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Nel nostro intimo facciamo tutti un po' schifo

Antonio Gurrado

I diari privati della regina del thriller Patricia Highsmith sono pieni di pensieri razzisti, bigotti, antisemiti. Eppure pretendere ipocrite patacche edificanti non ha senso. Si sa che da soli siamo sempre la versione peggiore di noi stessi

Hanno trovato i diari di Patricia Highsmith, cinquantasei quaderni che saranno pubblicati nel giro di un paio d’anni ma con un caveat: lasciata a sé stessa, la regina del thriller diventa sgradevole. Razzista, bigotta, antisemita, non esattamente ciò che il pubblico, sempre beneducato, si aspetta. Si tratta certo di posizioni inaccettabili per la coscienza, oltre che esprimibili solo vergognandosi. Eppure in generale non si dovrebbe restare sorpresi, poiché da soli siamo sempre la versione peggiore di noi stessi; siamo quelli che si mettono le dita nel naso e non si lavano le mani dopo la pipì (metaforicamente, spero). L’autore che scrive pagine destinate ai propri soli occhi si espone poi nel modo in cui gli altri non possono vederlo né vuol essere visto così. Non ha senso, credo, giudicarlo a posteriori per un atto privato, che funge da valvola di sfogo e autocensura; ancor meno senso, di sicuro, ha scandalizzarsi per la scoperta postuma che nel nostro intimo facciamo tutti un po’ schifo. A meno di pretendere diari scritti appositamente per i posteri, ipocrite patacche edificanti.

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