Il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz assieme alla cancelliera Angela Merkel (foto LaPresse)

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La tentazione di legare la spesa pubblica a investimenti verdi nasce a Berlino

Nel lanciare l’ultima tripletta di stimoli monetari del suo mandato – tassi negativi sui depositi bancari, tassi di interesse a zero e nuovi acquisti di titoli pubblici per tempo illimitato – il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, in scadenza a novembre, ha detto che “alla luce dell’indebolimento delle prospettive economiche e della continua rilevanza dei rischi al ribasso, i governi con spazi fiscali dovrebbero agire in modo efficace e tempestivo”, un riferimento molto chiaro alla Germania per spingere la crescita europea altrimenti diretta verso lo stallo. Nelle ultime settimane la discussione su uno stimolo fiscale ha guadagnato spazio a Berlino, in Italia si insegue la scia con una certa approssimazione. Il governo tedesco sta discutendo delle proposte di spesa per la protezione del clima che potrebbero arrivare a circa 37 miliardi di euro fino al 2023 (pari all’1,1 per cento del pil). I dettagli non sono chiari, il vertice del governo tedesco sul clima del 20 settembre potrebbe aggiungere maggiori elementi. L’obiettivo dell’aumento della spesa per il clima sembra per ora incentrato sul raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni, sulla spinta del consenso elettorale dei Verdi tedeschi. La limitazione delle emissioni attraverso una tassa sulla CO2 o un ampliamento degli scambi dei certificati di emissione è argomento di dibattito alle riunioni dei ministri finanziari europei in Finlandia. All’Ecofin ieri il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz ha detto che sono necessari “passi drastici” per contrastare i cambiamenti climatici e ha sollecitato un’azione coordinata internazionale. “Stiamo scoprendo come limitare il consumo di CO2 in agricoltura, piccole imprese o trasporti”, ha detto Scholz. Alcune misure potrebbero essere incluse nel progetto di bilancio 2020, ma i piani di spesa proposti verrebbero probabilmente estesi per un periodo più lungo, fino al 2030, dice un report della banca svizzera Ubs. Dalle politiche energetico-climatiche non ci sarà dunque un impatto immediato, di breve termine, utile a contrastare rapidamente una recessione come quella che s’affaccia a Berlino. Ma tanto basta a cambiare il clima rigorista.

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