Roma Capoccia

Il paradosso degli Ncc: “Vorremmo più licenze”

Gianluca De Rosa

A Roma ci sono solo 900 auto nere: “Noi vogliamo fare impresa, ma i tassisti ci hanno cacciato anche da Fiumicino”

“Per quanto riguarda quello che pensiamo noi, di licenze ne servirebbero ancora di più. Questa compressione per entrare nel mercato è assurda: a Roma si vive di turismo e a chi arriva non facciamo neppure trovare i mezzi per spostarsi, è chiaro allora che se ne vanno in Spagna o da qualche altra parte”. Leonardo Giammarino, 60 anni, rappresentate degli Ncc, siede al tavolo con le categorie del trasporto pubblico non di linea del Campidoglio, ed è sconsolato. Il comune, in vista del Giubileo, vuole emettere 2.300 nuove licenze di noleggio con conducente, che si aggiungeranno alle circa mille licenze taxi in più. Un numero in apparenza grande, ma che in realtà non lo è. Infatti, se i taxi a Roma sono solo poco meno di 8 mila, la situazione degli Ncc è ancora più incredibile. Le licenze totali nella capitale sono 850, da decenni non viene bandita una gara per emettere nuovi titoli. Il risultato: un servizio che, come quello taxi, non funziona. “Attualmente – spiega Giammarino – c’è un fabbisogno inevaso enorme: dopo la pandemia siamo stati costretti a lasciare a terra oltre il 40 per cento di chi cercava il nostro servizio, tutto per colpa di una normativa che senza decreti attuativi impedisce ai comuni di fare i bandi per le nuove licenze. Poi – prosegue– uno si chiede come mai c’è chi va a prendere la licenza a Canicattì o a Ragusa per lavorare nella capitale: c’è una domanda gigantesca che non viene soddisfatta”. 


Tutto deriva da una normativa, fortemente voluta dai tassisti e pesantemente avversata dagli Ncc, che risale ai tempi del governo gialloverde. Si tratta di un decreto del 2019 che avrebbe dovuto rivoluzionare il cosiddetto servizio pubblico non di linea, taxi ed Ncc insomma.  “Con quel decreto – dice Giammarino – hanno bloccato le licenze, perché arrivò la mano potente dei taxi”. In assenza di decreti attuativi, in pratica i comuni sono rimasti in un limbo: non posso emettere nuove licenze. Ora il ministro leghista Matteo Salvini ci ha rimesso le mani, ma gli autisti aspettano di sapere cosa accadrà, temendo, e non poco, il potere di lobby dei cugini tassisti. “Intanto – spiega il rappresentante degli Ncc –il Campidoglio sta meritevolmente andando avanti lo stesso con la redazione del bando, perché vogliono farsi trovare pronti per il Giubileo, ma senza quei decreti dovranno aspettare”. E d’altronde gli Ncc si sentono anche nella Capitale figli di un Dio minore. “Aeroporti di Roma – dice Giammariano – ha tolto, su pressione dei tassisti, i desk che avevamo dentro Fiumicino per permettere ai turisti o a chi viaggia per lavoro di prenotare una macchina con tanto di fattura e ricevuta”.


Ma perché i tassisti temono così gli Ncc? Non è solo questione di concorrenza: il problema è il loro modello di business. A differenza delle licenze taxi, infatti, quelle Ncc sono cumulabili. Insomma, un soggetto può possederne più di una, un principio che i tassisti non vogliono per nulla al mondo che possa essere applicato anche a loro. ”Tra noi – dice Giammarino – c’è  anche chi ha 10-15 licenze, ma il problema è che oggi non sono reperibili, in pratica siamo obbligati a non fare impresa e, non prendiamoci in giro, il motivo è semplice: tutelare il valore commerciale di una licenza taxi che è di 150 mila euro. Se non usciamo da questo meccanismo di rendita il servizio farà sempre schifo, serve aprire il mercato, un paese normale dovrebbe passare sopra certe logiche”.

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