I candidati democratici (foto LaPresse)

La frattura dei liberal

Redazione

Dopo il dibattito tv, i dem americani non hanno ancora trovato una sintesi

I venti candidati alle primarie democratiche per le presidenziali del prossimo anno hanno appena concluso il secondo giro di dibattiti televisivi che, oltre a essere un assaggio di quel che avverrà dal gennaio del 2020 quando gli elettori dovranno iniziare a votare, sono anche un tesoretto importante per i repubblicani: è in questa fase che il partito dell’incumbent, il presidente Donald Trump, che non deve sottoporsi alle primarie, raccoglie il materiale necessario per la propria campagna elettorale. Le critiche che oggi si fanno i democratici tra di loro domani saranno utilizzate dai repubblicani: è inevitabile, le primarie sono il più grande spettacolo di cannibalismo politico delle nostre democrazie. Effetti collaterali a parte, questi dibattiti non hanno ancora chiarito il quadro delle primarie: un candidato “natural”, come si dice, lo sfidante ideale di Trump, non c’è. I sondaggi premiano l’ex vicepresidente Joe Biden, che essendo il più forte è anche il più attaccato dagli altri aspiranti: la sua performance è migliorata rispetto alla prima volta, ma ancora non a sufficienza. Gli inseguitori sono i soliti: Bernie Sanders, Elizabeth Warren, Kamala Harris (questa volta meno scintillante del solito) e poi tutti gli altri. Il problema, come si sa, è che il Partito democratico è dilaniato da una frattura ideologica interna, che ha soltanto in parte a che fare con Trump: moderati versus radicali, con il vento che sembra spingere in avanti i secondi, perché il 2020 non sarà soltanto l’anno della possibile rivincita nei confronti del presidente, ma anche quello nei confronti di Hillary Clinton, che già aveva scippato lo scettro al cosiddetto “vincitore morale” delle primarie 2016, Bernie Sanders. L’accoppiata di rivincite invece che galvanizzare il partito lo sta spaccando e deprimendo, e così il risultato di questo ultimo confronto è: non c’è ancora un candidato chiaro per negare a Trump un secondo mandato, ed è già tanta la paura di perdere.