Massimiliano Salini (foto LaPresse)

Spazi lombardi per un centrodestra non truce (e no Toti)

Daniele Bonecchi

Massimiliano Salini, neo coordinatore di Forza Italia, spiega cosa fare per battere Salvini e Renzi

Provate a immaginare un centrodestra sulla sponda opposta a quella del Papeete Beach di Milano Marittima. E’ lì che potreste trovare Massimiliano Salini da Soresina, già presidente della provincia di Cremona, oggi deputato europeo e coordinatore lombardo di Forza Italia da una manciata di mesi. Chiamato a gestire un periodo burrascoso, proprio alcuni mesi fa, per il partito lombardo, tra attraenti sirene salviniane e qualche guaio giudiziario, ora Salini ha però davanti un campo (quasi) tutto nuovo da arare. Per via dell’uscita della Lega dal governo, e ancor più per il gagliardo rilancio di Silvio Berlusconi (che l’aveva scelto e nominato) di un centrodestra moderato, europeista, ben ancorato nel sistema parlamentare. Come coordinatore in Lombardia, Salini ha sostituito Mariastella Gelmini, che ha appoggiato il successore. Ma in questi giorni la ripartenza appare tutta in salita. Perché lunedì scorso tre parlamentari lombardi hanno abbandonato Forza Italia per approdare al Gruppo misto. Troppo pochi per costituire il gruppo del partitino di Giovanni Toti: Cambiamo!, che si trova ora con la stella polare Matteo offuscata.

 

A Salini – che ha accettato di fare una cavalcata nella politica lombarda e non con il Foglio – chiediamo: è un addio o un arrivederci, quello agli amici di Toti? “Nella dialettica politica degli ultimi anni di addii se n’è visti, ma di approdi sicuri davvero pochi. E questo governo che si è formato dimostra che considerare definitive le scelte, in politica, rischia il ridicolo. Gli amici – pochissimi, su 166 parlamentari di Forza Italia – che in questo momento hanno deciso di aderire al progetto di Toti, sono invisibili dal punto di vista politico ma ben presenti nella nostra storia. Li conosco molto bene e ho sempre apprezzato la loro presenza sul territorio. Resto convinto che il centrodestra, pur ammalato, è vivo e quindi guardo con rispetto e un po’ d’ironia al progetto decisamente fuori tempo di Giovanni Toti”. La campagna acquisti della Lega era iniziata poco prima delle europee con Silvia Sardone ma ora sembra sia suonato il “liberi tutti” e si mormora di un travaso da Forza Italia al gruppo di Toti anche al Pirellone. Proprio ieri il governatore ligure ha radunato i suoi a Milano per contarli e decidere i passaggi da fare. Salini non sembra avere titubanze: “Con le rotture e gli strappi non si va da nessuna parte. In un momento come questo bisogna costruire e non distruggere. Chi lo fa, se ne assume la responsabilità che è anche quella di lasciare il campo agli avversari. Guardate cosa è capitato con il Conte bis”. La Lombardia di Fontana marcia a ranghi compatti, anche perché, nel governatore lombardo, prevale il pragmatismo, la consapevolezza che guidare la Regione sia un servizio, non una missione ideologica. Ma nella Lombardia, che in tempo fu la culla di Formigoni e Forza Italia, oggi Forza Italia cerca un ruolo. “Il punto centrale della partita politica lombarda è quella sull’autonomia – dice a sorpresa Salini – perché le attraversa tutte. La battaglia per l’autonomia differenziata fonda le sue radici nel passato, prima del recente referendum (quello di Maroni, ndr), anche in altre forme, nel rispetto della Costituzione. Infatti la Lombardia, inascoltata, ha sempre rivendicato spazi di autonomia”. Perché è centrale nelle battaglie politiche di Forza Italia? “Perché è una nuova forma di sovranità fondata sulla responsabilità. Se ho del danaro pubblico da gestire – e in Lombardia si pagano molte tasse, tant’è che abbiamo un residuo fiscale che supera i 54 miliardi – il nostro esempio può essere proposto all’intero paese. Non vogliamo separazioni, ma maggiore responsabilità nell’utilizzo delle risorse pubbliche. Possiamo dimostrare che i soldi dei cittadini si possono spendere bene, erogando servizi di qualità, lasciando anche enormi spazi di libertà e d’intrapresa ai cittadini nell’organizzazione dei servizi stessi: dalla scuola, alla sanità, alla formazione, alla gestione delle imprese. La proposta dell’autonomia ha come obiettivo il miglioramento dell’intero paese, partendo da un modello vincente. Abbiamo la sensazione però – punge il parlamentare europeo – che ci sia qualcuno nel centrodestra che, nell’ultimo anno e mezzo, ha fatto altro. Perché se invece di concentrarsi sui porti chiusi – battaglia legittima, forte sul piano del consenso ma irrilevante dal punto di vista dell’impatto sulla vita delle persone – oggi non saremmo ancora ai blocchi di partenza”.

 

A proposito del rapporto competitivo con la Lega di Salvini, si è già aperto anche il fronte milanese. Infatti nel 2021 Beppe Sala dovrà decidere se tentare il bis o passare la mano e gli uomini del Capitano hanno già piantato le loro bandierine. Forza Italia non vuole scoprire le carte, “oggi non possiamo fare nomi – confessa Salini – ma nemmeno la Lega è in condizioni di fare proposte concrete. Condivido la scelta di sostenere una proposta della coalizione di centrodestra, anche nella marcia di avvicinamento al voto. Opportuno valutare la possibilità di scegliere un candidato che non arrivi necessariamente dalla politica. Da che mondo è mondo se si individua un buon candidato è buono per tutti, a prescindere da chi l’ha proposto. Le altre sono rivendicazioni capricciose”, taglia corto il coordinatore. Il tormentone sovranista non piace a Berlusconi. Ma in Europa il credo di Salvini come si relaziona alla cultura liberal-popolare del Ppe? “Il sovranismo di Salvini non esiste, non è un elemento della dialettica politica, è un’invenzione costruita per raccogliere consenso ma nella sostanza non ha un contenuto politico. Appena esci di casa non puoi permetterti di fare il sovranista, perché devi collaborare e condividere strategie su temi che ti stanno a cuore, come i migranti, che non possono essere gestiti che assieme agli altri paesi dell’Unione. Il problema non è conciliare il sovranismo con la cultura del Ppe, la Lega – che ha un gruppo importante di parlamentari europei – deve scegliere di contare. Altrimenti continuerà a non toccare palla”. Già ma ora Forza Italia deve tornare in partita e per farlo deve affermare i propri valori e la propria linea politica. “Il centrodestra oggi – conferma Salini – ha una possibilità enorme. Lo sconfitto è Salvini e il vincitore è Renzi, con una scelta di tempo fantastica e utilizzando l’ingenuità di Salvini. Ma tutto questo non gli porterà un solo punto di vantaggio. In Lombardia, chi aveva guardato con interesse la cultura liberale di sinistra di Renzi regnante, oggi registra Renzi come il costruttore di una maggioranza con Di Maio, Zingaretti e Grasso. E certo non gliela perdoneranno, perché non è questo che si aspettavano da lui”. Ma soprattutto il mondo produttivo – spiega Salini – quello che si è battuto per la Tav e che mal sopporta la cultura della decrescita targata M5s “chiederà conto a Renzi”. “E questa è un’opportunità per noi, che dobbiamo continuare a rappresentare questo mondo. Si apre uno spazio molto interessante per il centrodestra. Perché siamo noi a rappresentare, col mondo cattolico, liberale e riformista in Lombardia ad avere un ruolo decisivo. Se posso permettermi, è dai tempi di sant’Ambrogio che la cultura e l’operosità stanno assieme e hanno un ruolo essenziale”. E per concludere: “Sì, la guida del centrodestra è contendibile: a condizione che la contesa sia sul merito, sui contenuti della proposta. Se non è questo a guidare la coalizione, raccoglieremo voti ma senza governare”.

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