono stato espulso. La Lega è stata normalizzata. Li conosco troppo bene. Rispetteranno l’ordine. Non ci sarà un processo politico”. Ma al momento Giancarlo Giorgetti preferisce sedersi allo stadio piuttosto che accanto a Salvini e, come i birbanti che studiano qualche monelleria, ammicca e fa ironia sul leader che certo rimane sempre “il capo” ma non più “Capitano”. “Giorgetti, che per altro stimo, è un leninista nel senso buono della parola. Ricordo che per scongiurare la nomina di Salvini segretario della Lega gli venne chiesto di candidarsi e sfidarlo. Rispose che era un uomo di partito e che mai si sarebbe messo contro il partito. Ha una sua integrità che gli permette di sopportare. Qualche volta esce dalle righe ma per ritornare sempre nel margine”.

 

Non resta dunque che cercare ancora un’altra casa, un altro leader. Tosi da mesi guarda all’interno di Forza Italia dove dice di vedere uomini e donne di spessore. “Mara Carfagna senza dubbio e poi trovo riparo nella moderazione di Gianni Letta e in quella di Fedele Confalonieri, mentre non ho mai creduto nell’operazione messa in atto da Giovanni Toti”. Non cercava anche lui un nuovo inizio? “Ma lo voleva combinare con Salvini. Mi sembrava più interessato a svuotare Forza Italia anziché ricostruirla”. In Veneto, elettori di centrodestra, assicura Tosi, hanno salutato come una felice novità la candidatura di Carlo Calenda e lo hanno scelto nonostante il simbolo del Pd. “Lo hanno fatto per non votare Salvini, perché non sono più attratti da Berlusconi che insegue Salvini. Saranno voti di disperazione ma sono voti di centrodestra. Calenda è uno con cui bisogna dialogare. Ha dato dimostrazione di capacità di governo. Così come Giorgio Gori, sindaco di Bergamo”. Non sono uomini di centrosinistra? “Sono uomini credibili e infatti vengono votati sia da destra che da sinistra. Gori ha vinto a Bergamo in un momento difficilissimo. Calenda è invece un leader. Ha solo commesso l’errore di entrare nel Pd”. Ma potrebbe, come annunciato al Foglio, uscirne subito dopo la formazione di un governo Pd-M5s. “A mio avviso c’è un elettorato che vale almeno il trenta per cento e che potrebbe essere conquistato da un nuovo soggetto che ineluttabilmente nascerà. Se non raccoglierà il trenta, sicuramente sarà il dieci per cento”. E non crede di dirla grossa, anche perché Tosi guarda fuori confine. “Macron in Francia ha vinto con questo modello. L’Italia è l’unico grande paese europeo che ha avuto un governo populista e demagogico. A questo si è aggiunta la peggiore legge elettorale possibile, una legge che ha favorito M5s e Lega e che ha affidato ai segretari il potere smisurato di indicare i candidati. Presto potrebbe essere superata da una legge proporzionale”. E sarà tutto merito di Salvini. “Ha compiuto un miracolo. Ma al contrario. Per arroganza. Per paura di varare una legge finanziaria. Non sarà più il capo del governo, ma sarà il vero padre di un governo anti Salvini”.

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