Non se ne può più delle storie strappalacrime a MasterChef. Fateli cucinare e basta

Mahatma

I venti concorrenti promettono bene. Hanno fantasia e gusto. Niente polli crudi dati in pasto ai giudici. Antonia Klugmann funziona (per ora)

Basta con le storie strappalacrime, basta con i racconti di maestre che vogliono cambiare vita dopo che il marito le ha tradite con parenti più giovani, basta con le domande di Bastianich agli universitari su quanto trombano. Basta con le redenzioni di ex obesi diventati magri palestrati. Se MasterChef fosse privato di questi stantii e ripetitivi siparietti ci guadagnerebbe. E infatti, la seconda puntata andata in onda ieri sera è stata molto più dinamica e viva della prima, anche perché – ed è questo il primo dato importante da segnalare – la classe dei venti prescelti promette molto bene. Sono bravi, sanno impiattare (dopo sei edizioni hanno evidentemente imparato qualcosa), hanno fantasia, non fanno gli sboroni.

 

E’ già qualcosa per un talent che si occupa di cucina. Corrette tutte le eliminazioni (quest'anno è folta la pattuglia di agguerrite signore dell'est eurpeo). Antonia Klugmann, triestina di tempra austroungarica, si conferma il cerbero dell’edizione, cioè il Cracco in versione femminile, la cattivona che con un solo sguardo incenerisce l’incapace. I suoi “no” sono netti e definitivi, rapidi. Ed è un bene. Senza tanti giri di parole, senza le perifrasi di Joe che boccia piatti buoni perché “voglio di più”. E non si sa bene cosa. Klugmann è poco televisiva, spesso ha la tendenza a fare la maestra di cucina più che il giudice di una gara culinaria. Ma va bene così. Negli ultimi anni avevamo assistito a una personalizzazione del programma, con i giudici al centro e i piatti a fare da corredo. Lo stesso Cracco ormai era diventato un personaggio, un attore che mandava a memoria parti sempre uguali. L'ha capito pure lui, che infatti è tornato a spadellare.

 

Che sia la svolta tanto attesa? Vedremo, già dalla prossima puntata con le esterne e tutto il consueto caravanserraglio capiremo di più. Per quanto riguarda i concorrenti, oltre a quanto già detto, si segnala la ricercatezza degli ingredienti (tant'è che spesso non si capisce nulla quando i piatti vengono spiegati), la fantasia e la voglia di azzardare senza strafare: il pollo crudo dato da mangiare ai giudici, quest'anno, non s'è ancora visto).

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  • E' nato al nord (non serve dire dove né quando, anche perché sono informazioni buone per necrologi e che poco interessano il lettore più o meno interessato). Si considera maturo quanto a età, meno a dotazione intellettuale. Non se ne cruccia, sapendo che la capacità d'elaborazione mentale in codesto mondo non deve essere per forza alta (d'altronde Hegel e Kafka non sono più bestseller da qualche decennio). Segue lo sport in generale a eccezione delle bocce, del sumo e del golf, che considera una delle più grandi sciagure capitate all'umanità, quasi quanto lo sport trasmesso sulle reti Rai. (ne parla sovente su questo giornale) Appassionato di cucina televisiva, ama le pentole che si vedono a MasterChef (delle cui puntate cura periodicamente le recensioni sempre su questo giornale) e soprattutto la relativa dispensa. Ricorda con rimpianto la tv del cane di Paolo Limiti, Floradora.