Joseph Mifsud (a destra) è stato ricevuto dall’ambasciatore russo a Londra Alexander Yakovenko in un incontro del maggio 2014. Negli anni successivi i suoi legami con i russi saranno intensi

Dov'è Joseph Mifsud, il prof. del Russiagate?

Luciano Capone

Mistero. Nessuno lo trova: il docente della Link Campus (di E. Scotti) è sparito da cinque mesi. Un giallo italiano in un grande intrigo internazionale. Inchiesta

Lo cercano l’Fbi, i russi, la Corte dei conti italiana, gli ex colleghi, i giornalisti e la fidanzata che ha da poco partorito, ma nessuno lo trova. Oppure, se qualcuno l’ha trovato non lo dice a nessuno. La domanda che mezzo mondo si fa da cinque mesi è: dov’è Joseph Mifsud? Per adesso non c’è risposta. La scomparsa del misterioso “professore maltese” finito al centro del Russiagate è un piccolo giallo dentro un grande intrigo internazionale. Sembra il plot di un romanzo di spionaggio, ma è una storia reale che incrocia protagonisti italiani e che ha come centro nevralgico una piccola università romana: la Link Campus University, l’ateneo fondato dall’ex ministro democristiano Vincenzo Scotti e da cui il M5s sta pescando la sua classe di governo, in particolare i tre ministri che dovrebbero occuparsi proprio di politica estera, sicurezza e intelligence (Paola Giannetakis all’Interno, Emanuela Del Re agli Esteri, Elisabetta Trenta alla Difesa).

 

Sembra una spy story, ma è una storia reale che ha come centro nevralgico la piccola università da cui il M5s pesca i suoi ministri

Partiamo dalle domande principali. Chi è Joseph Mifsud? E perché è così ricercato? Nell’indagine sulle interferenze russe nella campagna elettorale americana del 2016 e sugli aiuti di Vladimir Putin all’elezione di Donald Trump, il procuratore speciale Robert Mueller parla di un “professore” che avrebbe riferito all’allora consigliere della campagna elettorale di Trump George Papadopoulos che i russi erano in possesso di migliaia di e-mail imbarazzanti su Hillary Clinton. E questo nell’aprile 2016, mesi prima che i democratici venissero a conoscenza dell’hackeraggio sui propri sistemi. Il professore in questione è proprio Mifsud. Il docente della Link Campus conosceva Papadopoulos per aver lavorato con lui in una strana società a Londra e, dopo aver saputo che il giovane ex collega era diventato consulente di Trump, lo avrebbe messo in contatto con figure vicine a Putin come Ivan Timofeev, esponente del Russian International Affairs Council, un think tank fondato dal Cremlino.

 

La fidanzata

 

Dopo che a fine ottobre 2017 queste rivelazioni sul Russiagate sono divenute pubbliche Mifsud sparisce. Non si sa dove sia, non risponde al telefono, non risponde alle mail. E insieme a lui spariscono le sue pagine sui siti delle università – a partire dalla Link Campus – e delle organizzazioni a cui era affiliato. Da allora è irreperibile e la lista delle persone che lo cercano si allunga sempre di più. Alberto Nardelli di BuzzFeed si è messo sulle sue tracce e ha scoperto che anche la sua fidanzata, una giovane donna ucraina, non lo vede da mesi. La donna era incinta di Mifsud e nel frattempo il bambino è nato, ma del padre nessuna traccia. L’ultimo contatto è un messaggio Whatsapp del 31 ottobre 2017, quando diventa di dominio pubblico la notizia del suo coinvolgimento, in cui Mifsud le dice di “non rispondere” ai giornalisti. Da allora in poi niente. BuzzFeed scrive che anche la giustizia italiana lo cerca, ma senza successo. Mifsud è indagato per danno erariale in una vicenda minore rispetto al Russiagate, ovvero per un ingiustificato compenso percepito dal Consorzio universitario di Agrigento, di cui il maltese è stato presidente per alcuni anni: la Procura della Corte dei Conti siciliana lo ha cercato per mesi ma non lo ha mai trovato e alla fine la citazione gli è stata notificata in contumacia.

 

Le versioni della Link Campus sul ruolo di Mifsud (ufficio stampa, Vincenzo Scotti e Franco Frattini) non coincidono tra loro e con i fatti

Dov’è Joseph Mifsud? Tra i tanti italiani che potrebbero sapere qualcosa di lui, uno è Gianni Pittella. Il deputato del Partito democratico ed ex capogruppo del Pse all’Europarlamento conosce molto bene il professore, è stato visiting professor della “London Academy of Diplomacy” (un’organizzazione di Mifsud ora chiusa) e ha segnalato al docente maltese una donna italiana in scadenza di contratto a Strasburgo, Simona Mangiante. La giovane avvocatessa italiana è la fidanzata di Papadopoulos e fu assunta da Mifsud al “London Centre of International Law Practice” (Lcilp), un’altra istituzione in cui era coinvolto Mifsud e dove lavorava Papadopoulos prima di diventare consigliere di Trump. La Mangiante si licenziò dopo pochi mesi perché quel centro che doveva essere uno studio legale le sembrò una copertura di qualcosa poco chiaro. Da allora la donna ha tagliato i ponti con Mifsud.

 

Ma neppure Pittella, che aveva un rapporto più amichevole, sa dove sia. “L’ho conosciuto perché era presidente di un’associazione di università del Mediterraneo (Emuni, ndr), era una persona gioviale e con lui mi occupavo di temi che riguardano il Mediterraneo. Non lo sento da tanto tempo – dice Pittella al Foglio – ma lui era così, non si faceva sentire per mesi e mesi e poi ricompariva per proporre convegni sulla pace, iniziative sulla politica estera. Lo conoscevo per questo, come un grande networker, mi fa strano vederlo come un protagonisti di trame e spionaggio internazionale. Non ho mai avuto il sospetto che potesse fare queste cose”. E ora dove potrebbe essere? “Non ne ho idea e francamente in questi mesi ho avuto altro a cui pensare, anche perché ci sono delle indagini in corso e non tocca a me cercarlo”.

 

L’ultimo avvistamento

 

Per stare sulle tracce di Mifsud tocca andare alla Link Campus University, l’ultimo luogo dove è stato avvistato. Il 1° novembre 2017 un giornalista di Repubblica si intrufola nel campus e lo intervista nei corridoi della Link: Mifsud nega le accuse che gli vengono rivolte, di aver parlato a Papadopoulos delle e-mail rubate alla Clinton, ma conferma alcuni dettagli come l’amicizia con Timofeev, il suo legame con il Cremlino. Da allora nessuna notizia di Mifsud. L’università dice al Foglio di non avere più contatti con il professore maltese da novembre e che “il rapporto professionale di Joseph Mifsud con la Link Campus University è iniziato nel 2017 come professore straniero in Italia, in quanto full professor della prestigiosa Stirling University”. Poi, dopo le notizie sul Russiagate, Mifsud si è dimesso dall’università scozzese di Stirling ed “è decaduto anche da noi – dice l’ufficio stampa della Link – ciò è avvenuto nel mese di novembre”. In pratica il rapporto di Mifsud non sarebbe mai decollato: “L’unico incarico presso Link Campus è la nomina nel 2017 a Program Leader del corso di laurea in International studies”, ma “il prof. Mifsud non ha mai iniziato le lezioni” a causa delle notizie sul Russiagate, “da allora non si è più presentato”. L’università precisa anche che Mifsud, curando i rapporti internazionali dell’Università di Malta dal 2000 al 2007, ha collaborato “allo sviluppo dei rapporti internazionali di Link Campus University” che, all’epoca, era una filiazione dell’università maltese. Ma dal 2007 in poi, secondo l’università, Mifsud non ha avuto alcun ruolo nella Link: non proprio uno sconosciuto, ma un vecchio conoscente perso ormai di vista.

 

In realtà Mifsud negli ultimi anni – a questo punto non si sa a che titolo, visto che formalmente non aveva alcun incarico – ha avuto un ruolo di primo piano nella tessitura di relazioni, nella costruzione di partnership internazionali e nell’arrivo di finanziatori della Link University, che si sono concretizzate in tre accordi con i russi, con i sauditi e con un uomo d’affari svizzero.

 

I russi

 

Secondo il procuratore Mueller è l’uomo che attraverso Papadopoulos ha messo in contatto la campagna elettorale di Trump con il Cremlino

Joseph Mifsud ha un lungo rapporto di amicizia con la Russia. Ogni anno dal 2013, almeno una volta all’anno, vola a Mosca per partecipare a conferenze universitarie e accademiche; nel maggio 2014 fece visita all’ambasciatore russo a Londra Alexander Yakovenko, ricambiato poche settimane dopo da una visita alla sua accademia di una delegazione dell’ambasciata russa. Mifsud è anche uno degli “esperti” del Valdai Club, la cosiddetta Davos di Putin, il meeting annuale in cui l’élite russa discute e delinea le strategie di politica estera, economica ed energetica. E secondo le carte del procuratore Mueller Mifsud avrebbe contattato Papadopoulos nell’aprile 2016 proprio durante un suo viaggio in Russia per il Valdai meeting e al ritorno da Mosca avrebbe detto all’uomo di Trump della mail della Clinton in mano ai russi. Mifsud era relatore in un panel sull’energia con Ivan Timofeev – colui che avrebbe fatto da cerniera tra il Cremlino e il comitato di Trump – e un finanziere basato in Svizzera, Stephan Roh, presidente di Ils Energy (questo nome ritornerà più avanti). Mifsud, proprio per gli ottimi rapporti con i russi, ha avuto un ruolo fondamentale (anche se l’università e i suoi vertici smentiscono) nell’accordo della piccola Link Campus con la Lomonosov Moscow State University (“la più importante università statale della Russia”) siglato l’8 ottobre 2016. In seguito a questa partnership la Link ha programmato un master in “Globalisation, governance and international understanding” in cui oltre ai docenti italiani insegnano diversi professori russi, tra cui Ivan Timofeev, l’amico di Mifsud coinvolto nel Russiagate. La pagina con l’elenco dei professori ora è stata rimossa dal sito della Link (come tante altre cose che riguardano Mifsud).

 

I sauditi 

 

L’8 maggio 2017 a Roma la Link Campus firma una partnership con la Essam & Dalal Obaid Foundation (Edof) che fa nascere nell’ateneo romano il “Centre for War and Peace Studies”, un centro studi sulla pace e sulla guerra: “Il professor Joseph Mifsud – dice il comunicato – sarà nominato Founding director del centro per un periodo di tre anni”. Siglano l’accordo il presidente dell’università Vincenzo Scotti e Nawaf Obaid di Edof. Questa fondazione appartiene a una ricca famiglia saudita, la famiglia Obaid, proprietaria dell’azienda petrolifera PetroSaudi, fondata insieme a un importante esponente della famiglia reale saudita, il principe Turki bin Abdullah. Perché la scelta di dirigere questo centro sia caduta su Mifsud non dipende dal suo curriculum ma dalle sue relazioni con i sauditi: il professore maltese ha partecipato a diverse conferenze in Arabia Saudita e inoltre Nawaf Obaid della fondazione Edof era un visiting fellow della London Academy di Mifsud a Londra insieme a Stephan Roh (di cui abbiamo accennato prima e di cui parleremo a breve). Il legame tra la Link e i sauditi è stato evidentemente propiziato dal professore maltese e forse non è una coincidenza il fatto che, nonostante il progetto con la fondazione saudita prevedesse durata triennale, la pagina del “Centre for war and peace studies” (di cui faceva parte la “ministra” M5s Elisabetta Trenta) sia sparita dopo pochi mesi dal sito della Link insieme a Mifsud.

 

Lo svizzero

 

Nell’ottobre 2016 la Link annuncia un doppio successo: un accordo con la principale università statale russa (di cui abbiamo parlato) e un partner strategico internazionale. La Drake Global Ltd, una società britannica impegnata nel campo dell’istruzione entra nel capitale: valuta l’ateneo circa 50 milioni di euro e acquista il 5 per cento delle quote, con l’obiettivo di raggiungere il 49 per cento in pochi mesi. La società è di Stephan Roh, un avvocato svizzero che entra anche a nel cda della fondazione Link Campus. Ma chi è Roh? Come abbiamo visto, è un vecchio amico di Mifsud: partecipano insieme al Valdai Club in Russia; hanno coautorato alcuni scritti; Roh era visiting professor nell’accademia di Mifsud e Mifsud era consulente dello studio legale di Roh (ma il suo nome è stato cancellato dal sito dopo il Russiagate). Roh ha investimenti molto diversificati, che vanno dalla moda (ha un marchio di abbigliamento insieme alla moglie Olga, un’ex modella russa) all’istruzione (Link Campus), passando per il settore legale (RoH Attorneys at law) ed energia (la Bbc scrive che nel 2005 ha acquistato nel Regno Unito una piccola azienda che si occupa di nucleare).

 

I russi, i sauditi e lo svizzero. In tutti i più importanti accordi internazionali della Link Campus c’è la mano del professore maltese

Le partnership e gli accordi più importanti della Link Campus degli ultimi anni sembrano passare dal network di Mifsud. Pare strano che l’università sminuisca il suo contributo e che il professore maltese si sia impegnato così tanto per la piccola università romana senza avere alcun ruolo formale prima del 2017. Anche perché questa affermazione della Link Campus non è vera: tra i link rotti o cancellati dal sito (ma recuperabili) c’è anche la programmazione del corso in “Studi strategici e scienze diplomatiche” e Joseph Mifsud risulta come docente sia nell’anno accademico 2016/2017 sia nel 2015/2016.

 

Le versioni dell’università

 

Il Foglio è andato alla Link Campus per chiarire il rapporto tra la Link e il professore del Russiagate, il suo ruolo avuto nei vari accordi internazionali, il perché dell’improvvisa cancellazione delle sue tracce dal sito e dove possa essere adesso. Le risposte dei vertici dell’università sono state, inaspettatamente, tutte diverse e per molti aspetti contraddittorie.

 

Il primo con cui abbiamo parlato è il direttore generale, Pasquale Russo, che in attesa di farci incontrare il presidente Scotti ha spiegato come l’università non sapesse nulla delle attività di Mifsud con i russi, che il professore è scomparso all’improvviso diventando irreperibile, non ha mai iniziato le lezioni e ovviamente non sanno dove possa essere. Ma dopo lo scandalo la Link sta “tagliando tutti i legami” con Mifsud: lui è decaduto, il centro studi in partnership con i sauditi è stato chiuso e sono stati mandati a casa anche alcuni docenti portati da lui. Resta la presenza del finanziere Roh nel capitale: “Ha messo solo 250 mila euro e non 2,5 milioni come si è scritto – dice Russo – ma non è salito nel capitale, non è più nel cda e stiamo cercando di ricomprare le quote per evitare ogni speculazione”. La partnership con l’università di Mosca è invece ancora in piedi, perché Mifsud non avrebbe avuto alcun ruolo: “Due ex ministri degli esteri come Scotti e Frattini non avevano bisogno di Mifsud per farsi accreditare a Mosca”, dice il direttore generale.

 

La versione di Vincenzo Scotti, fondatore e dominus dell’università, è molto diversa. L’ex ministro è seccato dalla morbosa attenzione sulla Link (nelle ultime settimane sono usciti diversi articoli critici che senza prove associano l’università al mondo dei servizi segreti): “Dopo che per 20 anni sono sono state ignorate le nostre analisi strategiche e i nostri studi sulla frontiera della ricerca – dice in maniera animata Scotti – ora si tenta di colpire un’università libera con un’operazione di killeraggio mediatico per attaccare il M5s, ma noi dialoghiamo con tutte le forze politiche e lavoriamo per il bene del paese”. Nel merito della questione Mifsud Scotti dice che non sa dove sia e che “i suoi problemi personali non riguardano e non coinvolgono l’università”. Sulle partnership dà due risposte diverse rispetto al direttore generale: il centro studi nato dall’accordo con la fondazione saudita Edof “si è esaurito perché sono finiti i progetti di ricerca, come spesso capita” e l’ingresso di Roh nel capitale dell’università “non c’entra nulla con Mifsud, è dovuto al fatto che la moglie di Roh ha un marchio di moda (Rohmir, ndr) e, visto che abbiamo un master in moda, ha fatto un investimento per valorizzare il brand”.

 

Franco Frattini, Programme leader di un corso di laurea magistrale nell’università di Scotti, contattato telefonicamente dal Foglio dice di essere stato “francamente sorpreso” per il coinvolgimento di Mifsud nel Russiagate e “queste attività di certo non si svolgevano nell’università”: “Lui mi è stato presentato come referente della University of Stirling, ma non è che avesse fatto molte cose da noi, non penso neppure facesse lezione”. Riguardo all’accordo con l’università moscovita, invece, Mifsud non avrebbe avuto un ruolo importante: “Mi sono occupato direttamente di questa collaborazione – dice Frattini al Foglio – conosco personalmente il rettore della Lomonosov, ho avuto un rapporto diretto con il rettorato e Mifsud non l’ho incrociato molto. Il memorandum lo firmammo io e Scotti”. Frattini, come Scotti, è un ex ministro degli Esteri ed è anche dottore ad honorem all’Accademia delle scienze di Mosca e quindi non aveva certo bisogno di essere introdotto in Russia da Mifsud, però una cosa è certa: l’8 ottobre 2016 a Mosca a firmare l’accordo con l’università Lomonosov c'erano tre persone, Scotti, Frattini e Mifsud. E il docente maltese veniva presentato come “professore della Link Campus” (ma all’epoca, secondo ciò che dice oggi l’università romana, Mifsud non aveva alcun incarico). Inoltre, in un numero del 2017 della rivista russa “International Affairs”, il professore dell’Università Lomonosov Yuri Sayamov racconta la genesi dell’accordo con la Link: “Nel 2013, durante il suo soggiorno nella capitale russa, il professor Joseph Mifsud suggerì alla nostra facoltà di unirsi a un progetto per riformare la Link Campus University a Roma”.

 

Da quando Mifsud è sparito pare che la preoccupazione principale non sia cercarlo, ma far sparire le tracce di ogni legame con lui: il suo nome è stato rimosso dal sito della Link Campus, dal sito di Roh, dal sito di Stirling e da ogni organizzazione con cui ha avuto a che fare. Non è possibile però cancellare una domanda: dov’è Joseph Mifsud?

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali