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Calano pil e occupazione. Il requiem del governo gialloverde

Samuele Maccolini

Disoccupazione al 9,9 per cento, cresce di quasi un punto percentuale tra i più giovani. Riviste al ribasso le stime per il dato tendenziale del pil

Oggi l'Istat ha pubblicato i dati relativi al prodotto interno lordo nel secondo trimestre dell'anno. Il pil è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente, ma è calato dello 0,1 per cento rispetto al secondo trimestre del 2018. Confermate dunque le stime preliminari, riviste però in negativo per quanto riguarda il dato tendenziale, che nelle stime del mese scorso risultava pari a 0. Un ritocco in segno negativo che ha un sapore ancora più amaro, se si ricorda che il secondo trimestre del 2019 ha avuto una giornata lavorativa in più sia rispetto al trimestre precedente che al secondo trimestre dell'anno scorso.

  

Lo stallo della crescita economica in Italia si inserisce nel quadro negativo dipinto dai paesi dell'area Ocse, che rallentano marginalmente su base annua. L'Italia, segnalava qualche giorno fa l'istituto con sede a Parigi, registra la crescita più bassa – pari a zero – tra le economie del G7, anche rispetto a Germania e Inghilterra, che hanno registrato una decrescita nel secondo trimestre del 2019 rispettivamente dello 0,1 e del 0,2 per cento. 

 

Confesercenti prende nota dei dati Istat e lancia un appello al nuovo esecutivo, ora in fase di formazione: il nuovo governo "si appresta dunque a percorrere una strada lastricata di urgenze. Per non scivolare in uno scenario recessivo, la priorità deve essere un intervento mirato a rilanciare la crescita della nostra economia, che stenta a ripartire in modo preoccupante da anni e con le imprese, soprattutto quelle del commercio, che subiscono fortemente gli effetti dei consumi fermi e delle vendite in calo", scrive Confesercenti in un comunicato stampa.

  

Cresce la disoccupazione, diminuiscono gli occupati

Esattamente un mese fa, il governo gialloverde salutava con entusiasmo gli ultimi dati disponibili sul lavoro. A giugno la disoccupazione segnava la quarta flessione consecutiva scendendo al 9,7 per cento: il tasso più basso da gennaio del 2012. Oggi però, l'Istat aggiorna le statistiche e mette in chiaro che non c'è proprio nulla da festeggiare. A luglio sono diminuiti gli occupati rispetto al mese precedente: il tasso di occupazione tocca quota 59,2 per cento, -0,1 per cento rispetto a giungo.

 

L'occupazione cala nella fascia d'età più produttiva (-45 mila tra i 35-49enni), ma aumenta nelle altre classi di età. E dopo quattro mesi si registra una diminuzione dei dipendenti, sia permanenti sia a termine (-46 mila). Mentre tornano a crescere gli indipendenti dopo il calo di giugno (+ 29 mila unità).

  

Diminuisce l'occupazione, ma sale la disoccupazione, ora al 9,9 per cento: i disoccupati in Italia sono 2 milioni e 566 mila – a luglio 2018 si registravano 121 mila disoccupati in più. Il tasso di disoccupazione giovanile sale di quasi un punto percentuale portandosi al 28,9 per cento. Ma le persone in cerca di occupazione sono in aumento (28 mila unità in più nell'ultimo mese, +1,1 per cento). La crescita riguarda entrambi i generi, ed è distribuita lungo tutte le età, tranne la fascia 25-34. Diminuiscono invece gli inattivi tra i 15 e i 64 anni, sia maschi sia femmine: -0,2, pari a 28 mila unità. Il tasso di inattività ora è al 34,2 per cento.

 

L'Inps: calano le assunzioni

  

Le elaborazioni dell'Istat fanno il paio con i dati dell'Osservatorio sul precariato dell'Inps, pubblicati ieri, relativi ai primi sei mesi dell'anno, che indicano una crescita netta delle trasformazioni dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato, che passano da 232.000 a 372.000 (+140.000, +60,4%). Ma anche un calo delle assunzioni totali a causa della diminuzione di contratti a termine e quelli in somministrazione: nei primi sei mesi del 2018 erano 4 milioni, ora sono 3 milioni e 700 mila.

 

Sempre l'Inps segnalava ieri che il numero di ore di cassa integrazione a luglio è superiore ai 19 milioni, + 33,5 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Un altro segnale delle difficoltà che attanagliano le imprese in un momento non florido per l'economia italiana ed europea.

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