(Foto LaPresse)

Il voto in Turingia è un minispecchio che riflette i dubbi della Germania

Micol Flammini

Questo è un feudo della sinistra radicale che però rischia di dover farsi soccorrere dal partito della Merkel

Roma. Bodo Ramelow è atipico in tutto. Atipico come politico della parte orientale della Germania, lui è occidentale. Atipico come membro del partito Die Linke, è figlio di un prete luterano e di una cattolica praticante. Eppure Ramelow è intoccabile, perché imbattibile. Domenica in Turingia ci saranno le elezioni e, secondo i sondaggi, il ministro presidente e leader del partito di sinistra verrà riconfermato con il 28 per cento dei voti, alle sue spalle c’è la Cdu al 24 per cento e, al terzo posto, il partito di estrema destra AfD che aveva minacciato di divorare la politica della parte orientale del paese e poi quella nazionale, ma la scalata è da rimandare ancora una volta, nemmeno in Turingia riuscirà a governare. Ramelow è riuscito a tenersi stretto il Land e per formare un esecutivo cercherà la combinazione rosso-rosso-verde, un’alleanza con Spd e Grünen, senza la Cdu e senza l’AfD che in questi anni ha raddoppiato i suoi consensi. Potrebbe non essere abbastanza, i socialdemocratici hanno perso molti voti, i Verdi in questi anni sono riusciti a ottenere pochi punti in più, quindi la Linke potrebbe essere costretta ad aggiungere qualche colore alla sua formazione. Ma quale? La convivenza con i cristianodemocratici sembra improbabile e quella con l’estrema destra è impensabile. L’importante per Ramelow è contenere l’AfD ed è riuscito a non permettere la fuga dei voti dalla sinistra all’estrema destra, che proprio in Turingia si presenta nelle sue sfumatura più estremiste. A capo dell’AfD locale c’è Björn Höcke, leader di quella fazione del partito chiamata l’Ala (Der Flügel), la più estremista, quella negazionista e che qualcuno dentro ad Alternative für Deutschland vorrebbe addirittura allontanare.

 

Che strada dovrà prendere il gruppo di estrema destra forse si deciderà a novembre durante una convention del partito, secondo alcuni analisti è possibile una scissione, ma mentre decide a cosa vuole assomigliare nel futuro della politica tedesca, l’AfD aspetta con il fiato sospeso il risultato delle elezioni di domenica in Turingia. Se Alternative für Deutschland andrà meglio del previsto sarà una buona notizia per il partito, ma il successo incoraggerà Björn Höcke e il suo seguito di fanatici. Höcke è un brand, a giudicare dalle tazze, dalle magliette e le sportine con il suo volto vendute sul sito di Der Flügel, infiamma i suoi sostenitori quando se la prende con il memoriale di Berlino in ricordo degli ebrei uccisi durante la Seconda guerra mondiale, li esalta quando chiede di rivalutare il passato nazista e quando offende la cancelliera Angela Merkel e la accusa di “voler dissolvere la Germania come una saponetta sotto un getto di acqua calda”, ma il partito è al 23 per cento, tanto, ma non abbastanza per vincere le elezioni nello stato orientale.

 

L’AfD in Turingia non è riuscita a controllare l’Ala, l’estrema destra dell’estrema destra, ma Bodo Ramelow in campagna elettorale ha combattuto ferocemente contro Höcke e soprattutto contro il suo antisemitismo. A ogni suo insulto, sparata e commento antisemita il ministro presidente uscente della Turingia ricordava quanto le cicatrici lasciate dai nazisti nel Land fossero ancora profonde, come le 56.000 persone morte a Buchenwald, poco distante dalla capitale, non potessero essere dimenticate, come lo stato in cui venivano fabbricati i forni crematori per Auschwitz, presso l’azienda locale Topf und Söhne, non potesse valicare quella “linea rossa morale che impediva alle persone di identificarsi con i partiti estremisti”. Ramelow va verso il suo secondo mandato a testa alta, continuerà a essere l’unico ministro presidente della Linke in tutta la Germania, con tutte le sue eccezionalità che lo rendono imbattibile, e l’AfD migliorerà, ma non vincerà nemmeno in Turingia. Il voto di domenica sarà però un test nazionale per il partito estremista arrivato di fronte al bivio: mi avvicino al centro (e mi dimezzo) o giro ancora a destra?

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