Chi ha incastrato Greta Thunberg? Il Covid

La pandemia ha stravolto i progetti della paladina dei Friday for future. O almeno li ha messi in stand-by. Una lettera al Guardian e alcune richieste utopiche per la Merkel. Letture foglianti a due anni dal primo sciopero per il clima

Il 20 agosto di due anni fa, l'allora 15enne Greta Thunberg, che frequentava il nono anno di una scuola a Stoccolma, proclamava il suo sciopero: non sarebbe andata più a lezione fino alle Legislative del 9 settembre in Svezia, in segno di protesta contro il cambiamento climatico. Una decisione presa a fronte delle eccezionali ondate di calore e degli incendi senza precedenti che quell'estate colpirono il suo paese. Greta chiedeva al governo di ridurre le emissioni di anidride carbonica come previsto dall'accordo di Parigi. Impermeabile giallo e trecce, è rimasta seduta davanti al Rikstag, il parlamento svedese, ogni giorno durante l'orario scolastico. Il suo slogan, scritto a pennarello nero su quel cartellone che sarebbe diventato un'icona, era Skolstrejk för klimatet (Sciopero della scuola per il clima).

   

Era il 20 agosto del 2018, due anni fa appunto. Da allora Greta è diventata una paladina della battaglia ecologista, osannata e odiata con uguale e opposta intensità. È andata a Davos per urlare ai Paperoni del pianeta che “la casa è in fiamme”. Ha attraversato l'Atlantico a vela per andare a predicare il climaticamente corretto alle Nazioni Unite “How dare you?, come vi permettete di non fare nulla?”. Ma poi, mentre Time la metteva in copertina come person-of-the-year, in Cina si registravano i primi casi di Covid. L'inaspettato le ha stravolto i progetti. Ora l'attenzione di tutti è catalizzata da un'altra emergenza. E poi come lo fai uno sciopero della scuola se le classi sono già tutte vuote? Come manifesti in piazza se le città sono in lockdown e le persone chiuse in casa? Che fine hanno fatto, insomma, oggi, Greta e i ragazzi del Friday for future? Qualche hashtag, qualche appuntamento su Zoom, alcuni panel via web. Ma non basta.

 

Mercoledì la giovane attivista ha espresso la sua frustrazione per gli altri “due anni persi per il clima”. In una lettera pubblicata dal Guardian ha scritto che “negli ultimi due anni, il mondo ha emesso più di 80 miliardi di tonnellate di CO2. Abbiamo assistito a continui disastri naturali in tutto il mondo: incendi, ondate di caldo, inondazioni, uragani, tempeste, disgelo del permafrost e collasso di ghiacciai e interi ecosistemi. Molte vite e mezzi di sussistenza sono stati persi. E questo è solo l'inizio”. Giovedì incontrerà la cancelliera tedesca Angela Merkel. “Le diremo che deve affrontare l'emergenza climatica, soprattutto perché la Germania ora detiene la presidenza del Consiglio europeo. L'Europa ha la responsabilità di agire”, scrive. Greta & Co. chiedono di interrompere “tutti gli investimenti e le sovvenzioni sui combustibili fossili, rendere l'ecocidio un crimine internazionale e l’istituzione di bilanci annuali vincolanti per il carbonio”. Due o tre cosucce da niente. Nell'attesa, ecco un po' di letture foglianti per ripercorrere questi due anni di gretismo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

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