Foto: Epa/Mikhail Klimentyev/Kremlin/Sputnik 

Il disegno di Mosca

Persa la guerra lampo, Putin punta a un'Ucraina dimezzata

Daniele Raineri

La Russia vuole asservire il sud e l’est. A ovest resterebbe uno stato traumatizzato e dipendente dagli aiuti occidentali

A giudicare dalle operazioni militari russe sulla mappa, ci si può fare un’idea di quello che ha in mente il presidente russo Vladimir Putin. O meglio: ci si può fare un’idea approssimativa del suo piano B, considerato che il piano A –  prendere il controllo della capitale Kyiv con un’operazione rapida e sostituire in pochi giorni il governo di Zelensky con un governo fantoccio – non è più realistico. C’è pure da considerare che i negoziati fra Russia e Ucraina sono ancora lontani da un accordo, anche se sono presentati come se stessero per portare a risultati imminenti.

Che cosa può volere Putin? In questi giorni vede allontanarsi la vittoria completa e il controllo totale del territorio ucraino. Non ha abbastanza forze militari per occupare tutte le città, ma potrebbe lo stesso uscire dalla guerra (non subito) con risultati enormi e vantaggiosi dal suo punto di vista. Per prima cosa invece che provare a conquistare tutto potrebbe decidere di non combattere nell’Ucraina a ovest del fiume Dnipro, che taglia in due il paese. E’ un’opzione che molti analisti hanno discusso anche prima dell’invasione e che consideravano più probabile, potrebbe essere la seconda scelta. In questo modo Mosca eviterebbe uno sforzo militare che forse non è in grado di fare e risparmierebbe uomini e mezzi – del resto non può consumare tutto il suo esercito in Ucraina.

Il modello sarebbe quello già sperimentato con successo in Siria contro gli insorti. Il governo del rais Bashar el Assad appoggiato – meglio: guidato passo per passo – dalla Russia non ha conquistato tutto il territorio, ma ha lasciato ai nemici una grande provincia a nord, quella di Idlib, che funziona come una valvola di sfogo. Per anni le battaglie urbane contro gli insorti siriani si sono concluse tutte con lo stesso compromesso: invece che una resistenza fino all’ultimo uomo asserragliati in qualche quartiere, i ribelli avevano salva la vita se capitolavano e accettavano di essere trasferiti su lunghe file di autobus verdi verso la provincia di Idlib. Prendere il bus verde a un certo punto della guerra civile in Siria è diventato sinonimo di deporre le armi per andare a combattere altrove. Al regime e ai russi conveniva perché così limitavano le loro perdite, che sarebbero state molto più pesanti se avessero dovuto snidare i nemici metro per metro. I ribelli ottenevano una via d’uscita fuori dall’assedio.

Lo stesso potrebbe accadere in futuro in Ucraina. I russi dichiarano repubbliche popolari indipendenti nell’est, sul modello di quello che hanno fatto nel Donbas, non avanzano verso ovest e così creano di fatto uno stato ucraino filo Europa al confine con la Polonia. In questo territorio farebbero sfollare tutti gli ucraini che sono contrari all’occupazione russa – del resto non possono tenerseli perché sarebbero fonte di guai infiniti e non possono ucciderli perché sarebbe una strage da ricordare i Khmer rossi in Cambogia.

Un punto importante: vediamo che le forze russe stanno prendendo tutte le città sulla costa dell’Ucraina, la lunga fascia sud che comprende anche la Crimea – che è già della Russia. Adesso assediano Mariupol, poi a detta degli osservatori potrebbero marciare su Odessa. Se riuscissero a controllare la costa, il nuovo staterello ucraino libero e dimezzato non avrebbe nemmeno l’accesso al mare. Sarebbe un territorio pieno di profughi, traumatizzato dal conflitto e senza più sbocchi sull’acqua, che probabilmente vivrebbe di aiuti europei. Inoltre i russi stanno bombardando le industrie belliche mentre avanzano e ogni volta che possono. Con questa strategia dello sfacelo, si assicurano che la nuova Ucraina dimezzata non sarebbe in grado per molti anni di fare la guerra. Sarebbe una riserva indiana e un monito perenne per tutti gli altri stati: guardate come si finisce a disturbare la sfera di influenza della Russia. A nord di questo stato ci sarebbe la Bielorussia, che è sempre più vassalla della Russia. A sud ci sarebbe la fascia costiera controllata dalla Russia. E est altri territori controllati dalla Russia. A ovest l’Europa. E’ probabile che i confini sarebbero militarizzati e percorsi da una tensione perenne, come succedeva a Berlino durante gli anni della Guerra fredda, o come succede oggi lungo il fronte di Idlib in Siria.

Questa strategia dello sfascio e del trauma non è un’ipotesi, si vede già adesso – allo scadere delle tre settimane di guerra. Mercoledì una bomba russa ha centrato il teatro di Mariupol, città assediata nel sud (la fascia costiera che i russi vogliono prendere). Il sindaco della città ha detto che il teatro in quel momento ospitava centinaia di sfollati – ma per ora non è dato sapere il numero delle vittime. Gli sfollati si consideravano al sicuro, perché l’edificio del teatro è nel mezzo di un parco e quindi soltanto una scelta deliberata poteva portare a un eventuale bombardamento. La scelta è stata fatta.

A nord, a Chernihiv, arrivano le immagini di dieci civili ucraini uccisi mentre erano in coda per il pane, non è ancora chiaro che cosa sia successo. I rapporti dei governi occidentali continuano a parlare di “stallo” dell’operazione militare ordinata da Putin, ma basterebbe considerarla una spedizione punitiva con scopi più limitati per vedere che ottiene risultati.
 

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)