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I dati dicono che la Germania est è sempre più ricca. Spiegatelo all'AfD

Daniel Mosseri

Domani si vota in Sassonia e in Brandeburgo. I populisti sono molto radicati nelle campagne e nelle periferie urbane e dovrebbero ottenere ottimi risultati. Ma nessuno vuole lavorare con loro

Berlino. La narrazione delle due Germanie, una ricca e occidentale l’altra povera e orientale, è destinata a finire. Forse. L’istituto Ifo di Monaco ha scritto che se nel 1994 il reddito medio nei dieci distretti più ricchi della Germania era del 57 per cento più alto del reddito nei dieci distretti più poveri, nel 2016 la differenza era scesa al 45. Un segnale, secondo il presidente dell’Ifo, Clemens Fuest, “del recupero dell’est nei confronti dell’ovest”. Anche questa medaglia ha però due facce e Fuest osserva che “le disparità di reddito tra aree urbane e rurali è aumentata ovunque ma nelle regioni della Germania orientale in modo significativo”. In altre parole: i contadini e gli allevatori tedeschi sono messi male, ma quelli dell’est di più. I Länder dell’ex Ddr continuano a crescere, ma solo attorno alle città: le campagne si spopolano e chi resta invecchia.

 

C’è poi un aggravante. Il miglioramento del reddito, nota ancora l’Ifo, è principalmente dovuto a politiche redistributive: un tessuto produttivo regionale sufficiente al mantenimento del benessere all’est ancora non c’è. I tedeschi dell’est (Ossi) stanno dunque meglio di ieri – e meglio dei loro vicini cechi e polacchi – ma “il reddito mediano all’est è fra il 22 e il 30 per cento inferiore a quello dell’ovest”, dice al Foglio Hans Vorländer, politologo dell’Università di Dresda. Una differenza che “contribuisce a diffondere la sensazione di essere cittadini di serie B”. Anche la questione dei rifugiati contribuisce a quella che Vorländer chiama “l’alienazione” degli Ossi nei confronti del governo di Berlino. La questione risale al 2015 e ha coinvolto soprattutto l’ovest “eppure funziona ancora da catalizzatore” del consenso sovranista. D’accordo con l’Ifo, anche il professore di Dresda punta il dito contro lo sconvolgimento demografico che ha colpito l’est “con quattro milioni di residenti che hanno lasciato la regione dal 1991 a oggi”.

 

Elementi che i populisti di Alternative für Deutschland usano con successo contro i partiti di governo. In Sassonia e in Brandeburgo si vota domani e i sondaggisti prevedono che l’AfD otterrà il 24-25 per cento dei voti al Parlamento di Dresda, dopo la Cdu (30-32) del governatore Michael Kretschmer. A Potsdam, capitale del Brandeburgo, l’AfD è al 22 per cento, vicina alla Spd del premier regionale Dietmar Woidke.

 

Nei distretti rurali, dove il senso di abbandono è più forte, AfD è il primo partito. Il governo federale, ha appena stanziato 40 miliardi per sostenere quattro Länder (tre dell’est) nella loro uscita dall’economia del carbone? L’AfD ha reagito dicendo che la Sassonia senza miniere di carbone non ha futuro. Una campagna dura condita con i toni da caserma dei dirigenti sovranisti. Secondo lo Spiegel il capolista di AfD in Brandeburgo, Andreas Kalbitz, è stato avvistato nel 2007 a una manifestazione neonazista ad Atene. Meno estremista sarebbe il capolista dei sovranisti in Sassonia, Jörg Urban, ma se a Dresda il partito appare più moderato “nella Sassonia orientale prevale l’estremismo”. Urban e Kalbitz hanno stili diversi ma la loro politica resta radicale e nazionalista, “venata da paranoie complottiste”. Oggi con l’AfD non vuole lavorare nessuno. Né in Brandeburgo né in Sassonia dove, secondo Vorländer, c’è la possibilità di una coalizione “Kenya” con Verdi e Spd. Il successo dell’AfD obbliga gli altri partiti ad alleanze innovative.

 

C’è dunque da credere che i voti dell’AfD resteranno congelati per sempre? “Nelle campagne e nelle periferie urbane dell’est il partito è molto radicato”, risponde Vorländer. “Grazie alla formazione dei gruppi parlamentari, il partito riceverà nuovi finanziamenti, rafforzando la capacità di parlare agli elettori”. E’ troppo presto, invece, per capire se l’AfD diventerà mai una formazione come le altre: “Dai moderati agli estremisti di destra, l’AfD ha voci troppo diverse al suo interno”. Sul medio periodo, Vorländer vede un nuovo posizionamento del partito “dentro o fuori dai giochi politici”. Anche perché i moderati dell’AfD non vorranno restare nel frigo per sempre. Un’evoluzione legata anche “a quanta forza saprà esprimere la Cdu di domani, con l’uscita di scena di Angela Merkel”.

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