Protesta del gruppo Antifa a Charlottesville, in Virginia, un anno dopo il violento raduno nazionalista bianco che ha provocato un morto e decine di feriti (LaPresse)

Trump e Antifa alla guerra dei tweet

Daniel Mosseri

Il presidente americano vuole inserire nella lista dei terroristi “quei codardi mentecatti della sinistra radicale”. La Germania twitta in massa l'hashtag #ichbinAntifa e si schiera anche la politica tedesca. Vince la logica della polarizzazione

Berlino. Ai tedeschi Donald Trump non è mai piaciuto. Non il suo linguaggio, non le sue politiche né, tantomeno, la sua aperta ostilità verso il surplus commerciale della Germania, ritenuto un ostacolo all’obiettivo supremo di “Make America Great Again”. Così quando the Donald se l’è presa con il movimento Antifa, i tedeschi non ci hanno pensato due volte a dimostrare la loro solidarietà con l’Antifaschistische Aktion, twittando in massa #ichbinAntifa. Il fenomeno è recente e risponde alla logica, mai così forte in tempi recenti, della polarizzazione della politica. Non fa differenza se si vota per il governo regionale, o quello statale, oppure se si giudica un leader politico straniero. Orfani di Barack Obama, gli internauti tedeschi hanno già deciso, bocciando sonoramente Donald Trump.

  

A scatenare i social contro il 45esimo presidente Usa è stato un suo recente cinguettio. “Sto considerando di inserire fra le principali organizzazioni del terrore Antifa, quei codardi mentecatti della sinistra radicale che colpiscono le persone disarmate sulla testa con mazze da baseball”, ha annunciato il capo della Casa Bianca nel suo solito linguaggio a tinte forti. La mossa, ha anche spiegato, “renderebbe più semplice il lavoro della polizia”. Il web in tedesco si è scatenato: chi ha postato immagini del soldato sovietico che innalza la bandiera rossa con la falce e martello sul Bundestag espugnato e chi ha associato all’#ichbinAntifa la più contemporanea immagine di una combattente curda in uniforme. Comune la traccia “solo i fascisti odiano gli antifascisti”.

  

  

Neppure la politica tedesca, quella istituzionale, ha perso tempo a schierarsi: il co-presidente dei social-comunisti della Linke, Bernd Riexinger, ha affermato di essere Antifa “sempre e soprattutto: la storia tedesca ci obbliga a reagire al razzismo e al fascismo, per strada e in Parlamento”. Stessi toni da parte del deputato verde e attivista lgbtq+ Sven Lehmann “perché l'Antifa va a vedere dove e quando la gente viene attaccata, mentre altri guardano altrove”.

   

 

Nel gioco delle parti è intervenuta anche AfD: sottile e compiaciuta l’uscita del parlamentare Jürgen Braun, secondo cui “quando finalmente Antifa verrà classificata come organizzazione del terrore anche in Germania, l’oggi popolarissimo hashtag #ichbinAntifa ci offrirà una montagna di indicazioni nella repressione del terrorismo”.

   

 

Il tweet trumpiano della discordia è giunto dopo che il reporter conservatore Andy Ngo è apparso su FoxNews per raccontare di essere stato attaccato da attivisti Antifa che lo avrebbero colpito con milkshake riempiti di cemento, ferendolo alla testa. A inizio luglio anche i senatori repubblicani Ted Cruz e Bill Cassidy hanno proposto al Congresso misure per mettere Antifa fuori legge dopo l’aggressione al giornalista. La tedesca DeutscheWelle (DW) ha ricordato che anche la polizia di Amburgo ha criticato Antifa per avere inneggiato alla violenza contro le forze dell’ordine: “La violenza come mezzo del conflitto politico deve essere proibita e perseguita penalmente, e su questo occorre un consenso trasversale e non ideologico”.

  

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