Kamala Harris e Bernie Sanders nel dibattito tra i candidati democratici (Foto LaPresse)

Bernie e Biden, la caduta degli dèi

Daniele Raineri

I due favoriti perdono molti punti nei sondaggi, la gara fra i dems diventa assai meno scontata. Salgono le quotazioni di Warren e Harris 

Dopo il primo round di dibattiti in tv fra i candidati democratici alle presidenziali americane è arrivata la caduta degli dèi. Bernie Sanders perde terreno nei sondaggi, e dalla seconda posizione che ha occupato in modo stabile per almeno tre mesi ora secondo alcune rilevazioni è sceso alla quarta, dietro a Joe Biden e dietro soprattutto a Elizabeth Warren e Kamala Harris. Bernie nel 2016 fu lo sfidante fortissimo di Hillary Clinton alle primarie, fino alla settimana scorsa rappresentava in modo credibile l’ala sinistra del partito e ha un seguito di sostenitori accesissimi che lo guardano come fosse un profeta. Feel the Bern! era il motto dei suoi nel 2016 e voleva dire: avverti a livello istintivo come noi tutti che Sanders è il candidato giusto per rimettere a posto l’America. La sensazione è di certo più fievole quest’anno, perché anche la raccolta fondi langue rispetto a prima. Quando Sanders aveva cominciato la campagna elettorale le prime ventiquattr’ore erano state entusiasmanti ed era riuscito a stracciare tutti gli altri candidati. Ma nell’ultimo trimestre ha rallentato di molto ed è finito dietro a Biden e pure dietro a Peter Buttigieg, che fino a pochi mesi fa era il sindaco sconosciuto di una città di provincia dell’Indiana.

  

A ostacolare Sanders c’è di sicuro il fatto che questa volta l’offerta di candidati è molto ricca anche nella sua fascia politica. Dopotutto, se sei un elettore che vuole spostare l’America verso sinistra puoi votare per molti altri, incluse Warren e Harris – che hanno programmi politici molto battaglieri e peraltro sono molto più giovani di Sanders. E sono donne, che non guasta come segnale di rottura con il passato. Dalla campagna di Sanders rispondono che la corsa elettorale questa volta è incredibilmente fluida e quindi ogni commento è prematuro, scrive il sito Politico. In effetti i sondaggi che riguardano Sanders dicono un po’ di tutto. Per il più ottimista è sopra al venti per cento e sta colmando lo svantaggio con Biden. Per il più pessimista è crollato al nove per cento molto dietro a Warren e Harris. Ma è chiaro che il dominio incontrastato che il senatore ebbe nel 2016 sulla sinistra dei democratici – alcuni suoi elettori non andarono poi a votare Clinton a novembre perché ancora delusi dalla sconfitta del loro beniamino alle primarie – e il lavoro di tre anni per tenersi sempre visibile ed essere considerato un candidato inevitabile non bastano più, per nulla. Un sondaggio che si riferisce allo stato dello Iowa dice che soltanto il 26 per cento degli elettori democratici che votarono per Sanders nel 2016 lo rivoterebbe di nuovo oggi. Nessuno sente più the Bern così caldo. La formazione di gara dei candidati democratici che ormai sembrava calcificata, prima Biden poi Sanders poi tutti gli altri, si è finalmente sciolta e sono bastate due serate in tv. I sondaggi ammettono tutti di avere margini di errore del tre, quattro per cento e molte rilevazioni danno i quattro candidati di punta distanziati da intervalli minori, quindi la classifica potrebbe ribaltarsi in ogni momento. Questa gara che fino alla settimana scorsa sembrava refrattaria ai cambiamenti sarà molto imprevedibile.

 

Kamala Harris, grazie alla buona prova durante il dibattito, potrebbe avere persino raddoppiato la sua percentuale di potenziali elettori e secondo una rilevazione sarebbe al venti per cento, poco distante da un Biden molto sgonfiato. In questo caso secondo un’analisi della rete Nbc conterebbe molto il cambio di idea tra i gli elettori democratici neri, che hanno sempre avuto un debole per Biden ma che ora si sarebbero accorti della Harris. Due giorni fa la senatrice della California ha battuto molto su un tema che sarà ricorrente nella sua campagna, Trump è un “predator”, che è il termine usato per chi compie crimini sessuali in serie, e lei è l’ex procuratore che può inchiodarlo alle sue responsabilità. Questa, almeno, è l’impostazione. Biden invece perde quota ogni giorno che passa, un sondaggio pubblicato due giorni fa relativo all’Iowa dice che da settembre a oggi è crollato di venti punti e che adesso è dietro a Warren e Harris. Questo potrebbe spiegare perché ieri si è comportato in modo diverso dal solito, durante una visita di due giorni in Iowa e ha accettato un’intervista improvvisata con tutti i giornalisti – cosa che fa di rado – dopo una corsetta davanti a tutti. Meno ingessato, devono avergli detto, dietro di te c’è gente giovane.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)