Il presidente della Banca centrale tedesca Jens Weidman (Foto LaPresse)

Balletto bancario attorno a Weidmann

Redazione

Il capo della BuBa ha spesso criticato Draghi ma ha fatto pochi compiti a casa

Il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, è stato per anni l’avversario mediatico di Mario Draghi. Spesso in sintonia con l’ex ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, ripeteva che una politica monetaria accomodante mordeva la redditività delle banche e delle assicurazioni tedesche a tutto vantaggio dei paesi periferici come l’Italia. Erano affermazioni non sostenute dai fatti perché del Quantitative easing ha beneficiato anche, e più d’altri, la stessa Germania. Per un certo periodo Weidmann è stato anche considerato il successore “falco” di Draghi, cioè capace di invertire una politica monetaria generosa, tassi bassi e acquisti di titoli statali e societari.

 

Tuttavia è ormai emerso chiaramente dai media tedeschi che l’ex consigliere economico della cancelliera Angela Merkel non succederà a Draghi. Anche perché, dal punto di vista di Berlino, una sua nomina attirerebbe il fuoco (non solo italiano) sull’Eurotower. Perciò l’ambizione tedesca è quella di prendere la presidenza della Commissione europea con Manfred Weber, sostenuto apertamente dalla Cancelleria. Ai vertici della Bce un posto ai francesi non sarà negato (la vicepresidenza è spagnola). Sul Foglio, in tempi non sospetti, scrivemmo del governatore della Banque de France, Villeroy de Galhau. Circola anche l’idea di un’ascesa di Benoît Coeuré, membro del board e in sintonia con Draghi. Intanto la Bank of England terrà in sella Mark Carney fino al 2020 per gestire la Brexit. Forse Weidmann ha speso troppe energie nel criticare la Bce – giocandosi il consenso dei governatori – invece di “fare i compiti a casa”. I bastioni Commerzbank e Deutsche Bank non se la passano bene, al punto che ai piani alti degli istituti si lavora a una fusione tra i due. Anzi, dicono, meglio prima che poi.

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