La cassa integrazione aumenta, l'export cala: l'Italia è in panne
Secondo l'Inps, a settembre la richiesta di ore di cig da parte delle aziende è aumenta del 52 per cento rispetto al 2018, mentre per l'Istat ad agosto le vendite all'estero sono rallentate
Milano. Piazza Affari si mostra fiacca (+0,2 per cento a metà mattina) in una giornata densa di dati macroeconomici importanti per l'Italia. Il più atteso è stato diffuso dall'Inps ed è allarmante: le ore di cassa integrazione sono aumentate a settembre del 52 per cento rispetto allo scorso anno e del 168 per cento rispetto al mese precedente. Si conferma positiva, invece, la situazione del commercio estero, con il surplus che nei primi otto mesi del 2019 è stato è di 32,3 miliardi di euro, anche se la dinamica delle esportazioni ha mostrato un rallentamento ad agosto (-3,4 per cento rispetto allo stesso mese del 2018).
Una realtà a due facce per il paese che, secondo le ultime stime del Fondo monetario internazionale, farà registrare una crescita economica pari a zero nel 2019 e solo una lieve ripresa nel 2020 (+0,5 per cento). Intanto il governo si appresta a presentare a Bruxelles una manovra da 30 miliardi di euro, con alcune misure di sostegno per il mondo delle imprese che, nel frattempo, sta accusando il colpo del rallentamento in atto con un ridimensionamento dei piani di investimento come emerge anche dai dati dell'osservatorio sulla cig dell'Inps.
Sono cresciute le richieste di cassa integrazione delle aziende nel mese di settembre, fino a raggiungere quota 17.194.330 ore con un aumento del 51,9 per cento su base annua e del 168,2 per cento rispetto ad agosto. Inoltre, nei primi nove mesi del 2019 le ore di cassa integrazione richieste dalle aziende sono state pari a 186.618.956 ore con un aumento del 16,27 per cento grazie a una crescita della cig straordinaria del 37,41 per cento (mentre le ore di quella ordinaria sono diminuite del 4 per cento).
Per quanto riguarda la situazione delle esportazioni, il calo tendenziale registrato ad agosto è più sostenuto per i paesi dell'area Ue (in particolare Germania, Francia e Spagna), spiega l'Istat. Anche le importazioni sono in diminuzione (-4,1 per cento), sia dai mercati extra Ue (-6,2 per cento) sia dall'area Ue (-2,4 per cento). Tra i settori che contribuiscono alla flessione tendenziale delle vendite all'estero si segnalano macchinari e apparecchi elettrici, mentre contribuiscono positivamente gli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici, i prodotti alimentari, bevande e tabacco e gli articoli di abbigliamento. Aumentano invece le vendite verso Svizzera e Giappone.
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