Robert Mueller (foto LaPresse)

Il piano B di Mueller per incastrare Trump sul Russiagate

Redazione

Il procuratore, che indaga la presunta collusione fra il governo russo e il comitato elettorale del candidato repubblicano, vuole portare il presidente davanti al gran giurì

Il 5 marzo scorso, il procuratore speciale Robert Mueller ha evocato la possibilità di emettere un mandato per far interrogare il presidente americano Donald Trump davanti a un gran giurì, una giuria con poteri speciali prevista nell'ordinamento degli Stati Uniti. Mueller, che sta indagando sul cosiddetto Russiagate – la presunta collusione fra il governo russo e il comitato elettorale di Trump nella campagna presidenziale del 2016 –, ha minacciato di citare in giudizio il presidente nel caso rifiutasse di sottoporsi a un interrogatorio, scrive il Washington Post. Quattro fonti anonime avrebbero parlato ai giornalisti di un incontro all'inizio di marzo fra Mueller e gli avvocati del tycoon. Una mossa che potrebbe portare ad uno storico conflitto davanti alla Corte suprema. Trump potrebbe certo avvalersi del quinto emendamento della Costituzione che prevede che “nessuno sarà tenuto a rispondere di reato, che comporti la pena capitale, o che sia comunque grave, se non per denuncia o accusa fatta da un Grand Jury”. Trump può quindi rifiutarsi di rispondere, ma ci sarebbero altrettanto chiaramente conseguenze politiche e legali. La scorsa settimana l'ex sindaco repubblicano di New York, Rudy Giuliani, che di recente ha preso il timone del team legale di Trump, ha incontrato Mueller proprio per discutere di un'eventuale testimonianza del presidente.

   

Le domande scoperte dal Nyt

L'avvertimento di Mueller ha suscitato una forte risposta da parte di John Dowd, che all'epoca era il principale avvocato della Casa Bianca, scrive il WaPo. "Questo non è un gioco. Stai 'incasinando' il lavoro del presidente degli Stati Uniti", avrebbe detto Dowd che il 22 marzo scorso ha rassegnato le dimissioni. Dopo quell'incontro, Mueller ha accettato di fornire agli avvocati del presidente informazioni più specifiche sugli argomenti che i pubblici ministeri desiderano discutere. Con questi dettagli in mano, l'avvocato di Trump Jay Sekulow ha compilato una lista di almeno 48 domande, poi pubblicata dal New York Times. I possibili interrogativi del procuratore spaziano dal licenziamento del direttore dell'Fbi James Comey e del primo consigliere per la sicurezza nazionale, Michael Flynn, ai rapporti con il ministro della Giustizia Jeff Sessions e al famoso incontro del 2016 nella Trump Tower tra i più fidati collaboratori dell'allora candidato repubblicano ed emissari di Mosca che avevano promesso di condividere notizie diffamanti sulla avversaria nella corsa alla Casa Bianca, Hillary Clinton. Ieri, in replica allo scoop del New York Times, è intervenuto lo stesso Trump. In un tweet, il presidente ha definito l'articolo "vergognoso" e negato di voler "ostruire la giustizia": l'intera inchiesta è una "caccia alle streghe", secondo Trump.

   

 

Il team legale di Trump si sta preparando quindi allo scontro finale con Mueller, alla luce della possibilità che il procuratore speciale emetta veramente un mandato di comparizione per il presidente. Un'eventualità che alcuni avvocati del magnate mettono in dubbio, ritenendo che non si spingerà così lontano. Quanto alla possibilità che Trump invochi il quinto emendamento, due fonti hanno sottolineato alla Cnn che ci sono molte "questioni costituzionali" che devono essere appianate prima di prenderla in considerazione.

   

  

Che cos'è il gran giurì

Un "Grand Jury" è un istituto giuridico che deriva dalla common law anglosassone e che sopravvive solo nei sistema giudiziario di Stati Uniti e Liberia. Il gran giurì può emettere un rinvio a giudizio, che è l'unico strumento di imputazione in caso di reati contro la Costituzione americana e consiste di 16-23 membri, scelti a caso tra comuni cittadini e selezionati da un tribunale federale. È uno strumento che consente al procuratore di emettere mandati per acquisire documentazione o altre prove. Può anche emettere mandati di comparizione di testimoni, che sono obbligati a presentarsi e ad essere interrogati sotto giuramento davanti al collegio. I mandati di comparizione del gran giurì sono strumenti d'indagine fondamentali, perciò il collegio viene istituito all'inizio di un'inchiesta, non alla fine. Mueller lo ha convocato il 4 agosto scorso. Il presidente Bill Clinton comparve davanti al gran giurì nell'inchiesta su Monica Lewinski e il procuratore indipendente Kenneth Starr lo accusò di "spergiuro e falsa testimonianza", il che condusse al suo impeachment da parte della Camera, dominata dai repubblicani.

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