Elizabeth Warren (foto LaPresse)

Lezioni americane per l'opposizione italiana

Daniele Raineri

Negli Stati Uniti la democratica Warren sale nei sondaggi con questa formidabile strategia politica: ha molte proposte serie e sa di cosa parla

Dalla campagna democratica per le presidenziali 2020 ancora alla fase iniziale arriva una storia che può interessare molto l’opposizione in Italia. Nel gruppone di candidati democratici che insegue Joe Biden – sempre in vantaggio di una decina di punti percentuali – c’è una novità. Tre sondaggi dicono che questa settimana Elizabeth Warren ha scavalcato Bernie Sanders, che finora era rimasto sempre in seconda posizione: un sondaggio è nazionale, gli altri due riguardano il Nevada e la California. Sono soltanto sondaggi – altri sondaggi dicono cose diverse e comunque è ancora molto presto – ma si tratta di una rimonta interessante se si considera che la Warren non ha una personalità che trascina le folle e ha impiegato tre mesi per raccogliere le stesse donazioni che Sanders raccolse nelle prime ventiquattr’ore dopo la sua candidatura. Come ha fatto la senatrice con aria professorale, la meno probabile in tempi di anticompetenza obbligata, a spiccare tra i ventuno concorrenti che da mesi erano dietro a Sanders e Biden? Di solito i candidati in questa fase sono molto bravi a proporsi con le loro storie personali, con il loro carisma, con parole d’ordine generiche – perché l’obiettivo è creare affinità e identificazione negli elettori, entusiasmarli e compattarli in un movimento, non tenergli una lezione. Le spiegazioni più dettagliate, si pensa, verranno dopo. Warren invece ha scelto l’approccio opposto. Gira con una ventina di proposte politiche che riguardano soprattutto l’economia e sono già molto dettagliate, perché sono state pensate, studiate, verificate e scritte da squadre di esperti. I fan cominciano ad arrivare ai suoi comizi con magliette che hanno la scritta “Warren has a plan for that too!”, la Warren ha un piano anche per quello! Come dire: ci pensa lei, risolve tutto. Il New York Times, il sito Politico, Time e altri hanno notato questa tendenza ancora prima che i sondaggi confermassero l’apprezzamento. Mentre gli altri candidati finora hanno presentato una mezza dozzina di proposte specifiche a testa, e Biden ne ha presentate soltanto due, la Warren offre venti “piani”. Mentre gli altri sono ancora deliberatamente vaghi a proposito dei loro programmi – perché più sei specifico più ti esponi alle critiche – Warren ha un sito zeppo di proposte specifiche e spiegate. La fine della gestione privata delle carceri. La depenalizzazione della marijuana. Il sistema sanitario Medicare for All. Nuove leggi più rigide sui finanziamenti alle campagne elettorali. Nuove leggi più stringenti sulle lobby al Congresso. Trasferimenti fiscali che colpiscono molto più di ora i ricchi per finanziare misure sociali come gli asili gratuiti. La cancellazione del debito studentesco. Lo scorporo dei giganti del settore tech, come Google e Facebook. Un piano ambizioso di politica industriale che lei definisce “patriottismo economico” e prende di mira le aziende americane che hanno come priorità l’interesse a breve termine degli azionisti – molto spesso stranieri.

 

E’ possibile che il programma specifico da solo non basterebbe se non fosse accoppiato con Warren, che ha un talento personale per spiegare agli ascoltatori le sue politiche. “Ancora un’ultima idea e poi basta”, dice ai comizi e poi va avanti ancora con altre due, tre proposte. Mentre gli altri democratici che corrono per le primarie sono ancora fermi a un generico “noi non siamo come loro”, riferito ai trumpiani, Warren riesce a trasmettere l’immagine di una persona che sa di cosa parla. “Riesce a trasmettere l’immagine di una persona che sa di cosa parla e che ha un programma realizzabile”: che novità strategica formidabile nell’agone politico. Ci eravamo disabituati. Se lo schema warreniano funziona, qualcuno potrebbe pensare di importarlo in Italia.

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)