Europa Ore 7

Biden parteciperà ai vertici di Ue e Nato

Tre ministri dell'est a Kyiv per sostenere Zelensky che rinuncia alla Nato, Michel parla con Putin, von der Leyen con Kamala Harris. Lagarde vede una crescita robusta anche con la guerra mentre Orbán usa la paura per vincere le elezioni

David Carretta

"Tutte le opzioni rimangono sul tavolo", ha risposto ieri il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, a chi gli chiedeva del divieto di importazioni di gas e petrolio: "Non sottovalutate la nostra determinazione di usare tutte gli strumenti finanziari ed economici per ottenere un cambiamento in questa guerra in Ucraina che è un incubo per tutti noi" 

Il presidente americano, Joe Biden, la prossima settimana parteciperà al Consiglio europeo e a un vertice straordinario della Nato per discutere direttamente con gli alleati della guerra di Vladimir Putin in Ucraina. All'Alleanza atlantica Biden vuole "riaffermare il nostro impegno ferreo nei confronti dei nostri alleati della Nato", così come "gli sforzi di difesa in risposta all'attacco non provocato e ingiustificato della Russia contro l'Ucraina", ha spiegato la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki. Al Consiglio europeo Biden intende "discutere le nostre preoccupazioni condivise sull'Ucraina, inclusi gli sforzi transatlantici per imporre costi economici alla Russia, fornire sostegno umanitario alle vittime della violenza e affrontare altre sfide legate al conflitto", ha spiegato Psaki. Tradotto: gli europei potrebbero trovarsi di fronte a scelte sempre più difficili. Cosa risponderanno se il presidente americano chiederà loro di adottare un embargo su gas e petrolio russi? Come reagiranno se Biden chiederà loro di imporre conseguenze alla Cina, nel momento in cui Pechino sta valutando di fornire assistenza economica e militare alla Russia di Putin?

Sulle sanzioni l'Ue ha reagito in modo rapido e con un'unità mai vista. L'ultimo pacchetto - il quarto - è entrato in vigore ieri e tocca alcuni investimenti nel settore energetico, le importazioni di alcuni prodotti di acciaio e alluminio, le esportazioni del lusso e altri 15 oligarchi e propagandisti del Cremlino. Ma per numerosi stati membri colpire gas e petrolio è ancora un tabù. Germania, Italia, Ungheria e Bulgaria hanno rifiutato misure più dure nel quarto pacchetto e ottenuto una serie di deroghe e rinvii a vantaggio delle loro economie. Il governo di Olaf Scholz a Berlino ha più volte escluso un embargo energetico contro la Russia. La Germania si è opposta anche all'inclusione di Sberbank e Gazprombank dalle banche tagliate fuori da Swift per timore di non poter pagare più le fatture energetiche. Il più grande fornitore di energia in Germania ieri ha lanciato un avvertimento contro il divieto di importazioni di gas e petrolio. "Dobbiamo riconoscere che c'è una forte dipendenza dalla Russia, in particolare nelle forniture energetiche, in Europa e in particolare in Germania", ha detto il suo amministratore delegato, Markus Krebber.

Eppure la pressione sta aumentando sull'embargo energetico. . A quanto ci è stato riferito, dopo le proteste della Polonia per "Tutte le opzioni rimangono sul tavolo", ha risposto ieri il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, a chi gli chiedeva del divieto di importazioni di gas e petrolio: "Non sottovalutate la nostra determinazione di usare tutte gli strumenti finanziari ed economici per ottenere un cambiamento in questa guerra in Ucraina che è un incubo per tutti noi" resistenze di Germania e Italia sul quarto pacchetto di sanzioni, oggi gli ambasciatori dei ventisette dovrebbero tenere una discussione su un potenziale quinto pacchetto di sanzioni. Nel momento in cui Kyiv è circondata e bombardata, i leader dell'Ue difficilmente potranno sottrarsi alla questione del finanziamento della guerra di Putin.

Sulla Cina, la scelta potrebbe essere ancora più difficile per i leader europei. L'Ue non ha a sua disposizione lo strumento delle sanzioni secondarie che permettono agli Stati Uniti di colpire chiunque faccia affari con i soggetti sotto le sanzioni principali. Il disaccoppiamento economico dalla Cina a Bruxelles è vissuto come un incubo da evitare a ogni costo. Finora la scelta è stata quella di perseguire una "moral suasion" nei confronti di Pechino. L'Alto rappresentante, Josep Borrell, ha chiesto al ministro degli Esteri cinese, Wang Yi di "esercitare la massima influenza per fermare la guerra in Ucraina", ci ha detto il portavoce del Servizio europeo di azione esterna. Quando gli abbiamo chiesto della possibilità di sanzionare la Cina in caso di aiuti militari a Putin, il portavoce di Borrell ci ha risposto così: "La Cina è pienamente integrata nell'economia globale e ha interesse nella stabilità del commercio. E' nell'interesse cinese poter porre fine a questa guerra e questa crisi il più presto possibile. Non è un bene per nessuno e non è un bene per una grande economia con la Cina". Secondo il portavoce, è nell'interesse della Cina "muoversi con noi per assicurare che possiamo porre fine all'invasione".

Eppure anche sulla Cina la pressione sugli europei sta aumentando. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ieri ha chiesto a Pechino di "unirsi al resto del mondo nel condannare, con forza, la brutale invasione dell'Ucraina da parte della Russia". Stoltenberg ha ricordato che "la Cina ha un obbligo come membro del Consiglio di sicurezza a sostenere e far rispettare il diritto internazionale" e "qualsiasi sostegno alla Russia, militare o di altro tipo, aiuterebbe la Russia a condurre una brutale guerra contro una nazione sovrana indipendente". Sul Foglio Giulia Pompili spiega perché Pechino potrebbe aiutare Putin nella sua brutale invasione non solo con le armi, ma soprattutto con il cibo.

 


Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di mercoledì 16 marzo, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

Tre primi ministri dell'est a Kyiv per sostenere Zelensky - Bisogna riconoscere che i premier di Polonia, Repubblica ceca e Slovenia ieri hanno compiuto un gesto storico e coraggioso. Mateusz Morawiecki, Petr Fiala e Janez Janša si sono imbarcati su un treno, hanno attraversato mezza Ucraina e sono arrivati a Kyiv sotto le bombe per incontrare il presidente ucraino. Volodymyr Zelensky, e l premier, Denys Shmyhal. Con loro c'era anche il leader del partito Legge e Giustizia e vice premier della Polonia, Jarosław Kaczyński. I tre hanno detto di rappresentare il Consiglio europeo (cioè tutti i capi di stato e di governo dell'Ue). Ma i leader europei hanno preso le distanze dalla visita. Una fonte del Consiglio europeo ha spiegato che non c'era nessun mandato da parte di Charles Michel, anche se Morawiecki aveva informato della visita a margine del vertice di Versailles. Diverse fonti dell'Ue hanno parlato di "pericolo di ulteriore escalation". "Qualsiasi cittadino dell'Ue che ama la pace sarebbe molto attento ai rischi che questo viaggio comporta in un paese che subisce una brutale invasione", ha detto il portavoce della Commissione, Eric Mamer. Sul Foglio Paola Peduzzi spiega perché i premier di Polonia, Slovenia e Repubblica ceca sono andati nella capitale ucraina. Al termine dell'incontro con Zelensky Morawiecki ha chiesto all'Ue di dare "molto rapidamente all'Ucraina lo status di candidato" e promesso di organizzare "armi difensive".
 

Zelensky rinuncia alla Nato - Nel frattempo, Zelensky ieri ha confermato di essere pronto a una concessione maggiore alla Russia di Vladimir Putin. Il presidente ucraino ha ammesso che il suo paese non potrà entrare nella Nato. “Abbiamo sentito per anni che le porte erano aperte. Ma abbiamo anche sentito che non potremo aderire. E' la verità e bisogna riconoscerlo”, ha detto Zelensky in una riunione con i leader dei paesi della Joint Expeditionary Force, una coalizione guidata dal Regno Unito. Zelensky ha accusato la Nato di essere “ipnotizzata dall'aggressione russa” con il suo rifiuto di una no-fly zone sopra l'Ucraina. Sul Foglio Giuliano Ferrara spiega perché Zelensky è il Churchill di Kyiv: il presidente ucraino è così diverso dal guerrigliero eroico e così eroicamente antirisorgimentale. Sempre sul Foglio Daniele Raineri spiega come le intelligence alleate hanno distrutto la blitzkrieg di Putin e continuano a essere l’arma segreta di Kyiv.

Michel parla con Putin, von der Leyen con Kamala Harris - Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ieri ha avuto una conversazione telefonica con il presidente russo, Vladimir Putin, chiedendogli con urgenza di "porre fine alla guerra fratricida della Russia contro l'Ucraina. L'Ue è unita nel condannare l'aggressione della Russia, rispondendo con sanzioni potenti e fornendo ulteriore sostegno all'Ucraina. Ho chiesto un cessate il fuoco e il ritiro dei militari della Russia", ha detto Michel, sottolineando che la protezione dei civili deve essere "una priorità assoluta". Nel frattempo, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha discusso della situazione in Ucraina con la vice presidente americana, Kamala Harris.

Le nuove sanzioni dell'Ue con un sacco di deroghe - Ieri è entrato in vigore il quarto pacchetto di sanzioni adottato dall'Ue dal 24 febbraio, la data dell'inizio della guerra di Putin contro l'Ucraina. La lista delle misure restrittive, tuttavia, è piena di deroghe che fanno temere un'operazione cosmetica. Per il divieto di esportazione di beni utilizzabili per l'esplorazione e l'estrazione di gas e petrolio sono previste eccezioni per il trasporto verso l'Ue e una clausola transitoria di 6 mesi per i contratti già stipulati. Sul divieto di investire nel settore energetico sono previste autorizzazioni nazionali per assicurare le forniture all'interno dell'Ue. "E' importante che le forniture di energia all'Ue siano ancora possibili", ci ha spiegato una fonte della Commissione: le deroghe sono state introdotte perché "vogliamo assicurarci che le forniture siano ancora possibili". Per il divieto di importazione di prodotti del ferro e dell'acciaio è prevista una clausola transitoria di 3 mesi per i contratti già stipulati. Il divieto di esportazione dei beni di lusso si applica solo sopra certe soglie. Nel caso del vino, non si potranno esportare bottiglie sopra i 3oo euro. In teoria il bando sul lusso dovrebbe coprire merci per un valore di 3,5 miliardi di euro, ma grazie alle soglie la portata è molto (ma molto) più limitata.

Confagricoltura vince la corsa per chiedere indennizzi (ingiustificati) - Ieri Confagricoltura ha vinto la gara alla lobby che ha chiesto per prima indennizzi per il divieto di esportazioni di beni di lusso. In un comunicato Confagricoltura ha lasciato intendere che l'ammontare delle esportazioni di vino colpite dal bando dell'Ue è di 345 milioni di euro l'anno. In realtà, la cifra è molto più bassa data la soglia di 300 euro a bottiglia oltre la quale è imposto il divieto di export. Tutte le bottiglie sotto quella cifra potranno ancora essere esportate verso la Russia. La stessa Confagricoltura ha ammesso che “gli spumanti, Asti e Prosecco in testa, inciderebbero per quasi la metà sul valore totale”. Ma guardando ai listini è impossibile trovare bottiglie di Asti e Prosecco che superino i 300 euro.

Più di tre milioni di rifugiati dall'Ucraina - "Oggi abbiamo superato un'altra terribile pietra miliare: 3 milioni di rifugiati sono scappati dall'Ucraina", ha detto ieri l'Alto commissario dell'Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, chiedendo di fermare la guerra "subito". Circa il 7 per cento della popolazione ucraina ha lasciato il paese. Secondo i dati dell'Unhcr, la Polonia è il primo paese di accoglienza nell'Ue con 1,8 milioni di rifugiati ucraini, seguita da Romania (460 mila), Moldavia (337 mila), Ungheria (268 mila) e Slovacchia (213 mila).

Cambio valute e vaccini per i profughi ucraini - L'Ue si trova di fronte a due problemi inattesi di fronte al flusso di profughi dall'Ucraina. Il primo è la possibilità per i rifugiati, che hanno portato con loro i risparmi, di convertire la moneta ucraina in euro. Il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, ieri ha promesso un sostegno per risolvere almeno in parte la questione non solo per i paesi della zona euro, ma anche per la Polonia e l'Ungheria. Il secondo è il rischio che i sistemi sanitari nazionali siano messi sotto pressione dall'arrivo dei profughi. I ministri della Sanità dell'Ue ne hanno discusso in una riunione informale in videoconferenza. Uno dei temi è stato il basso tasso di vaccinazione contro il Covid-19 (e più in generale) della popolazione ucraina. "Non penso che l'obbligo di vaccinazione sia il miglior modo per iniziare le cose", ci ha detto il ministro della Sanità francese, Olivier Véran. “I paesi in prima linea hanno sufficienti forniture di vaccini per offrire vaccinazione ai rifugiati che arrivano”, ci ha risposto la commissaria alla Salute, Stella Kyriakides: “La più grande sfida in termini sanitari non è l'aumento dei casi di Covid”, ma “che i rifugiati ricevano le cure di cui hanno bisogno e che i sistemi sanitari “non siano sopraffatti”.

Lagarde vede una crescita robusta anche con la guerra - La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ieri ha detto che la crescita nella zona euro dovrebbe essere robusta, malgrado la guerra in Ucraina e l'aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime. "Se lo scenario di base delle proiezioni (della Bce) si materializza, l'economia dovrebbe ancora crescere in modo robusto nel 2022", ha detto Lagarde in un discorso al "Wirtschaftsgipfel” organizzato da Welt e Axel Springer a Berlino. La crescita dovrebbe essere garantita "dall'impatto in declino della pandemia e dalle prospettive di una solida domanda interna e mercati del lavoro forti", ha spiegato Lagarde. La presidente della Bce ha comunque riconosciuto che "le ripercussioni della guerra sull'economia dipenderanno da come evolve il conflitto, dall'impatto che le attuali sanzioni avranno e da ogni altra misura presa".

Niente accordo all'Ecofin sulla tassazione internazionale - Come abbiamo anticipato ieri qui, i ministri delle Finanze dell'Ue non sono riusciti a trovare un accordo sulla direttiva che dovrebbe permettere ai ventisette di adottare l'accordo sulla tassazione delle multinazionali raggiunto all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. La Svezia ha detto di non poter ancora approvare il testo per ragioni legate alle sue procedure parlamentari nazionali. Ma il vero problema è il veto di Polonia e Ungheria, che usano il veto sulla tassazione internazionale come arma di ricatto nel braccio di ferro con l'Ue sullo stato di diritto. "Abbiamo fatto progressi importanti", ha comunque detto il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, spiegando di essere fiducioso che "un accordo è a portata di mano"

Intesa all'Ecofin sulla Carbon tax alla frontiera - L'Ecofin di ieri almeno ha trovato un'intesa sul Meccanismo di aggiustamento carbonio alla frontiera (o Cbam come viene chiamata a Bruxelles la Carbon Tax). Malgrado l'opposizione di alcuni paesi (tra cui Polonia e Ungheria), i ministri delle Finanze dell'Ue hanno approvato la posizione del Consiglio nei negoziati con il Parlamento europeo. "E' una vittoria per la politica climatica europea", ha detto Le Maire: Cbam è "uno strumento per accelerare la decarbonizzazione della nostra industria, proteggendo al contempo le imprese da paesi con obiettivi climatici meno ambiziosi". Alcune questioni legate al Cbam dovranno però essere affrontate da altre formazioni del Consiglio, come l'allocazione di quote di emissione gratuite per i settori industriali coperti dal provvedimento. Solo allora inizieranno i negoziati con il Parlamento europeo sul Cbam.

Orbán usa la paura della guerra per vincere le elezioni - Centomila ungheresi hanno partecipato a un comizio del premier ungherese, Viktor Orbán, a Budapest ieri in vista delle elezioni legislative del 3 aprile. Negli ultimi sondaggi il suo Fidesz è in testa sulla coalizione dell'opposizione guidata da Péter Márki-Zay. Oltre alla prova di forza della piazza, Orbán ha usato la minaccia della guerra per cercare di rafforzare la sua popolarità, confermando che l'Ungheria non invierà armi all'Ucraina, né permetterà alle forniture di transitare sul suo territorio. "Non è nel nostro interesse essere pedine nella guerra di qualcun altro: in questa guerra non abbiamo niente da guadagnare e tutto da perdere. Non un solo ungherese deve essere tra l'incudine ucraina e il martello russo". Il premier ha accusato l'opposizione di volersi precipitare "in una guerra brutale, prolungata e sanguinosa", inviando soldati ungheresi in prima linea. "Non lasceremo che la sinistra trascini l'Ungheria in questa guerra", ha detto Orbán: "Non lasceremo la sinistra fare dell'Ungheria un obiettivo militare". Ieri Márki-Zay ha ricevuto il sostegno del leader dell'opposizione polacca e presidente del Partito popolare europeo, Donald Tusk.

Von der Leyen plaude al maxi investimento di Intel nell'Ue (e in Germania) - Intel ha annunciato un investimento fino a 80 miliardi di euro nell'Ue nel prossimo decennio per produrre semiconduttori di vecchia e nuova generazione, dalla Ricerca & Sviluppo alle tecnologie di imballaggio. Gli investimenti saranno fatti in Germania, Francia, Irlanda, Italia, Polonia e Spagna. Per l'Italia, il potenziale investimento è di 4,5 miliardi, con 1.500 posti di lavoro, tra il 2025 e il 2027. Il colosso americano beneficerà di una montagna di aiuti di stato per investire nell'Ue. Questo non ha impedito alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, di applaudire all'annuncio. L'investimento di INtel è "un contributo considerevole all'ecosistema europeo dei chip che stiamo costruendo", ha detto von der Leyen. Del resto, il grande vincitore (anche grazie al Chips Act della Commissione che ha allentato le regole sugli aiuti di stato) è la Germania. Gran parte degli investimenti di Intel finiranno a Magdeburg per la fabbricazione dei chip più avanzati.

Vestager dà il via libera all'acquisizione di MGM da parte di Amazon - La Commissione ieri ha approvato l'acquisizione da parte di Amazon del colosso cinematografico americano Metro Goldwyn Mayer, senza imporre alcuna condizione. I servizi Antitrust di Margrethe Vestager hanno concluso che l'operazione da 8,45 miliardi di euro non pone alcun problema di concorrenza nell'Ue e nello spazio economico europeo, in particolare per i mercati della produzione e fornitura di contenuti audiovisivi.

I paletti della Corte dell'Ue sull'uso di informazioni riservate per i giornalisti - La Corte di giustizia dall'Ue ieri ha stabilito che la comunicazione da parte di un giornalista di un’informazione privilegiata riguardante l’imminente pubblicazione di un articolo che riporta voci di mercato concernenti società quotate in borsa è lecita, ma solo quando è necessaria per permettere lo svolgimento dell’attività giornalistica e rispetta il principio di proporzionalità. Il caso riguarda un giornalista del Daily Mail che ha passato informazioni sulle offerte pubbliche di acquisto sui titoli Hermès e Maurel & Prom prima dell'uscita dei suoi articoli a persone che hanno effettuato ordini di acquisto grazie alle informazioni privilegiate.

Produzione industriale stabile nella zona euro a gennaio - A gennaio la produzione industriale della zona euro è rimasta stabile su dicembre del 2021, mentre quella dell'Ue a 27 è cresciuta dello 0,4 per cento, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. I paesi che hanno registrato gli incrementi mensili maggiori sono stati Austria (+6,2 per cento), Repubblica ceca (+3,1 per cento) e Polonia (+3,0 per cento). Il calo più significativo è stato osservato in Estonia (-6,1 per cento), Portogallo (-5,0 per cento) e Grecia (-4,1 per cento). L'Italia ha registrato il secondo calo consecutivo con -3,4 per cento di gennaio, dopo il -1,1 per cento di dicembre. Rispetto a gennaio dello scorso anno, la produzione industriale della zona euro è scesa del 1,3 per cento, mentre quella dell'Ue a 27 è cresciuta dello 0,4 per cento.

 


Accade oggi in Europa

– Commissione: riunione settimanale del collegio dei commissari

– Nato: riunione ministeriale Difesa

– Consiglio: riunione in teleconferenza dei ministri dell'Istruzione

– Commissione: il commissario Gentiloni riceve il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti

– Parlamento europeo: settimana parlamentare europea 2022

– Parlamento europeo: la presidente Metsola riceve il premier portoghese, Antonio Costa

– Parlamento europeo: conferenza stampa dei deputati Heinaluoma e Careme sul sistema finanziario e il riciclaggio

– Parlamento europeo: audizione della commissaria Johansson alla commissione Libertà civile sulla situazione migratoria a Cipro

– Parlamento europeo: audizione della vicepresidente Vestager alla commissione Mercato interno

– Consiglio: riunione del Coreper

– Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza

– Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sul meccanismo di allocazione della capacità nel trasporto di gas

– Comitato economico e sociale: Giornate della società civile 2022

– Eurostat: statistiche sull'impatto della crisi del Covid-19 sul commercio nel 2021; statistiche sul commercio internazionale di beni culturali nel 2020; dati sull'eccesso di mortalità fino al gennaio 2022

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