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L'impresa dimenticata

Redazione

C’è una continuità nei governi Conte nell’amnesia per industria e sviluppo

Un anno fa il governo gialloverde diviso tra balconi e piazze battagliava su capitoli della manovra di Bilancio che si chiamavano “pace fiscale”, “risparmio tradito” e “salvataggio pubblico” dell’Alitalia, oltre ai più noti reddito di cittadinanza e quota 100. Contemporaneamente annunciava un pil 2019 dell’1,5 per cento. Come è finita lo sappiamo: l’Italia è a crescita zero, nessuna delle misure populiste ha ottenuto il minimo risultato in termini di produzione e lavoro mentre ha aggravato i conti pubblici, con balzo record dello spread e procedura per debito mai conosciuta dall’Italia. Le aziende, i cantieri, le infrastrutture hanno vissuto l’anno più nero dalla crisi, costellato dai blocchi No Tav, No Tap, No Triv. Di che cosa si discute in queste ore? Della grande guerra dei Pos, dell’epocale superbonus della Befana, della imprescindibile sugar tax sulla Coca-Cola, e ovviamente di tasse e pensioni che seguono il perenne destino di cambiare ogni mese. E del salvataggio pubblico di Alitalia. Oggi con i giallorosé come ieri con i gialloverdi, le aziende sono le grandi dimenticate: lo sblocco delle grandi opere è ancora bloccato, con la differenza che il pil si è intanto azzerato, la crisi della Germania, che riguarda direttamente l’Italia non solo come primo partner commerciale ma in quanto svolta cruciale dell’industria dell’Auto, viene presentata non come pungolo ad attuare una politica realmente verde (altro che imballaggi) ma come alibi alla stagnazione. Per dirla con il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi, non si vede discontinuità tra l’assistenzialismo e lo statalismo di ieri e quello attuale. Ci si è ricordati delle imprese per confermare di sfuggita gli incentivi all’Industria 4.0 ma il piano di modernizzazione avviato prima da Matteo Renzi e poi da Carlo Calenda nel governo Gentiloni è una sorta di corpo estraneo, di capitolo negletto nel gosplan Pd-5s così come nel magnifico contratto 5s-Lega. A dimostrazione, i due miliardi di tasse “verdi”, la retroattività penale per l’Ilva, l’Imu sulle piattaforme offshore. Forse in qualche settore della nuova maggioranza la parola impresa coincide ancora con l’idea di privilegi stile anni 70, magari da colpire o redistribuire.

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