Demografia
In italia non si ferma la crisi della natalità
Nel 2023 i nuovi nati sono scesi a 379.890 unità (13.000 in meno rispetto al 2022) e anche nei primi sette mesi del 2024 il calo continua: 2,1 per cento in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente
Oggi l'Istituto nazionale di statistica ha pubblicato il nuovo report "Natalità e fecondità della popolazione residente - 2023" dove si mette in luce che c'è stato un calo delle nuove nascite pari al 3,4 per cento rispetto all'anno precedente: i nuovi nati scendono così a 379.890 unità (-13.000 in meno rispetto al 2022). Sebbene il bilancio demografico del 2023 si sia chiuso lasciando sostanzialmente invariato il numero di abitanti, i nuovi nati sono stati, a chiusura dell’anno, 379.000, mentre nel 2022 erano 393.000. Il trend continua anche nel periodo gennaio-luglio 2024, con 4.600 nati in meno (-2,1 per cento) rispetto allo stesso periodo del 2023.
A scendere è anche il tasso di fecondità totale, più comunemente noto come "numero di figli per donna": si attesta infatti a 1,20, in flessione sul 2022 (1,24). Il minimo si registra in Sardegna (0,91 figli, sotto la media di uno per coppia) e il massimo in Trentino Alto Adige (1,42 figli per donna). La stima provvisoria elaborata sui primi sette mesi del 2024 non promette nulla di buono, anzi evidenzia una fecondità pari a 1,21. Come spiega l'Istat, ci stiamo allontanando sempre di più dal coefficiente 2 che permette a una popolazione di riprodursi mantenendo costante la propria struttura demografica. Cala anche il numero medio di figli delle donne di cittadinanza italiana: era 1,33 nel 2010, tredici anni dopo è 1,14.
In parallelo, è ripreso il fenomeno di posticipazione delle nascite che, dopo un biennio di sostanziale stabilità, trova riscontro nell’aumento dell’età media delle madri, giunta a 32,5 anni a livello nazionale, con una punta di 32,9 nel centro Italia.
In tutto il 2023, per ogni 1.000 residenti in Italia sono nati poco più di sei bambini. Nel 2008 il numero dei nati vivi superava le 576.000 unità ed era il più alto valore dall’inizio degli anni Duemila, ma da quel momento in Italia sono nati 197.000 bambini in meno (-34,1 per cento): parliamo di una perdita 13.ooo unità all'anno.
Diverse sono le cause di questo continuo calo demografico: una di queste è la concomitante riduzione delle donne in età fertile tra i 15 e i 49 anni (infatti quelle nate nel baby-boom, dalla seconda metà degli anni Sessanta alla prima metà dei Settanta hanno ormai superato tale soglia). Nel 2023 erano 11,5 milioni e, stando alle stime Istat, esse scenderanno a 9,6 milioni fra vent’anni. In particolare, le 20-44enni, la componente teoricamente più prolifica cui è riconducibile il 90 per cento della fecondità attualmente espressa, sono destinate a passare dai 7,9 milioni del 2024 ai 5,9 del 2044.
Un altro fattore è da attribuire, come si legge nel rapporto, "per la quasi totalità al calo delle nascite da coppie di genitori entrambi italiani, che costituiscono oltre i tre quarti delle nascite totali". I nati da genitori italiani, 298.948 bambini nel 2023, sono circa 12.000 in meno rispetto al 2022 (-3,9 per cento) e 181.000 in meno rispetto al 2008 (-37,7 per cento).
Il calo demografico non riguarda solo gli italiani, ma anche gli stranieri, che costituiscono il 21,3 per cento del totale. Nel 2023 i nuovi nati sono stati 80.942: c'è stata quindi una diminuzione dell'1,5 per cento rispetto agli 82.216 del 2022 e del 25,1 per cento rispetto al 2012. A diminuire sono state in particolar modo le nascite da genitori entrambi stranieri: -3,1 per cento sul 2022 e -35,6 per cento nel confronto con il 2012.
Nel 2023, si è osservato anche che i figli nati fuori dal matrimonio sono lievemente diminuiti: si attestano a 160.942, registrando un calo di poco più di 2.000 unità rispetto al 2022. Ma cresce la loro incidenza sul totale delle nascite: 42,4 per cento nel 2023, +0,8 punti percentuali sul 2022, anche se in misura inferiore rispetto alla crescita media registrata nel periodo 2008-2022 (+1,5 per cento annuo).
L'Istat evidenzia le principali difficoltà che ostacolano l'incremento delle nascite: "L’allungarsi dei tempi di formazione e di uscita dal nucleo familiare di origine da parte dei giovani, le difficoltà nel trovare un lavoro stabile e il problematico accesso al mercato abitativo". Ci sono però alcuni dati su cui riflettere: nel 1900 l’Europa ospitava circa il 18 per cento della popolazione mondiale, nel 2020 siamo scesi al 9,5 per cento: l’assenza della demografia nel dibattito pubblico provoca un notevole handicap analitico e non ci consente di affrontare grave problema del nostro continuo inverno demografico.