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Il partito del rilancio tedesco non è il partitone del deficit italiano

Marco Cecchini

La Bundesbank prevede recessione. Scholz pronto a varare un pacchetto di stimoli. Per l’Italia non può essere un comodo alibi

Roma. Lo chiedono gli economisti, perfino i campioni del rigore assoluto come Clemens Fuest, lo vogliono la Bdi, la Confindustria tedesca, e i Verdi in crescita di consensi, lo suggeriscono ex banchieri centrali come Jean Claude Trichet che intervistato da Handelsblatt ha stigmatizzato le politiche restrittive dei paesi che presentano un avanzo estero. Il governo tedesco è sotto pressione. Ieri la Bundesbank ha previsto che con il pil del terzo trimestre la Germania entrerà ufficialmente in recessione tecnica. Ma i dati macroeconomici e l’andamento degli indicatori sulla fiducia di famiglie e imprese avevano già innescato una serie di richieste convergenti perché il governo adotti un pacchetto di stimoli fiscali contro la recessione imminente. Tanto che il ministro delle Finanze, il socialdemocratico Olaf Scholz, si è detto pronto a varare un pacchetto di stimoli da 50 miliardi di euro in caso di ulteriori segnali di rallentamento. Sembra formarsi un inedito partito del rilancio che il rapporto della banca centrale può solo rafforzare. La critica che ha destato maggiore sorpresa è stata quella della Bdi, da sempre un bastione del conservatorismo tedesco: ha chiesto di “intervenire subito abbandonando l’impegno a non aumentare l’indebitamento”. Dopo anni di crescita “la Germania oggi ha i margini per reflazionare l’economia senza intaccare la regola del pareggio”, ha detto il suo direttore generale, Joachim Lang. In Germania la politica dello Schwarze Null, ovvero dello zero deficit è prassi costituzionale da almeno dieci anni. L’impegno a non aumentare l’indebitamento pubblico è stato poi confermato nel programma di coalizione Cdu-Csu-Spd, nonostante il bilancio si avviasse a registrare avanzi crescenti (più 1,75 per cento il surplus stimato per quest’anno). La cancelliera Angela Merkel aveva detto che l’impegno assunto nel patto di coalizione non sarebbe cambiato. Gli analisti di Citigroup hanno scritto che Berlino rischia di diventare “il malato d’Europa” e secondo l’ultimo numero dello Spiegel il governo ora sarebbe pronto ad aumentare l’indebitamento per controbilanciare un eventuale calo delle entrate fiscali. 

 

L’andamento della congiuntura in Germania è seguito con attenzione a Bruxelles per i riflessi che può avere su tutta l’Eurozona. In Italia invece la politica, assorbita come è dalla rissa tra Lega e pentastellati, sembra guardare distrattamente a ciò che accade nell’economia del nostro primo partner commerciale. Tra gli osservatori c’è addirittura chi pensa che la recessione tedesca possa non essere una cattiva notizia per l’Italia. “La recessione costringerà i tedeschi a espandere il loro budget e ciò porterà ad un allentamento delle politiche di bilancio in Europa”, ha sostenuto l’economista di Tor Vergata, Luigi Guiso. L’ipotesi appare tuttavia ardita. A prescindere da ogni considerazione su quella che sarà l’evoluzione della crisi politica, Italia e Germania partono da due posizioni fiscali molto diverse: la prima deve affrontare una manovra monstre per contenere il suo deficit tendenziale, la seconda parte da una situazione diametralmente opposta. Inoltre l’Italia ha un rapporto debito pil del 132 per cento, lo spread a oltre 200 punti e gli occhi dei mercati concentrati sulla sua evoluzione, la Germania ha un debito di poco inferiore al 60 per cento ed emetterebbe Bund a tassi negativi. Si tratta di una posizione dalla quale sarebbe ancora titolata a chiedere il rispetto delle regole. In realtà è vero che la situazione italiana è osservata con preoccupazione a Berlino, anche se non vi sono prese di posizione ufficiali o interferenze sugli sviluppi politici interni come accade dalla formazione del governo gialloverde. Ci pensano i giornali a manifestare il senso di allarme. Ecco una breve rassegna di titoli significativi: Italia, nessuna crescita molti debiti (Suddeutsche Zeitung, 9 agosto), L’Italia senza bussola (Borsen Zeitung (7 agosto), Il rischio Italia (Frankfurter Allgemeine Zeitung, 5 agosto), Caos in Italia (Borsen Zeitung 15 agosto).

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