(foto Ansa)

La beffa dei boss non c'era

Maurizio Crippa

La giustizia in Italia è il garbuglio che sappiamo, ma continuare ad amministrarla sulla base di scandali inesistenti è una colpa grave

Ventidue detenuti del carcere di Opera saranno processati per la rivolta scoppiata il 9 marzo e determinata dal timore per i contagi Covid, in luoghi che non sono certo gli alberghi di cui parlano i manettari. Difficile dire se sia proprio giusto, bisognerebbe prima calarsi nei loro panni, ma è giusto indubitabilmente: non ci si ribella contro i poteri dello stato. Poi ieri Repubblica, che aveva menato una campagna giustizialista, su numeri rivelatisi farlocchi, per i “boss” da 41 bis tornati a casa con la scusa del virus – non erano 376, e la gran parte ne aveva diritto – è tornata sul tema: “La beffa dei boss mafiosi scarcerati per il virus. La metà è ancora a casa”.

 

Era andata a finire, in maggio, che il ministro Bonafede aveva decretato, tra un pasticcio e l’altro, sul loro rientro in cella appena possibile. Ma la stessa Rep. che parla di “beffa” deve ammettere che 111 detenuti sono rientrati. Sugli altri stanno vagliando i magistrati. Rep è anche costretta a scrivere: “La prima novità che balza all’evidenza è nel numero dei 223 scarcerati”, mentre invece Bonafede “aveva parlato di 498”. Poi si è scoperto, al ministero e a Rep., che 102 scarcerati erano sottoposti a misura cautelare, e 275 erano ai domiciliari “per cause diverse e indipendenti dalla pandemia”. La giustizia penale italiana è il garbuglio che sappiamo, ma continuare ad amministrarla, e a raccontarla, in base a scandali emergenziali che non sono tali, è una colpa grave.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"