Elettori al voto per le midterm (foto LaPresse)

L'America non ripudia Trump

Daniele Raineri

La blu wave è stenterella. I democratici prendono la Camera ma non il Senato. Anche i tentativi generosi di scalzare i repubblicani dalle loro roccaforti (Beto O’ Rourke in Texas, Stacey Abrams in Georgia) sono andati a vuoto, in linea di massima

New York. Alla fine le leggi gravitazionali della politica valgono anche per Donald Trump. Ieri il partito democratico ha preso il controllo della Camera alle elezioni di metà mandato, che molto spesso vedono il partito battuto alle presidenziali riguadagnare il consenso degli elettori e una quota di potere al Congresso. Del resto è esattamente questo che prevede il sistema politico americano, disegnato per non lasciare troppo potere nelle mani del presidente – e così è la quarta elezione di metà mandato di seguito in cui almeno una delle due Camere passa da un partito all’altro. Tutto come previsto nei sondaggi dunque. L’onda blu che doveva umiliare i repubblicani non si è materializzata del tutto, i democratici prendono la Camera (si votava in tutto il paese) ma non il Senato (si votava soltanto in alcuni stati dove i trumpiani sono molto forti). I tentativi generosi di scalzare i repubblicani dalle loro roccaforti – vedi Beto O’ Rourke in Texas per un posto in Senato e Stacey Abrams in Georgia per l’incarico di primo governatore nero nella storia del paese – sono andati a vuoto, in linea di massima. In Florida, dove il risultato è sempre molto vicino al pareggio, il repubblicano Ron De Santis ha sconfitto il democratico Andrew Gillum e diventerà governatore. I democratici comunque assestano un colpo duro ai loro avversari con un distacco generale di nove punti che non si vedeva dalle elezioni del 2008, le prime vinte da Barack Obama sull’onda dell’entusiasmo popolare.

 

 

In Florida si votava non soltanto per il seggio al Senato e per il nuovo governatore, ma anche per alcune leggi e una in particolare, l’Emendamento quattro, è passata. Si tratta di una notizia molto importante perché la norma concede di nuovo il diritto di votare ai condannati che abbiano scontato completamente la loro pena, quindi riammette alle prossime elezioni del 2020 un milione e mezzo di persone – molti neri e molti figli di immigrati – che potrebbero rompere la solita situazione di parità e di incertezza della Florida.

  

 

La grande e fondamentale domanda che riguarda Trump, se lui sia un accidente storico oppure un rappresentante fedele della metà degli americani, ha trovato la sua risposta definitiva (per chi non l’avesse già capito da tempo). Trump è qui per restare e incarna alla perfezione il suo elettorato, lo ama e ne è ricambiato. Il suo modo di fare politica è il nuovo modo di fare politica e alle elezioni del 2020 sarà un avversario molto ostico.

 

 

Ieri sera i primi exit poll della rete Nbc dicevano che l’operato di Trump non piace al 55 per cento degli americani e che piace invece al 44 per cento. Obama nel 2010 aveva ottenuto risultati molto simili: non piaceva al 54 per cento ed era approvato dal 45 per cento. Dopo due anni di scandali in crescendo che di settimana in settimana sembravano sempre più gravi e dannosi e che avrebbero azzoppato qualsiasi altra Amministrazione, Trump esce in pratica indenne – e infatti ringrazia subito via Twitter tutti gli elettori per il “fantastico successo”.

 

 

La relazioni extraconiugale con un’attrice porno che ha cercato di coprire mentendo, l’inchiesta per la collusione della sua campagna elettorale con il governo russo, l’enorme dossier sulle sue tasse uscito di recente, la nomina molto controversa del giudice Brett Kavanaugh alla Corte suprema e gli aneddoti incredibili su quanto è disfunzionale la sua Casa Bianca (quella in cui i collaboratori gli rubano i documenti dalla scrivania in modo che lui non li firmi e non apra crisi internazionali) non hanno effetto. C’è da dire che nel 2018 il presidente è aiutato anche da una situazione dell’economia molto buona, ma è lui stesso a trascurare questo fatto per concentrarsi invece sulla paura dell’immigrazione e per vestire i panni del protettore del paese e della sua “identità”. La linea trumpiana funziona: al punto che il senatore democratico Joe Manchin per essere rieletto in West Virginia, dove i conservatori sono molto forti, aveva scelto a ottobre di votare a favore della conferma di Kavanaugh alla Corte suprema mentre il resto del partito faceva una lotta furibonda contro. E ieri questa scelta ha pagato, perché è stato rieletto. I democratici hanno vinto come ci si aspettava facessero, l’America non ripudia Trump.

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)