Uber - foto via Getty Images

Tra taxi e ncc

La protesta di Uber arriva per mail: "Governo Meloni, dove vogliamo andare?"

Nicolò Zambelli

Il general manager dell'azienda di trasporto privato scrive una lettera aperta indirizzata a tutti i suoi iscritti. Nel mirino le nuove regole allo studio del ministero dei Trasporti circolate nelle scorse ore. Il viceministro Bignami al Foglio: "Non prendo posizione, se ne occupa Salvini"

"Per leggere questa lettera impiegherete circa 2 minuti, forse tra qualche mese per prendere un Uber in Italia dovrete impiegarne 60". Questa mattina migliaia di iscritti alla piattaforma Uber si sono ritrovati questa mail nella propria casella di posta. A firmarla è il general manager della sede italiana dell'azienda, Lorenzo Pireddu. Attraverso la lettera aperta inviata direttamente ai clienti, Pireddu ha voluto esprimere la sua preoccupazione in merito ad alcuni provvedimenti sui quali sta lavorando il ministero dei Trasporti. Il messaggio solleva l'enorme, e ancora irrisolto, problema dei taxi in Italia e, più in generale, la difficoltà nel regolamentare il servizio di trasporto privato armonizzando la spropositata domanda con la scarsa offerta.

 

 

Il general manager parte dal concreto e ribadisce che cos'è stato Uber negli anni, soprattutto in Italia, dove le difficoltà di gestire il trasporto privato si protraggono da tempo: "Rispondendo a un semplice problema – come posso spostarmi dal punto A al punto B in modo facile e immediato? – negli ultimi 15 anni abbiamo cambiato il modo in cui le persone si muovono nelle città di tutto il mondo", scrive. "Siamo presenti in oltre 15 città italiane – continua – perché spostarsi con Uber non deve essere un privilegio di New York, Parigi, Milano o Roma. Dopo le berline nere degli Ncc abbiamo aperto il servizio anche ai taxi perché non siamo qui per dividere, ma per innovare".
 

Pireddu poi attacca il governo: "Da italiani ci siamo rassegnati a code infinite e a non trovare una corsa quando ci serve. Il nostro governo sembra però non voler risolvere la situazione, ma addirittura andare nella direzione opposta a quello che serve ai cittadini. Il tempo di attesa medio per una corsa Uber in Europa è di 5 minuti, ma secondo una nuova legge che potrebbe entrare in vigore tra qualche mese il tempo obbligatorio di attesa in Italia per un utente sarà di 60 minuti. Perché a Roma o Milano le persone devono aspettare 55 minuti in più per la corsa rispetto a Parigi o Madrid?", si chiede Pireddu.
 

Il general manager di Uber Italia fa riferimento alla bozza di un decreto del ministero dei Trasporti circolata nelle ultime ore. Secondo quanto riferiscono dall'azienda, tra le altre proposte il Mit starebbe pensando di introdurre una "pausa obbligatoria" di un'ora tra una corsa e l'altra per tutte le macchine nere, cioè gli Ncc. Una misura che andrebbe indirettamente a tutelare gli interessi dei tassisti salvaguardando il numero delle loro corse e penalizzando Uber. "Di queste questioni si occupa direttamente il ministro Salvini. Non ho approfondito in maniera tecnica il fascicolo", spiega al Foglio il viceministro dei Trasporti Galeazzo Bignami.
 

Al momento non si sa di più delle norme su cui lavora il Mit. Ma se fosse confermata la bozza significherebbe introdurre nuove misure che ostacolano Uber nel nostro paese. Un precedente è il decreto legge n. 135 del 2018 che obbligava gli stessi Ncc a rientrare in rimessa tra una corsa e l’altra. La legge è stata poi giudicata incostituzionale dalla Corte suprema e dal Garante della privacy ed è probabile che qualora passasse lo sarà anche quest'ultima.
 

Questo nuovo screzio tra Uber e lo stato italiano non è che l'ultimo di una lunga serie. Il servizio dell'azienda statunitense è ostacolato e criticato da molti sin dalla sua introduzione in Italia. Il primo stop al servizio è arrivato appena due anni dopo l'arrivo di Uber in Italia. Nel 2015, infatti, il tribunale di Milano lo blocca per "concorrenza sleale". Un primo stop che ha toccato la vera novità che l'azienda ha portato nel mercato del trasporto privato, cioè la possibilità per chiunque possieda un auto di poter dare un passaggio senza licenza. Un servizio presente nella versione "Uber Pop", bloccato dai giudici in Italia che hanno consentito l'utilizzo solo di "Uber Black", cioè l'attuale servizio (molto più costoso) che utilizza gli Ncc.
 

Nell'ultimo anno, dicono dall'azienda, Uber ha registrato 23 mila accessi all'applicazione, sintomo che sono in tante le persone che cercano soluzioni alternative per il trasporto urbano. Roma, ad esempio, conta circa 7.800 licenze taxi e mille licenze Ncc a fronte di 2,8 milioni di residenti. A Londra, con 8,9 milioni di abitanti, le licenze al 2017 erano 21.300 e quelle delle Phv (I "private hire vehicles", veicoli a noleggio privato, cioè gli Ncc, ndr) 87.410. Il nuovo Decreto Taxi, approvato il 6 ottobre 2023, ha ancora l'obiettivo di aumentare le licenze per cercare di migliorare la situazione, ma per il momento nulla si è mosso. ""Gli italiani meritano di più. Meritano di vivere in città meno trafficate e con maggiori, non minori, opzioni di mobilità. La mia domanda al governo, quindi, è molto semplice: dove vogliamo andare?", conclude Pireddu nella sua lettera.

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