Bronzi di Riace o 5 stelle? Son rimaste 2 facce di bronzo

Maurizio Crippa

L’archeologia può restituirci il senso della realtà presente, anzi persino il senso della politica

Nel giorno in cui una svalvolata turista con cappellino (in questa estate 2020 c’è solo da sperare sia italiana, sennò poi li sentite voi le Santanchè è gli Sgarbi) si arrampica in cima agli scavi di Pompei per fare una foto panoramica, e Dio non voglia un selfie. Nei giorni in cui Tomaso “Tom-Tom” Montanari gira la Penisola alla ricerca di sassi da salvare, da lasciare inamovibili e preservare dalle mani del mercato e della cultura di massa; nell’agosto in cui, insomma, quel che è arte e storia sembra ahinoi solo un impiccio per imbelinati, ecco che riscopriamo che l’archeologia può restituirci il senso della realtà presente, anzi persino il senso della politica.

 

Merito del bravo professore Daniele Castrizio, professore ordinario di Numismatica greca e romana all’Università di Messina, che ci ha finalmente spiegato i segreti dei Bronzi di Riace. E, ohibò, abbiamo capito qualcosa anche di Cinque stelle.

 

Dunque. All’inizio erano cinque, e non due. Ed erano uno più bello figo dell’altro, anzi biondi e dorati come le famose stelle. Qualche pirla li fece approdare a Roma, ma poi – vedi come cambiano le alleanze – qualcun altro pensò di rispedirli in oriente, più adatto a certe loro anime levantine. Ma affondarono. E a parte il sospetto che a trafugare gli altri tre sia stato qualche antenato di Salvini già sceso in Calabria, resta che oggi, 2020, di tutta quella roba, delle cinque stelle magnifiche, sono rimaste due facce di bronzo.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"