Tim Cook, ceo di Apple (foto LaPresse)

Estate con Mariarosa Mancuso

Che noia i Vip della Silicon Valley

Mariarosa Mancuso

Leggeranno poco o niente in vacanza e saranno soprattutto storie di successo

I libri emanano benefiche radiazioni. Lo avrebbe stabilito una ricerca dell’Australian National University, diretta dalla sociologa Joanna Sikora (altro campo di studi: i benefici delle scuole per sole ragazze sui voti nelle materie scientifiche). Bello sarebbe, senonché nessuno ancora ha trovato il modo di saltare l’ostacolo: oltre a tenerli in casa – come suggerisce la notizia frettolosamente riportata – bisogna leggerli. Non emanano vapori tipo aromaterapia: Shirley Jackson per rialzare l’umore, i classici per abbassare l’autostima). Se così fosse, siamo felici proprietari di molti scaffali da affittare a ore, a modico prezzo (serve per pagare chi ogni tanto li deve spolverare).

 

Tolta di mezzo la pseudo-rivelazione, ci buttiamo sui libri consigliati per l’estate da chi ha cambiato le nostre vite inventando Facebook, Apple, Netflix, Hbo, Fox Channel, Spotify, la Disney com’è adesso, asso pigliatutto molto più della ditta fondata dal vecchio Walt. Provvede Dylan Byers, che sul sito della Nbc cura la newsletter “Byers Market”: dietro le quinte della Silicon Valley e di Hollywood, con un occhio a Washington e New York. Prima di partire per le vacanze, ha interrogato i suoi contatti Vip.

 

Poco e niente, leggeranno. Con una schiacciante prevalenza di non fiction, intesa soprattutto come “storie di successo”. L’unico quasi-romanzo in lista, citato da Dawn Ostroff che si occupa dei contenuti per Spotify, è “Educated” di Tara Westover. Tradotto da Feltrinelli con il titolo “L’educazione”, piazzatissimo tra i bestseller del New York Times, racconta la molto autobiografica storia di una ragazzina cresciuta tra i mormoni dell’Idaho, senza scuole né libri, figuriamoci la tv strumento del demonio.

 

A suo modo, un’altra storia di successo, al pari di “Shoe Dog”, uno dei due titoli suggeriti dal Ceo di Apple Tim Cook: il memoir di Phil Knight co-fondatore di Nike (l’altro titolo appartiene al filone: “una grave malattia mi ha fatto scoprire quel che davvero conta nella vita”). Mark Zuckerberg legge “The Last Days of Night” di Graham Moore: la disputa per l’elettrico, protagonisti Edison, Westinghouse e Tesla (sicuramente meno noioso del film di Alfonso Gomez-Rejon, “Edison - L’uomo che illuminò il mondo” – ma con il film si fa prima).

 

Sheryl Sandberg – siamo sempre ai piani alti di Facebook – porta in vacanza “The Moment of Lift” di Melinda Gates, pillole di saggezza sulle donne che prenderanno il potere e il mondo cambierà (consigliato senza pudore, in altra sede, dal consorte Bill Gates). Tira un po’ su la media Rupert Murdoch della Fox – una biografia di Picasso, la biografia di Alfred Hitchcock firmata Peter Ackroyd, il memoir di Steve Martin, “Born Standing Up: A Comic’s Life”. L’unico a cui potremmo chiedere un libro in prestito, se fossimo vicini di ombrellone.

 

Il New York Times fa un viaggio indietro nel tempo, al 1969 ricostruito – con gli hippie fuori di testa, massacratori di fanciulle – nel film di Quentin Tarantino “C’era una volta a Hollywood”. Primo in classifica Jacqueline Susann, lanciata da “La valle delle bambole”, con “The Love Machine” (“La macchina dell’amore”, recensito come cosa ghiotta – se non proprio come letteratura – da Nora Ephron). Secondo, “Il padrino” di Mario Puzo – la recensione rilancia la battuta fatta su “Lamento di Portnoy”: Puzo sta al crimine come Philip Roth sta alle seghe). Quarto “Andromeda”, dell’allora studente di medicina Michael Crichton. Baciato da improvviso successo promette: “Resterò umile, non mi farò lo yacht e non divorzierò da mia moglie”.

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