verso il voto

Tutto quello che c'è da sapere sulle elezioni a Taiwan

Priscilla Ruggiero

Lai Ching-te, Hou Yu-ih e Ko Wen-je. Chi sono i candidati alle presidenziali con i loro partiti e l'ombra cinese sul voto nell'isola

Dongsuan!, gridano i taiwanesi negli ultimi eventi elettorali dei tre partiti candidati alle elezioni che si terranno a Taipei  sabato 13 gennaio. In cinese significa “aglio congelato”, ma nel dialetto taiwanese hokkien significa anche: essere eletto. Sin dall’inizio della campagna elettorale i comizi nella capitale Taipei si sono trasformati in feste colorate piene di gadget, bande di musicisti e ballerini e cantanti sul palco a supporto dei candidati. In tutta l’isola si percepisce l’entusiasmo democratico per le elezioni in un paese che secondo Freedom house è uno dei più liberi e con una delle democrazie più vibranti dell’Asia. Il 13 gennaio dalle otto di mattina alle 16 (ora locale)  quasi 20 milioni di elettori si recheranno alle urne per le  presidenziali e e il rinnovo del Parlamento, con i risultati attesi in serata. Gli elettori taiwanesi dovranno quindi scegliere un nuovo leader per succedere a Tsai Ing-wen, la prima presidente donna di Taiwan a capo del Partito democratico progressista (Dpp) che sta concludendo il suo secondo mandato dopo aver vinto le elezioni nel 2016 e nel 2020. Anche la scelta è colorata, con i tre partiti rappresentati ognuno da un colore diverso: il verde, il blu e il bianco.

 

Il verde, Lai Ching-te

La presidente Tsai Ing-wen si dimetterà a causa dei limiti di mandato, ma il suo vicepresidente, Lai Ching-te, si presenta come candidato alla continuità del Partito democratico progressista. Figlio di un minatore ed ex medico, Lai ha ricoperto quasi tutti gli incarichi politici di rilievo a Taiwan: è stato sindaco della città meridionale di Tainan ed è il candidato favorito. Rispetto alla linea centrista e pragmatica di Tsai Ing-wen, la "posizione indipendentista di Taiwan”  di Lai Ching-te nei confronti della Cina, che rivendica l’isola come proprio territorio, è stata più volte elemento di discussione sia a Washington che a Pechino. In un'intervista si era poi definito un “pragmatico indipendentista di Taiwan”: "Taiwan è già un paese sovrano e indipendente, e non c’è bisogno di dichiarare un’altra indipendenza”. Il verde è il colore del Dpp, le piazze a favore di William Lai (questo è il nome inglese che ha scelto) si riconosco facilmente grazie alle folle che sventolano bandierine verdi e rosa e gli slogan a favore del partito, “Team Taiwan” e “Percorri la strada giusta, scegli la persona giusta”.

Qui il ritratto di Lai, considerato un “verde scuro”: un’espressione usata per definire chi dall’area progressista ha idee un po’ radicali. 

Giulia Pompili ha intervistato Vincent Chao, a capo degli affari internazionali del Partito democratico progressista di Lai Ching-te, spesso definito dalla stampa di Pechino come un “piantagrane”.

 

Il blu, Hou Yu-ih

Il blu è il colore del Kuomintang, lo stesso partito nazionalista fondato da Chiang Kai-shek che fuggì dalla Cina continentale a Taiwan alla fine della guerra civile cinese con la vittoria dei comunisti di Mao Zedong. Oggi il leader del partito è Hou Yu-ih, ex capo della polizia di Taiwan ed ex sindaco della Città di Nuova Taipei. E’ un moderato e nei comizi elettorali si definisce una persona dal “sapore taiwanese”, perché nato da commercianti di carne di maiale al mercato di Chiayi, una città a status provinciale nel sud dell'isola. Ha una reputazione di efficienza ed estrema moderazione:  sostiene i colloqui e le relazioni economiche con il Partito comunista cinese per ridurre le tensioni sulle due sponde dello Stretto. Hou ha ripetutamente affermato che la sua posizione è “opposta” alla linea "dell'indipendenza di Taiwan" di Lai Ching-te, accusa il Partito democratico progressista di voler spingere Taiwan verso la guerra nonostante  si opponga anche a "un paese, due sistemi” propagandato da Pechino.

Francesco Radicioni scrive sul Foglio che i taiwanesi vanno al voto di sabato senza fidarsi delle promesse di Pechino. Il tentativo di applicare la forumula "un paese, due sistemi", come avvenuto ad Hong Kong, non convince Taipei.

 

Chim Him-san, uno dei pochi prigionieri politici ancora vivi sopravvissuti agli anni del Terrore bianco del Kuomintang, racconta al Foglio un periodo che ancora oggi, a due giorni dal voto di Taiwan, divide la società taiwanese.

 

Il bianco, Ko Wen-je

Ko Wen-je era un chirurgo fino a quando si è candidato a sindaco di Taipei come indipendente nel 2014, sconfiggendo   un politico del Kuomintang e prestando servizio per due mandati, fino al 2022. Ko con il suo Partito popolare di Taiwan (Tpp)   si presenta come un tecnocrate “razionale” e “scientifico”, e la sua campagna elettorale si concentra più su questioni interne come l’energia e l’edilizia abitativa che sulle relazioni con la Cina. Si pone come “outsider” o come “terza via” per chi è stanco della battaglia tra Partito democratico progressista e Kuomintang (anche se le sue proposte sono più vicine alle politiche del Kmt). Nonostante secondo molti le sue gaffe e le sue battute “misogine” siano considerate inappropriate – a ottobre ha suscitato scalpore il suo paragone sule relazioni tra le due sponde dello Stretto al trattamento del cancro alla prostata. Aveva detto che i pazienti affetti da cancro alla prostata spesso possono vivere bene per molti anni, mentre la rimozione della prostata “può causare una morte ancora più rapida” –  è apprezzato dai giovani elettori, e quest’anno andranno alle urne per la prima volta circa un milione di elettori. E’ l’unico candidato in tendenza su Tik Tok e oggi,  le nuove piattaforme come YouTube e TikTok sono diventate a Taiwan  il fulcro dei giovani elettori.

Stefano Pelaggi scrive sul Foglio come sull’isola ci sia la maggiore concentrazione al mondo di quotidiani, stazioni televisive e radio con più di 2.500 editori registrati. Sette canali televisivi nazionali di informazione che trasmettono notizie 24 ore su 24 – quattro in più degli Stati Uniti e del Regno Unito. 

L’ombra cinese

La Cina è apertamente contraria al Partito democratico progressista e ha inquadrato le elezioni di Taipei come una scelta tra “guerra e pace" spingendo a votare per gli altri due partiti. Xi ha lanciato un nuovo avvertimento a Taiwan nel suo discorso di Capodanno  dichiarando che “la riunificazione della madrepatria è un’inevitabilità storica”. Sul Foglio abbiamo raccontato spesso la disinformazione di Pechino nell'isola, che con l’avvicinarsi delle elezioni si è intensificata sempre di più. E’ importante quindi tenere a mente che con diverse sfumature di significato tutti e tre i partiti sono per il mantenimento dello status quo.

La festa elettorale

Tra verde, blu e bianco a Taipei e in tutte le città dell'isola negli ultimi mesi si sono susseguiti eventi elettorali su larga scala, camion con i candidati che incitavano a votare e che distruibuivano gadget elettorali di ogni tipo. Per i candidati, il periodo elettorale significa anche visite ai templi per pregare per le divinità locali, come la dea del mare Mazu, nelle case e nelle scuole: per mesi sono paragonati a personaggi famosi che trasformano le campagne elettorali in feste notturne.

Qui alcuni pezzi per saperne di più sulla storia di Taiwan, alcuni articoli e reportage pubblicati sul Foglio prima delle elezioni