foto masterchef.sky.it

A MasterChef diventano protagonisti i cinesi “che ce l'hanno corto e non muoiono mai”

Mahatma

Molto estremo oriente nella nuova puntata dello show culinario. Ravioli, via Paolo Sarpi, domande imbarazzanti di Bastianich. Momenti godibili nonostante qualche concorrente troppo borioso

Eri “la giappa” (il copyright è di un concorrente single che aveva adocchiato la signora), se n’è andata subito. Pareva combattiva, sicura di sé, ma davanti al tris "di colla" è caduta come una pera strafatta. Barbieri le dice che quella roba non era croccante ma gommosa. Lei, che evidentemente a differenza nostra s’è persa qualche puntata delle scorse sei edizioni di MasterChef e quindi non ha ben compreso come rapportarsi ai giudici, anziché tacere e ammettere la colpa, ha ribattuto. E alla fine ha detto che “il concetto di croccante in Italia è diverso da quello che c’è in Giappone”. Addio. Prima, con modifiche irritanti al regolamento (pongo regolamento, direbbero le bimbeminkia dei reality canori), MasterChef aveva fatto rientrare ben due concorrenti eliminati nelle puntate precedenti. Chissà perché. I compagni d’avventura non gradiscono, Giovanna la maestra che vuole cambiare vita li definisce – gelida come un anatomopatologo norvegese – “elementi che disturbano”. L’anziano Italo, viveur golfista e giramondo, per stemperare la tensione le propone di andare a cercare “una balera”. Antonia Klugmann assaggia tutto, lancia sguardi assassini e demolisce piatti osceni con garbo e tatto, senza tanti giri di parole o perifrasi auliche che poco c’entrano con un programma di cucina (anche se più chic e colto delle tagliatelle di nonna Pina della Clerici).

 

Il momento più trash della doppia puntata è stata la gita in via Paolo Sarpi a Milano, con Bastianich a farsi la pedicure chiedendo alla povera cinese lì presente se è vero che i suoi connazionali “ce l’hanno curto” e “perché non si vedono mai cinesi morti”. La signora, imbarazzata, risponde che vengono “fulminati”. Vabbè. Comunque, anche stavolta l'esterna va da schifo. La panna cotta si scioglie come una burrata sul termosifone, Italo sbaglia latitudini e scaraventa quintalate di curry nello spezzatino confondendo l’India con la Cina. Poi, siccome vale la regola che agli anziani non si può dire nulla, lo lasciano fare. I cinesi, però, non sono avvezzi a siffatte abitudini, l’odore di curry lo sentono e lo fanno notare ai giudici. Gli spaghetti alle vongole non soddisfano i palati degli ospiti. Un disastro.

 

Il pressure test è complicatissimo, prima devono cucinare un piccione farcito, poi devono dilettarsi a preparare ben quattro ravioli cinesi seguendo le indicazioni di una tale Signora Wang, a quanto pare fenomeno tra le pentole. Spiega ai concorrenti come si fa, nessuno capisce niente. Sarà per la prossima volta. Ah, dimenticavo: ultimo eliminato, il buon Jose. Senza infamia e senza lode.

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  • E' nato al nord (non serve dire dove né quando, anche perché sono informazioni buone per necrologi e che poco interessano il lettore più o meno interessato). Si considera maturo quanto a età, meno a dotazione intellettuale. Non se ne cruccia, sapendo che la capacità d'elaborazione mentale in codesto mondo non deve essere per forza alta (d'altronde Hegel e Kafka non sono più bestseller da qualche decennio). Segue lo sport in generale a eccezione delle bocce, del sumo e del golf, che considera una delle più grandi sciagure capitate all'umanità, quasi quanto lo sport trasmesso sulle reti Rai. (ne parla sovente su questo giornale) Appassionato di cucina televisiva, ama le pentole che si vedono a MasterChef (delle cui puntate cura periodicamente le recensioni sempre su questo giornale) e soprattutto la relativa dispensa. Ricorda con rimpianto la tv del cane di Paolo Limiti, Floradora.