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Dai rifugiati ai vegetariani, a MasterChef va in scena la perfetta tribuna pre-elettorale

Mahatma

Retorica a fiotti, eco-salutismo spinto e un po' di noia. MasterChef si avvia alla conclusione, sono rimasti in cinque ed è difficile ricordarsi i nomi dei concorrenti rimasti. Forse c'è qualche problemino

Dai cuochi rifugiati alla cucina vegetariana che – disse Antonia Klugmann – “aiuta il pianeta”. Bastianich mette le mani avanti, spiega che mettere ai fornelli bravissimi chef che hanno avanzato richiesta d’asilo politico in Italia “non è retorica” – la musichetta in sottofondo diceva tutt’altro, ma vabbè –  e che dopotutto anche la sua famiglia è stata una famiglia di rifugiati in America.

 

Insomma, puntata che più politica non si poteva: l’altra settimana la prova in esterna sugli sci in concomitanza con le Olimpiadi invernali coreane, ora l’exploit eco-migrazionista a dieci giorni dalle elezioni. La gara, quella vera e che ci interesserebbe, è stata ancora una volta moscia. Pochi spunti, niente lotte sanguinolente, piatti così così e fenomeni che non si vedono neppure ora che in lizza sono rimasti in cinque.

  

La prima prova, la Mistery Box, era quella con i cuochi in cerca d’asilo: bandierine sul tavolo, ingredienti a noi sconosciuti e clima da riunione dell’Assemblea generale dell’Onu. Ovviamente per i quattro giudici i concorrenti sono stati tutti bravissimi, i piatti erano fantastici, nessuno ha fatto schifezze. Ha vinto Denise accoppiata allo chef afghano ed è stata lei, dunque, a scoprire l’Invention test. Ecco il momento vegetariano che “fa bene e aiuta il pianeta”. Tre proposte, una più complicata dell’altra, e alla fine sceglie dei raviolini arrostiti su composta di fichi ripieni di tarassaco e altre erbe. Per Barbieri è il piatto migliore assaggiato negli ultimi dieci anni. Gli aspiranti MasterChef combinano disastri e non si capisce davvero chi potrebbe, a oggi, acquistare un loro libro di ricette. Se ne va Antonino il macellaio, che si è sbagliato e ha messo i fichi dentro i ravioli.

 

Si va in Puglia, a Vieste – famosa per le bellezze artistiche, il mare e i panzerotti – per la consueta prova in esterna con il critico gastronomico. Quest’anno è toccato a Eleonora Cozzella. Per la prima volta un critico gastronomico gentile e capace di spendere anche parole intellegibili per noi profani dei fornelli davanti ai quattro ragazzi in gara. Vince Davide, che in realtà sul nostro taccuino era dato per spacciato: gnocchetti su crema di cozze. Ci sembrava il piatto più banale, e invece, ha fatto centro. Buon per lui. Al Pressure ci finiscono tutti gli altri, visto che in esterna non c’erano le squadre. Se ne va Marianna, caduta sulla mortadella. Restano in cinque, due donne e tre maschi, uno dei quali ormai miracolato da diverse puntate (Alberto). Vedremo quel che sarà. Suggerimento per la prossima edizione: cambiare almeno un altro giudice – suggeriamo Bastianich – e riducete il numero delle puntate. Lo show ne gioverebbe.

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  • E' nato al nord (non serve dire dove né quando, anche perché sono informazioni buone per necrologi e che poco interessano il lettore più o meno interessato). Si considera maturo quanto a età, meno a dotazione intellettuale. Non se ne cruccia, sapendo che la capacità d'elaborazione mentale in codesto mondo non deve essere per forza alta (d'altronde Hegel e Kafka non sono più bestseller da qualche decennio). Segue lo sport in generale a eccezione delle bocce, del sumo e del golf, che considera una delle più grandi sciagure capitate all'umanità, quasi quanto lo sport trasmesso sulle reti Rai. (ne parla sovente su questo giornale) Appassionato di cucina televisiva, ama le pentole che si vedono a MasterChef (delle cui puntate cura periodicamente le recensioni sempre su questo giornale) e soprattutto la relativa dispensa. Ricorda con rimpianto la tv del cane di Paolo Limiti, Floradora.