Capitano 3570

Salvini vuole aumentare i taxi e pensa alle licenze temporanee

Gianluca De Rosa

Svegliato dalle file infinite davanti alle stazioni il ministro leghista vuole intervenire sulle regole (che lo fecero litigare con Draghi), ma è complicato e intanto pensa a un intervento ad effetto

Da Roma a Milano. Più taxi in giro non tra uno, due, o tre anni, ma direttamente da quest’estate. La promessa è di quelle alle quali si fa fatica a credere. Soprattutto se si guarda a chi le sta facendo. Ma Matteo Salvini si è messo in testa di stupire. Convoca, riunisce ascolta. Vuole fare qualcosa d’incredibile: cambiare le regole per taxi e Ncc, ma, soprattutto, aumentare il numero di taxi. Una roba che non riuscì neppure Mario Draghi, sopraffatto dalle proteste dei tassisti davanti a palazzo Chigi, cavalcate proprio da Salvini e dalla Lega (indimenticabile la frecciata che il premier riservò al leghista durante il suo ultimo discorso al Senato proprio un anno fa: “Non si sostengono proteste non autorizzate e violente”).

Difficile davvero insomma che possa riuscirci adesso proprio Salvini. Lo dicono i nemici, la lo pensano anche gli amici. “E’ il solito Salvini che pesca l’argomento del giorno e ci si butta sopra per fare un po’ di propaganda”. Ed in effetti la questione sembra più complessa delle emoji dei taxi che il ministro gira nelle chat con i giornalisti per annunciare incontri e audizioni (martedì ha visto il ministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso, due giorni fa i tassisti, ieri è stato il turno degli Ncc, mentre settimana prossima vedrà comuni e regioni). Edoardo Rixi, suo fedelissimo viceministro lavora a una riforma concertata con tassisti e ncc dai tempi in cui era sottosegretario al Mit nel governo gialloverde, conosce la complessità della materia e non sembra intenzionato a uno scontro con le categorie, ma il segretario della Lega, impressionato dalle file davanti alla stazione Termini, si è dato l’obiettivo di dare al problema una risposta immediata, consapevole anche di due fatti politicamente non irrilevanti. Uno: il problema dei taxi, di una domanda troppo superiore all’offerta, è sentito sul serio. Due: qualsiasi misura che scontenti la categoria non farà danno a lui, ma a FdI e Giorgia Meloni che, più ancora della Lega, conserva il voto dei tassisti.

 

La riforma complessiva l’ha affidata a Rixi e al suo capo di gabinetto, il giudice amministrativo Alfredo Storto. Intanto però prepara il colpo di teatro: avere già dall’estate più auto del trasporto non di linea, taxi e ncc appunto, in giro per le città italiane. Ieri a un question time al Senato rispondeva così: “L’obiettivo è quello di arrivare con un piano di riordino prima della pausa estiva e di avere più auto nel breve periodo a disposizione dei cittadini italiani”. Ma su quest’ultimo punto la questione sembra un’altra: come fare? il dilemma ruota intorno a questo. Per adesso l’ipotesi più accreditata è quella di licenze temporanee, valide due, al massimo tre anni da rilasciare con tempi strettissimi. Ma tra i corridoi dei dipartimenti Mobilità dei comuni che saranno i prossimi a essere convocati al ministerocircola un certo scetticismo: “Ma come si fa, serve fare un bando ci sono dei tempi amministrativi da rispettare, non si può fare una cosa del genere dalla sera alla mattina”. Insomma vedono un Salvini in modalità Quirinale, che si affanna, vede, briga, cerca, ma alla fine non conclude nulla. Ma lui durante le riunioni garantisce: “Porteremo più auto per strada lavorando insieme agli enti locali”.

 

Ancora più complicata sarà la riforma complessiva del settore. Rixi conta di partire dall’attuazione di due principi sanciti da un decreto legge del 2019 e di cui non sono mai stati approvati i decreti attuativi. Il primo riguarda l’implementazione del registro elettronico nazionale sia per i taxi, sia per gli ncc, la famosa mappatura utile per arrivare all’aumento delle licenze, in particolare degli ncc. Il secondo che riguarda questi ultimi prevede il foglio elettronico dove gli ncc dovrebbero registrare le loro attività, rendendole tracciabili. Nel 2019 questa previsione scatenò le dure proteste della categoria. In cambio gli Ncc vorrebbero l’estensione della validità delle licenze al territorio regionale. Ma c’è anche di più. Se la delega al governo contenuta nel ddl Concorrenza di Draghi prevedeva: “l’adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante l’uso di applicazioni web”, i tassisti chiedono a Salvini esattamente l’opposto: distinguere tra attività di intermediazione (le app) e interconnessione (radiotaxi). Capire cosa significhi sembra impossibile. La strada per Salvini di una riforma che non scontenti neussno, non percorribile. L’unica certezza  per adesso è quello che Salvini farà per tassisti e ncc con l’introduzione della targa professionale, un provvedimento contro l’abusivismo chiesto da tempo dai tassisti, potrebbe essere inserito anche direttamente all’interno del disegno di legge sul nuovo codice della strada.

Di più su questi argomenti: