Il Bi e il Ba

Propaganda e vittimismo, dal Terzo Reich a oggi

Guido Vitiello

Dello Stürmer, il quotidiano di Julius Streicher, si ricordano quasi solo le feroci caricature antisemite. Eppure era molto di più: creava per i suoi lettori una “realtà psichica alternativa”. Similitudini e differenze con alcuni quotidiani sovranisti

Quando sono in vena di vaticinare sciagure e fiutare analogie sinistre, ficco il naso in libri come questo: “Little man, what now? Der Stürmer in the Weimar Republic” di Dennis E. Showalter (Archon Books, 1982). Ma può capitare che le differenze siano più interessanti delle analogie. Del quotidiano di Julius Streicher si ricordano quasi solo le feroci caricature antisemite. Eppure lo Stürmer era molto di più: creava per i suoi lettori una “realtà psichica alternativa” dove ogni problema aveva una spiegazione, e ogni spiegazione un colpevole.

 

La propaganda di Streicher batteva su cinque tasti: odio, paura, invidia, solidarietà per i propri affini (razziali) e vittimismo. Soprattutto vittimismo. Il lettore ideale era il “piccolo uomo”, vessato nelle minuzie della vita quotidiana e sovrastato da macchinazioni internazionali. So bene cosa pensate: la descrizione calza a pennello ad almeno due o tre quotidiani italiani.

 

C’è però una differenza rivelatrice. Il nemico dello Stürmer, dice Showalter, era uno e trino: l’ebreo come aggressore sessuale superdotato, seduttore di oneste tedesche; l’ebreo come uomo d’affari e falso filantropo; l’ebreo come cattivo vicino e cattivo cittadino, che ha usanze strane e riceve benefici immeritati dallo stato. Ebbene, anche la propaganda sovranista ha un nemico dai tre volti; ma solo il secondo spetta ancora all’ebreo (anzi, a un ebreo: Soros). Il primo è assegnato per lo più agli africani, il terzo agli zingari. Più importante che designare un nemico, a quanto pare, è autodesignarsi come vittima.