Alcuni volontari acquistano e consegnano generi alimentari per le persone anziane nel Salernitano (foto LaPresse)

La cura della solidarietà

Marianna Rizzini

I disegni dei bambini in corsia. Le donazioni agli ospedali da cittadini, aziende, banche e gli aiuti a chi è in difficoltà. Ragione e sentimento di un paese colpito dal Covid-19

Roma. Si vede Charlie Brown in un letto d’ospedale, con la mascherina a coprirgli la bocca e il naso, e con la faccia mezza triste e mezza allegra del protagonista dei fumetti Peanuts. Davanti a lui, una flebo in cui scorrono acqua azzurra e cuori rossi. Dietro, la scritta “grazie di tutto”. E’ solo uno dei disegni che i bambini dell’Istituto Comprensivo ISA13 di Sarzana, in provincia di La Spezia, hanno inviato ai medici e agli infermieri che lavorano all’Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani, a Roma, per far sentire da un’altra città “la vicinanza e il sostegno” a chi lavora per la salute di tutti. I bambini, da casa, hanno preso foglio e pennarelli e hanno cominciato a disegnare arcobaleni, alberi, pompieri estingui-virus, fiori, parchi ora impossibili da frequentare, cartine dell’Italia rovesciate e decorate con la frase “andrà tutto bene”, e malati che sorridono con il mezzo sorriso da fumetto.

 

Oltre ai disegni, arrivano allo Spallanzani naturalmente fondi – donazioni da cittadini, aziende, banche – ma anche tablet e telefonini per facilitare la comunicazione tra pazienti e parenti che, per evitare la diffusione del virus, non possono assistere chi è in ospedale (attraverso la onlus Sogno nel cassetto). Attori e doppiatori hanno “donato” invece all’ospedale le loro voci e i loro volti attraverso la onlus Le voci del cuore, con video lanciati nel web per raggiungere più persone possibili, e dodici artisti (per l’iniziativa Take-art-Part) hanno messo alcune opere a sostegno della ricerca portata avanti dallo Spallanzani sul Covid-19: ogni opera è la singola “ricompensa” per chi scelga, per la cifra desiderata, di sostenere l’ospedale. Poi ci sono le cooperative di taxi (e Ncc) che hanno accolto l’invito a facilitare gli spostamenti di medici e infermieri, e le aziende che hanno regalato all’istituto, per gli operatori sanitari, uova di Pasqua, cialde per il caffè, torte e dolci, senza contare la signora che ha donato azalee, rose, roselline, ortensie, begonie, primule e margherite. Tra i donatori pubblici e privati ringraziati sul sito dello Spallanzani, compaiono poi Francesco Totti e l’azienda Dash, che insieme hanno avviato una raccolta fondi per l’acquisto di quindici apparecchi per il monitoraggio dei parametri vitali dei pazienti in terapia intensiva. E gli ex alunni di una sezione del liceo Villa Flaminia, annate 1975-1979, hanno raccolto, attraverso la fondazione Isabella Rossellini Onlus, una somma per le emergenze, con cui sono stati comprati duecento pulsossimetri.

 

Mentre le notizie si inseguono lungo il grafico possibile dei contagi, dell’atteso picco, della sognata discesa e dell’ancora più sognata inversione di marcia, e la vita si adatta al confine delle quattro mura, la comunità di Sant’Egidio, oltre a mantenere le mense e la distribuzione pasti nelle “cene itineranti”, sta raccogliendo fondi per le persone senza fissa dimora, la cui condizione di precarietà è aggravata dall’ulteriore isolamento generato dalla minore circolazione di persone. I fondi serviranno per poter acquistare generi utili (alimentari, gel igienizzanti e fazzoletti di carta).

 

Intanto, nel Sud della possibile (e conseguente) emergenza economica, in attesa dei buoni spesa governativi, si sono auto-attivate piccole iniziative benefiche. A Lecce e in altri luoghi del Salento, per esempio, nel fine settimana, si è molto parlato della “spesa sospesa”, nome preso in prestito dal “caffè sospeso” campano: se io posso comprare un po’ di più, lascio un sacchetto pieno di generi alimentari per chi non può permetterselo, e la consegna è poi operata attraverso volontari. A Napoli, invece, il consigliere regionale verde Francesco Emilio Borrelli, operando su due fronti, ha chiesto da un lato, sul piano “immateriale”, allo street artist Jorit, un murales dedicato agli operatori sanitari, mentre sul piano materiale, contro “lo spreco di cibo” e per l’aiuto ai senzatetto nei giorni dell’emergenza, ha proposto, con il pane e il cibo invenduti, la riorganizzazione di un “banco alimentare”: “In un momento del genere”, ha detto, dopo aver lanciato una petizione popolare diretta al premier Giuseppe Conte, “è assurdo sprecare tanto cibo, è giusto e doveroso organizzare una raccolta di generi alimentari, quelli invenduti nei supermercati e nei negozi, per poterli distribuire ai centri che si occupano di assistenza ai senzatetto e ai bisognosi, perché c’è carenza di cibo nelle mense per i poveri e quello che oggi viene sprecato da qualcuno potrebbe diventare speranza per qualcun altro”.

 

E se dall’Albania arrivano trenta medici, e in tutta Italia le aziende della moda, da Valentino a Gucci ad Armani (che sta convertendo la produzione per confezionare camici monouso per medici e infermieri), nella Milano in quarantena si moltiplicano le donazioni all’ospedale Sacco, mentre nell’Emilia-Romagna governata da Stefano Bonaccini la raccolta fondi lanciata dalla Regione a sostegno della sanità locale ha superato i 4 milioni di euro, cifra raggiunta con l’intervento di imprese e banche, ma anche con molte micro-donazioni da 30, 50, 100 euro da parte dei singoli cittadini, che vanno ad aggiungersi alle donazioni dirette ad aziende ospedaliere e ospedali per l’acquisto di macchinari (respiratori per esempio). Sono state distribuite anche trecentomila mascherine provenienti dalla Cina, in Emilia-Romagna, e in generale le forniture gratuite di tute e altre attrezzature di sicurezza stanno consentendo ai medici della regione, nell’ultima settimana, di coprire il fabbisogno giornaliero (e si spera di poter mantenere costante il livello delle forniture).

 

Ma come dare sollievo, oltre che con donazioni dirette, alle strutture ospedaliere della Bergamo impietrita di fronte alle perdite e al numero dei contagi? Il cantante Roby Facchinetti racconta di essersi messo al lavoro per la sua città la sera in cui ha visto scorrere sullo schermo le immagini dei camion dell’esercito che trasportavano le salme: “Sono stato travolto dall’emozione, il pianto e la rabbia mi hanno portato al pianoforte e in pochi minuti è nata la musica e il titolo di ‘Rinascerò, rinascerai’. E’ stata un’ispirazione e un bisogno immediato, sentivo che dovevo fare qualcosa, in particolare per la mia città, così duramente colpita. Ho chiamato Stefano D’Orazio chiedendogli di affiancarmi nel progetto e affidando a lui il testo, che esprime perfettamente quello che ho provato, un matrimonio perfetto tra musica e parole. La canzone è il desiderio di rinascita e di speranza, una dedica a chi ci ha lasciato e ai loro famigliari, un ringraziamento per tutti coloro che lavorano incessantemente al bene degli altri: medici, infermieri e tutto il personale ospedaliero, sono gli eroi e le eroine di questi nostri giorni. Una preghiera per una città che non si arrende”. La canzone è disponibile su tutte le piattaforme digitali, e i proventi del download e dei diritti d’autore saranno devoluti all’ospedale Papa Giovanni XIII di Bergamo per l’acquisto di attrezzature mediche.

  

 

Non si ferma intanto la corsa alla solidarietà a Firenze, dove il sindaco Dario Nardella ha annunciato l’arrivo di duecentomila mascherine per gli ospedali della Asl Toscana-centro, grazie alla fondazione Cr Firenze. Ma la cosa che ha attirato l’attenzione dei media anche fuori dalla Toscana è stato il post con cui Nardella, che intanto ha chiesto al governo “chiarezza” sul tema delle uscite con i bambini”, dopo venti giorni di chiusura in casa, ha ringraziato la Figc per il “prestito” di Coverciano: “Sempre amata come la casa degli Azzurri, oggi, grazie alla decisione di Figc, il centro tecnico di Coverciano diventerà un centro di assistenza socio-sanitaria per l’emergenza#covid-19 a favore dei malati e degli operatori di Firenze e Toscana. Non lo dimenticheremo mai”.

 

Ma, tra le piccole storie di corsa alla solidarietà, spicca anche, tornando a Milano, quella della cooperativa Cidiesse, nata trent’anni fa all’interno della parrocchia Santa Croce e insignita dell’Ambrogino d’Oro nel 2019. La cooperativa opera con i ragazzi del carcere minorile Beccaria e con le comunità di recupero, nell’ottica del reinserimento nella società attraverso l’apprendimento di un lavoro. In questo momento, gli impianti della cooperativa sono attivi per servire le strutture intensive della Fiera e di altri ospedali, visto che tra le produzioni tecnologiche realizzate da Cidiesse ci sono i quadri elettrici destinati alle macchine medicali: “Siamo inseriti nella filiera produttiva in quanto fornitori di prodotti essenziali per la produzione di macchine medicali” – dice Antonio Baldissarri, presidente di Cidiesse, “contenti di poter contribuire con il nostro lavoro a sostenere il gigantesco sforzo che si sta facendo per implementare le strutture di rianimazione. Lavoriamo a regime ridotto, e chi non è coinvolto direttamente nella produzione lavora da casa. Chi è più avanti nel percorso formativo sta dando un contributo prezioso per la produzione, nel rispetto di tutte le precauzioni previste dai decreti e dalle prescrizioni per garantire la sicurezza dei lavoratori. Non stiamo lavorando per il business, ma per una buona causa e questo lo percepiscono anche i ragazzi, che hanno oggi l’occasione di responsabilizzarsi rispetto ai doveri sociali, specie in un momento di difficoltà per il paese come questo”.

 

In Liguria la settimana appena trascorsa è stata durissima (“siamo probabilmente al picco più alto per la nostra regione, ci auguriamo che nei prossimi giorni cominci una decisa discesa”, ha detto lunedì scorso il governatore Giovanni Toti guardando i dati). E, proprio di fronte ai dati che da settimane preoccupano la regione, la gara di solidarietà raggiunge, anche con piccoli gesti, medici, infermieri e operatori sanitari, in prima linea senza orari e senza pause. Nei reparti continuano ad arrivare infatti in dono prodotti di aziende locali: pizze, panini, focacce, carne, frutta, gelati, caffè. E, sempre nel ramo alimentare, nelle Marche si è invece attivata, tra le altre imprese in prima linea con azioni di supporto (in questo caso anche in vista dell’emergenza economica), l’azienda Fileni, produttrice di carni biologiche che ha investito cinquecentomila euro, in parte per il sostegno ai propri lavoratori e alle loro famiglie, con l’adozione di misure specifiche per i dipendenti, tra cui un’assicurazione integrativa rispetto a quella obbligatoria che tuteli il lavoratore che abbia contratto il coronavirus (prevede indennità da ricovero e da convalescenza e un bonus del 10 per cento della paga oraria per il periodo dell’emergenza sanitaria, dedicato al personale che opera in produzione). L’altra parte della donazione sarà devoluta al sistema sanitario della Regione Marche, perché sia utilizzata in ambito medico nei comuni di Jesi, Cingoli e Castelplanio, in modo che le amministrazioni locali possano contare anche in futuro su fondi da allocare per l’emergenza Covid-19.

“Il virus rallenta la sua corsa”, è stato l’annuncio cauto degli ultimi giorni, wishful thinking lanciato nell’aria poco prima che in tutto il paese, martedì scorso, le bandiere sventolassero a mezz’asta, per un minuto, nel silenzio, come segno di lutto e vicinanza alle famiglie delle vittime – e quell’annuncio era un primo timido sguardo verso un “dopo”, difficile ma forse non più così impalpabile.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.