Mikhail Lesin, il fondatore di Russia Today, morto in circostanze sospette a Londra nel 2015 (foto via Youtube)

La morte russa. Chi ha ucciso Mikhail Lesin?

Micol Flammini

Il fondatore di Russia Today è stato ritrovato morto a Washington nel 2015. Le indagini erano a un punto morto, finché non è apparso un rapporto di Christopher Steele, l'ex spia britannica, autore del dossier Russiagate

Roma. “E’ stato un incidente, non ci sono dubbi”, aveva detto la direttrice di Russia Today, Margarita Simonyan, riguardo alla morte di Mikhail Lesin. Lo stesso aveva detto anche la polizia americana. Il fondatore di RT, l’emittente televisiva voluta dal Cremlino per trasmettere in lingua inglese la versione russa dell’attualità, è stato ritrovato morto al Dupont Circle Hotel di Washington. Era il 5 novembre del 2015, si era parlato di un infarto, poi la causa della morte era stata attribuita a delle botte che Lesin, ubriaco da almeno tre giorni secondo l’autopsia, si era procurato cadendo.

 

Il referto non parlava solo di colpi in testa, ma anche sul collo e sulla schiena, zone non facili da raggiungere inciampando. Il decesso del creatore della disinformacija si era così aggiunto alla lista delle morti sospette di cittadini russi all’estero. Dopo un anno di indagini, il caso era stato archiviato ed etichettato come un incidente, ma il sito americano BuzzFeed nel frattempo aveva raccolto le testimonianze di tre agenti dell’Fbi che non credevano alla versione ufficiale e sostenevano che Lesin fosse stato ucciso da due sicari russi, intervenuti per impedire che il fondatore di RT raccontasse all’intelligence americana come funzionava la macchina di propaganda russa che lui aveva contribuito a creare – Lesin è morto un giorno prima di un suo colloquio previsto con le autorità di Washington.

 

BuzzFeed stava già conducendo un’inchiesta su 14 omicidi avvenuti sul suolo britannico, che l’Fbi attribuisce a Mosca. Poi ha deciso di investigare anche sul caso dell’ex capo della comunicazione del Cremlino. Le indagini erano arrivate a un punto morto, fino a quando non è apparso un rapporto sul caso Lesin che porta la firma di Christopher Steele. L’ex agente dei servizi segreti britannici è l’autore del controverso dossier in cui si affermava che la Russia, durante la campagna elettorale americana, aveva “alimentato, sostenuto e assistito” Donald Trump. Le quattro fonti di BuzzFeed che hanno letto il rapporto inviato alla polizia di Washington, hanno riferito che, secondo Steele, Lesin sarebbe stato bastonato da sicari per conto di un oligarca vicino a Vladimir Putin. Nel rapporto si legge inoltre che agli assassini non era stato ordinato di uccidere il fondatore di RT, ma solo di picchiarlo. Secondo tre delle fonti i sicari sarebbero agenti russi.

 

 

Per BuzzFeed, il rapporto di Steele, che non è ancora stato reso pubblico, si aggiunge a una mole crescente di prove che mette in dubbio la tesi dell’incidente. “Quello che posso dirvi – aveva riferito un anno fa un agente dell’Fbi alla testata online – è che nessuno crede davvero che questo tizio si sia ubriacato, sia caduto e sia morto. Tutti pensiamo che sia stato picchiato e che dietro ci fossero Putin o il Cremlino”. Quindi gli assassini si sarebbero dovuti limitare a spaventare Mikhail Lesin per impedirgli di recarsi il giorno dopo al dipartimento di Giustizia e spifferare tutti o segreti di una delle creature più care al Cremlino. Le nuove rivelazioni arrivano in un momento in cui le tensioni tra Russia e occidente si sono inasprite. Gran Bretagna e Stati Uniti hanno accusato Mosca di aver avvelenato l’ex spia russa Sergei Skripal e sua figlia a Salisbury.

 

 

Il Cremlino ha negato ma molte nazioni hanno risposto con l’espulsione dei diplomatici russi, l’Italia ne ha cacciati due. Londra ha minacciato di sospendere l’attività di Russia Today sul suolo britannico e ha riaperto i fascicoli delle 14 morti sospette di cittadini russi, quelle su cui ha indagato BuzzFeed. Rimangono però molti aspetti da risolvere. Innanzitutto il rapporto tra Lesin e Putin. Dopo il crollo dell’Unione sovietica. Mikhail Lesin aveva messo su un’agenzia di pubblicità e comunicazione che aiutò prima Boris Eltsin, poi Vladimir Putin a vincere le elezioni. Il primo lo scelse come ministro della Comunicazione, il secondo come consigliere e fu proprio lui il teorico di una vasta rete che aiutò il Cremlino a controllare tutti gli organi di stampa. Fece fuori talmente tanti oppositori che la fama e la fisicità, un uomo tarchiato con la testa grossa, gli valsero il soprannome di Bulldozer. Nel 2005 fonda Russia Today e nel 2009 si allontana, o viene allontanato, dal Cremlino. Spende, spande, si trasferisce negli Stati Uniti, dà al figlio Anton i soldi per produrre film a Hollywood, beve, acquista Serenity, uno yacht da 40 milioni di dollari, e la notte prima della sua catarsi, la notte prima di confessare i suoi peccati da grande manipolatore dell’informazione, muore.