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Finalmente per il sistema bancario e assicurativo il mercato non è un tabù

Claudio Cerasa

Cosa si muove attorno Cattolica Assicurazioni? Le nuove possibilità legate alla costruzione di un polo industriale assicurativo italiano importante

Al direttore - In molti si chiedono cosa stia succedendo attorno al sistema assicurativo italiano. La prima domanda da farsi è cosa ha spinto Ivass a quella dura presa di posizione nei confronti di Cattolica Assicurazioni chiedendo un aumento di capitale in poco tempo di 500 milioni quando in Borsa ne capitalizzava 627? E’ stato un problema di Solvency o c’era dell’altro? I rumor raccontano di una voglia mai nascosta di un certo mondo finanziario di porre fine a quel sistema cooperativo del voto capitario considerato anomalo, poco moderno e soprattutto poco controllabile dai mercati. A molti attenti osservatori risultava evidente che molto dell’atteggiamento di Ivass era coinciso con il cambio dell’amministratore delegato Minali e con le conseguenti tensioni all’interno della compagine sociale di Cattolica attraverso alcune associazioni di soci o attraverso alcuni fondi e istituzioni finanziarie che su Minali avevano investito. Tutto questo ancora prima della richiesta di aumento del capitale sociale. E’ bene ricordare che Cattolica prima del Covid aveva i coefficienti di solidità patrimoniale a posto. Diciamo senza paura di essere smentiti che già con l’autunno scorso si respirava aria di attacco a una delle roccaforti del sistema cooperativo cattolico italiano nascondendolo dietro lo scontro Minali-Bedoni, ma in realtà l’obiettivo era ben altro: la trasformazione da modello associativo cooperativo di Cattolica in spa. O forse c’è dell’altro ancora? Qualcuno sussurra la voglia di riportare la terza compagnia assicurativa sotto il controllo della finanza laica togliendo uno degli ultimi tasselli della finanza cattolica? Su Repubblica Francesco Manacorda pone una riflessione interessante dal titolo: “C’era una volta la finanza cattolica”. Di certo in queste ore, nella disattenzione totale, o quasi della politica, si stanno ridisegnando i nuovi assetti del sistema assicurativo italiano, considerato da molti analisti un settore potenzialmente in forte sviluppo. Infatti quello che sta avvenendo in queste ultime settimane sullo scacchiere finanziario bancario/assicurativo italiano ha dell’incredibile. Il Patron Del Vecchio dopo che ha integrato la sua Luxottica con la francese Essilor attraverso la sua holding Delfin ha iniziato la scalata a Mediobanca per assicurarsi tra l’altro un controllo importante nella prima compagna assicurativa italiana: Generali, guidata dal francese Philippe Donnet. Intesa prima banca italiana lancia un Ops a Ubi che riceve il via libera dalla Bce e da Consob e si scopre poi che attorno al piano di Intesa su Ubi si gioca una partita che vede coinvolta indirettamente Cattolica Assicurazioni e Unipol. L’ingresso di Intesa avrebbe comportato la sostituzione della partnership con Cattolica con quella Unipol. Ora l’ultimo colpo di scena di Cattolica per uscire dalla morsa nella quale si trovava: si allea con la prima compagnia assicurativa italiana: le Generali. Una mossa a sorpresa che spiazza tanti di quelli che stavano lavorando ad altre soluzioni non solo italiane. La storia ha dell’incredibile. Ora se l’assemblea dei soci che sarà convocata per fine luglio darà il via libera (serve il 65 per cento) alla trasformazione in spa, Cattolica avrà risposto a tutte le manovre che la stavano accerchiando, trasformando la cooperativa in spa e consentendo la costruzione di un polo industriale assicurativo italiano importante. Appare chiaro come sia in atto un nuovo scenario di potere attorno al sistema assicurativo bancario italiano, dove dopo l’uscita di scena di Cuccia, di Bazoli e di Guzzetti, i nuovi protagonisti si chiamano Carlo Messina di Intesa e Philippe Donnet di Generali. Staremo a vedere la partita non è ancora finita. Vedremo cosa succederà a Verona, Milano è Trieste e come si completerà la scalata di Del Vecchio su Mediobanca e la sua successiva intesa con Bolloré. Per ultimo penso che dopo il passaggio dei controlli e delle competenze per le grandi banche da Banca d’Italia a Bce sia giunto il momento di raggruppare sotto Banca d’Italia tutte le funzioni di controllo sul sistema bancario e assicurativo, sarebbe la prima vera grande riforma di cui avrebbe bisogno il nostro paese.

Gianni Dal Moro, deputato del Pd

   

Non ci sarebbe nulla di strano a ipotizzare che in prospettiva Generali possa voler inglobare Cattolica. Ma ciò che di questa storia mi sembra più interessante è altro ed è un tema forse ancora più sostanziale: il passaggio progressivo del mondo bancario e assicurativo a uno schema di gioco più competitivo (ci si quota, si compete) al centro del quale il mercato piuttosto che diventare un tabù da evitare diventa un’opportunità da cogliere.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.