Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta (foto LaPresse)

Trenta senza lode

Annalisa Chirico

Un contratto firmato con i servizi dalla società del ministro della Difesa diventa un guaio. Materia per il Copasir

Roma. C’è un altro caso politico con cui il ministro della Difesa Elisabetta Trenta dovrà fare presto i conti. Questa volta il tema non riguarda il presunto conflitto d’interessi per un marito capitano dell’esercito né l’ingaggio del contractor Gianpiero Spinelli per la messa in sicurezza dei siti archeologici di Sabratha e Cyrene in Libia. Il tema è un contratto particolare che la SudgestAid ha perfezionato nei primi mesi del 2018, quando l’esponente vicino al 5 stelle era già in corsa per un seggio senatoriale nel collegio plurinominale Lazio 2. E la storia di quel contratto, finora inedito, ci costringe a fare alcune domande: quali rapporti legano il numero uno di Palazzo Baracchini ai servizi di sicurezza italiani?

 

Fresca di nomina, Trenta si è dovuta difendere dalle accuse di conflitto d’interessi per il caso di un ministro, vertice delle forze armate, unita in matrimonio con il capitano dell’esercito Claudio Passarelli, alto dirigente del medesimo ministero, a capo della segreteria della vicedirezione nazionale competente in materia di appalti degli armamenti. Come primo atto, il ministro ha disposto il trasferimento del coniuge all’ufficio Affari generali, retto da un dirigente civile, che sovrintende alle esigenze organizzative e logistiche del funzionamento del segretariato generale.

 

“Nonostante mio marito non si sia mai occupato di armamenti – ha precisato la numero uno di Palazzo Baracchini – ho chiesto il suo trasferimento. Il M5s lavora al di sopra di ogni più piccolo sospetto”. Eppure c'è qualche altra cosa che non torna e che merita di essere chiarito: il ruolo di Trenta in SudgestAid, la società senza scopo di lucro, nell’orbita dell’università Link Campus, di cui il neo ministro è tuttora un quadro in aspettativa. Il settimanale francese Le Point ha evidenziato, per primo, l’anomalia di un ministro della Difesa “presidente di una società che recluta mercenari in medio oriente” ma quella storia diventa quasi secondaria se il ministro non chiarirà quello che risulta al Foglio: nei primi mesi dell’anno l’agenzia di sicurezza esterna si è avvalsa dell’expertise di SudgestAid per un progetto di cooperazione in Libia riconoscendo a essa un compenso attorno ai dieci milioni di euro.

 

Avete capito bene: la candidata grillina, che già alla vigilia del 4 marzo il capo politico Luigi Di Maio indicava come possibile ministro della Difesa, eraed è tuttorainquadrata in una società in affari con i servizi di sicurezza. Problema: era compatibile o no quel ruolo con il suo mandato politico? Fino a pochi giorni fa, la docente universitaria, già vicedirettore del master in Intelligence e sicurezza alla Link Campus e unico componente dell’esecutivo a poter rivendicare una cattedra alla Lomonosov (l’Università statale di Mosca cara a Putin), era membro del comitato direttivo di Consortium for research on intelligence and security services, l’ente che per gestione e personale è organico alla Link. Dello stesso consorzio fanno parte la SudgestAid e la fondazione Icsa (Intelligence culture and strategic analysis), centro studi istituito nel 2009 dal presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga e da Marco Minniti (non più presidente esecutivo dal 2013).

 

Reperire qualche informazione in più sulla SudgestAid è impossibile, da qualche giorno la sede in via Nomentana è deserta, il telefono è staccato e il sito curiosamente inaccessibile. Estrema riservatezza avvolge il microcosmo che ha allevato l’attuale ministro Trenta e per paradosso gli inflessibili paladini della trasparenza assoluta si rifiutano di chiarire un reticolo di rapporti che meriterebbe chiarezza. Contattata dal Foglio, il ministro non ha fornito spiegazioni sul contratto di SudgestAid. Eppure i punti da chiarire ci sono. Il ministro si è dimesso dagli incarichi nella suddetta società? Come spiega che, quando lei era già in corsa per un seggio al Senato, lo stesso ente otteneva una commessa milionaria dai servizi di sicurezza? Come avrebbero detto un tempo i parlamentari del Movimento 5 stelle: i cittadini hanno diritto di sapere. La storia della SudgestAid, se non chiarita, potrebbe essere un guaio per il nuovo ministro della Difesa, costretta a fare i conti tra le altre cose con la retorica della onesta trasparenza del governo gialloverde. Possibile che nei prossimi giorni la storia finisca al centro del nuovo Copasir.