No alle derive dello stato azionista. Parla l'ad di Banca Carige
“Anziché entrare in banche e imprese lo stato si occupi di altro. L’aumento di capitale? Non c’è necessità”. Intervista a F. Guido
-
Cosa c'è in ballo nella sfida finale lanciata da Intesa su Ubi
-
Ci sono rilievi Antitrust sull'operazione Intesa-Ubi
-
Fase 2 bancaria
-
Alla ricerca della liquidità perduta: una Pmi su due non ha ancora ricevuto un euro
-
Perché l'asse tra Mustier e Del Vecchio cambierà i colori di tutta la finanza
-
Intesa-Ubi è anche una battaglia culturale
-
I due grandi scontri di civiltà dietro l'operazione Intesa-Ubi
-
Cosa ci dice la nuova sfida di Intesa nell'investment banking
-
Finalmente per il sistema bancario e assicurativo il mercato non è un tabù
-
Intesa-Ubi. Botta e risposta Moratti-Messina
-
Come dall'operazione Intesa-Ubi può nascere il terzo polo bancario
-
Ok allo scostamento di bilancio. Ora torniamo a parlare di debito
-
Intesa-Generali-Mediobanca-Unipol: un quadrilatero finanziario
-
“Il nazionalismo monetario? Un inganno misto a ignoranza”. Parla Patuelli, capo dell'Abi
-
I debiti sul groppone, i compiti da fare e l'illusione dello stato imprenditore
-
I giusti paletti per una buona ripresa
-
Il riallineamento degli astri (finanziari) della galassia del nord
-
Territorio, comunità e (anche) l'Europa
-
Chi si prende Piazza Affari?
-
Una Borsa piccola piccola
-
Il risiko difficile e i conti in giù di Mps
Milano. “Banca del territorio è un termine oggi inflazionato, in realtà bisogna stare attenti che non diventi un alibi per coprire dei centri di potere a servizio di pochi. Una banca dovrebbe saper leggere e interpretare caratteristiche ed esigenze delle aree in cui opera e riversare su queste il suo progetto di crescita”. Parla Francesco Guido, nominato amministratore delegato di Banca Carige il 31 gennaio al termine di un difficile salvataggio. Il suo è stato un battesimo del fuoco e in un colloquio a trecentosessanta gradi con il Foglio racconta come sta affrontando il rilancio di una delle più antiche istituzioni creditizie d’Italia nel bel mezzo di una pandemia, che cosa si aspetta da uno scenario del credito in grande fermento e come vede la ripresa economica legata alla capacità di spesa di soldi che arrivano dall’Europa. “E’ stato un esordio duro – dice – non avevamo neanche avviato il rilancio operativo e commerciale che, come tutti, abbiamo dovuto inevitabilmente riesaminare le previsioni del piano. Oggi in Carige ci sono dighe sufficientemente alte per affrontare l’ondata Covid partendo da un Npl ratio, cioè il rapporto tra i crediti deteriorati e il totale degli impieghi, che è tra i più bassi in Italia ed in Europa. Siamo quindi perfettamente in linea con le regole fissate dalla Bce. Allo stesso tempo, abbiamo individuato nei decreti emanati dal governo per l’emergenza Covid la possibilità di inviare un segnale molto netto ai nostri territori: in Liguria è stata erogata liquidità pari a tre volte la quota di mercato detenuta dalla banca, che in passato, per le condizioni critiche in cui si trovava, aveva dovuto restringere il credito allontanandosi da famiglie e imprese. E lo stesso risultato stiamo registrando negli altri territori del paese in cui Carige è presente”. Niente aumento di capitale, dunque, come alcuni analisti avevano ipotizzato? “Non ne ravvisiamo la necessità”.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitaleLe inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioniOPPURE