foto masterchef.sky.it

A MasterChef va in scena la disfida su Campobasso, "un posto sfigato"

Mahatma

Bastianich non sa dove sia il capoluogo molisano, Syusy Blady indignata per le tagliatelle cucinate dagli aspiranti chef. Se ne vanno Tiziana e Simonetta: per quest'ultima fatale un piatto "che sembra vasetto di cibo per gatti"

Il veleno già sprizza da tutti i pori a MasterChef. Pori femminili, ovviamente, come in ogni edizione. E’ la terza puntata e già la giovine Ludovica (diciannove anni) organizza a quanto pare congreghe segrete (lasciando però aperta la porta, uhm) finalizzate a far cacciare la dominicana Joayda, portata dal marito a Campobasso, “un posto sfigato” (Bastianich dixit). Joayda spiattella tutto ai giudici, facendo nomi e cognomi e poi abbozza un pianto subito svanito. Però la ragazza è brava, quegli involtini di pesce con i noodles erano notevoli anche solo alla vista. Giovanna la maestra d’asilo che vuole cambiare vita – e già ci aveva fatto venire il latte alle ginocchia giovedì scorso – mette la paura nel cassetto su consiglio di Barbieri ma l’ansia la travolge ogni ventisette secondi di trasmissione e lei ci tiene a farlo sapere al povero telespettatore, il che è un problema visto che il programma finirà a marzo. Salita in piccionaia e quindi salva, ha iniziato a sospirare per Tiziana, “la mia unica amica qui dentro”. Deve essere proprio un covo di serpi, quest’anno.

 

Comunque, ieri s’è iniziato a fare sul serio: finite le eterne selezioni, è iniziato il gioco vero e proprio. La prova in esterna a Bologna è stata un disastro, hanno sbagliato tutto quel che si poteva sbagliare, perfino le tagliatelle, che non erano larghe otto millimetri come ordinato dalla giuria. Syusy Blady era indignata, tanto da domandare a Barbieri: “Ma questi da dove vengono?”. Forse qui s’era stati troppo teneri nel giudicare le capacità degli aspiranti chef la scorsa settimana. Avremo tempo per sfoggiare la giusta severità. Intanto, oltre a Tiziana, se ne va Simonetta, che quando la guardavi ti veniva in mente di-mille-ce-n’è-nel-mio-cuore-di-fiabe-da-narrar. Fatale, per lei, il piatto che Joe ha definito “un vasetto di cibo dei gatti”. La Mistery box aveva messo davanti ai venti concorrenti una manciata di ingredienti “porta fortuna”. Roba bella e buona: dalle lenticchie al peperoncino, dall’orata che porta bene in Giappone – a proposito, abbiamo capito che Eri è giapponese, ma renderla meno macchietta sarebbe cosa gradita – alla radice di loto. Più o meno tutti bravi qui. Meno sull’Invention test, che si basava sulla “evoluzione” culinaria di Antonia Klugmann, più d’uno ha toppato. Abbiamo scoperto che nel nord est da cui proviene la sostituta di Cracco vanno forte le cipolle affumicate e le conserve di frutta. Non è mai troppo tardi per conoscere il mondo. A proposito di Klugmann: funziona. Poche parole, quasi nessuna gag, intollerabile paternalismo posticcio assente. Bene così.

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  • E' nato al nord (non serve dire dove né quando, anche perché sono informazioni buone per necrologi e che poco interessano il lettore più o meno interessato). Si considera maturo quanto a età, meno a dotazione intellettuale. Non se ne cruccia, sapendo che la capacità d'elaborazione mentale in codesto mondo non deve essere per forza alta (d'altronde Hegel e Kafka non sono più bestseller da qualche decennio). Segue lo sport in generale a eccezione delle bocce, del sumo e del golf, che considera una delle più grandi sciagure capitate all'umanità, quasi quanto lo sport trasmesso sulle reti Rai. (ne parla sovente su questo giornale) Appassionato di cucina televisiva, ama le pentole che si vedono a MasterChef (delle cui puntate cura periodicamente le recensioni sempre su questo giornale) e soprattutto la relativa dispensa. Ricorda con rimpianto la tv del cane di Paolo Limiti, Floradora.