Michele Emiliano, presidente della Puglia (foto LaPresse)

Il diario di un incubo

Io, tarantina in vacanza a Malta, vi dico perché Emiliano e Speranza mi rendono impossibile tornare in Puglia

Annarita Digiorgio

Il caos delle ordinanze della regione in conflitto con quelle del ministero. I tamponi da fare dopo 3 giorni, anzi entro 48 ore, o forse mai. I centralini d'emergenza irraggiungibili. Bari come un miraggio

Quello che segue è il breve diario di un incubo.

Devo rientrare all’aeroporto di Bari, dopo una settimana a Malta, venerdì 14 agosto. Ma non so cosa fare, e come farlo. L’ordinanza emanata dal presidente della Regione Puglia l’11 agosto mi obbliga alla quarantena domiciliare di 14 giorni dall’arrivo. Una seccatura, certo: ma ne capisco le ragioni, mi dico, e mi adeguerò. 

 

Se non fosse che, però, una successiva circolare regionale precisa che questa quarantena verrebbe interrotta in caso di tampone negativo. Wow, penso: riuscirò allora ad accorciare il mio isolamento forzato. Solo che il tampone posso farlo solo presso la mia Asl di riferimento, e non prima (stabilisce la stessa ordinanza) di 72 ore dall’arrivo. Insomma: torno a casa, aspetto tre giorni, e poi vado a fare il test. 

 

Anzi, no. Forse no. Perché ieri il Ministro della Salute Roberto Speranza emana un'ordinanza ministeriale che invece obbliga chi rientra da Malta, come nel mio caso, a fare il tampone in aeroporto o presso le Asl entro 48 ore dall’arrivo. Lo ordina a me, ma decidere quando fare tampone non è nelle mie disponibilità, bensì in quelle della mia Asl di riferimento. Quindi che mi succede?, mi chiedo. Troverò un tampone all’arrivo in aeroporto a Bari o sono passibile di reato perché la Asl non mi fa fare il tampone entro le 48 ore come mi ordina il ministro della salute? Devo attendere pazientemente tre giorni, come vuole la regione, o affrettarmi appena rientro, facendo passare non più di due giorni, come prescrive il ministero?


 

 


 

Se Malta è più sicura della Puglia. Ripartiamo dall'inizio.

Ho prenotato il viaggio per Malta il 19 luglio. Accompagno un amico pugliese residente a Malta, che non lavorando prende puntualmente a inizio mese da Marzo 800 euro di sussidio dal governo maltese, più 80 euro extra ogni 3 mesi e un voucher di 100 Euro da spendere in ristoranti maltesi. Lui per rientrare in Puglia farà scalo a Pescara.

 

Il giorno in cui ho prenotato il volo, Malta registrava zero nuovi contagi da una settimana, quattro positivi attivi in tutto lo stato, 674 casi da inizio pandemia e nove morti in tutto. Quello stesso giorno la  Puglia contava 79 positivi attivi, 7 nuovi casi, 4557 positivi da inizio pandemia e 548 decessi Covid in regione. Le foto sulle affollate spiagge pugliesi hanno dimostrato che nessuno ha mai rispettato il distanziamento richiesto.

 

Malta ha riaperto i voli il primo luglio, ed era molto più sicura della Puglia, anche se Michele Emiliano invitava i turisti stranieri a prenotare le vacanze nella sua regione, promettendo elicotteri per sorvegliare le spiagge. Allo stesso tempo il responsabile Covid da lui nominato, il prof. Lopalco, ora candidato nelle sue liste, dichiarava che le discoteche erano più sicure di una passeggiata, e che il virus viaggiava solo in prima classe. Per cui per andare a Malta ho prenotato un economico low cost.

 

A Malta ho indossato sempre la mascherina: è obbligatoria ovunque, in barca, nei negozi, al mare. Ho tenuto le distanze, ho lavato sempre le mani. Le stesse precauzioni che consiglia Lopalco, e che avrei tenuto in Puglia. Ma che in pochi, cominciando da Lopalco ed Emiliano beccati senza mascherina all’affollatissima sfilata di Dior a Lecce, hanno rispettato.


 


 

Comunicazioni intempestive. E il mio amico, facendo scalo a Pescara anziché a Bari, non avrà problemi

Quando sono partita non era prevista la quarantena al rientro. Se lo avessi saputo, non avendo possibilità di richiedere malattia ma dovendo necessariamente spostarmi per lavoro nei giorni successivi al mio ritorno, avrei annullato il viaggio, come stanno facendo migliaia di pugliesi in queste ore. Senza possibilità di rimborso. Il 10 luglio, dopo i primi casi positivi di pugliesi rientrati da Malta, l'Asl di Bari ha annunciato tamponi su base volontaria a chi rientrava dall’estero. Ho chiamato subito il numero verde del servizio sanitario pugliese per richiederlo, ma mi hanno risposto che i tamponi su base volontaria per chi rientrava dall’estero li faceva solo la Asl di Bari: non valeva la stessa cosa per i residenti delle altre 5 province pugliesi.

 

Il giorno dopo, Emiliano emette un'ordinanza di quarantena. Dopo le prime proteste, e il caos generato dalle partenze annullate, il presidente emette una circolare regionale che precisa l’interruzione della quarantena all’esito del tampone negativo. Da fare, dice la circolare, non prima delle 72 ore dall’arrivo. Chiamo nuovamente il numero verde regionale, e vengo informata che mi avrebbero fatto il tampone alla fine dei 14 giorni di quarantena. Nessuna quarantena invece per il mio compagno di viaggio che rientrava in Puglia ma con scalo di un giorno a Pescara.

 


 

 


         

 Le incongruenze tra Speranza ed Emiliano

Dopo qualche ora Roberto Speranza emana un'ordinanza ministeriale che obbliga chi rientra da Malta, Grecia, Croazia e Spagna a fare il tampone in aeroporto o presso la Asl entro 48 ore. Oppure a mostrare all’arrivo “test molecolare o antigenico” fatto entro le 72 ore prima della partenza. Chiamo allora il 1550, il numero verde coronavirus del ministero della Salute, per capire quale fosse il test molecolare o antigienico (mai sentito) valido o in alternativa sapere come fare il tampone entro le 48 ore in Italia. Ma dall’estero il numero verde non funziona. Chiamo l’ambasciata italiana a Malta e mi dicono che hanno troppe telefonate e non possono rispondere. Per non perdere tempo vado in farmacia a fare privatamente il sierologico: sono negativa. Ma l'ordinanza di Speranza stabilisce che serve il nasofaringeo, e a Malta non me lo fanno prima di dieci giorni.

 

Non mi resta che farlo entro le 48 ore dall’arrivo in Italia. Chiamo la mia Asl. Mi fissano il tampone per il 19 agosto, 5 giorni dopo l’arrivo. Gli dico che l’ordinanza di Speranza obbliga me a fare tampone presso la mia Asl entro 48 ore. Il numero verde regionale mi risponde, testuale: “L’ordinanza ministeriale non è un’ordinanza. L’unica ordinanza che ha valore di legge è quella regionale di Emiliano, che prevede quarantena e tampone non prima delle 72 ore”.

 

Nel frattempo leggo un post del Ministro degli affari Regionali, il pugliese Francesco Boccia: "Dobbiamo restare, sul piano sanitario, il paese più sicuro al mondo nella lotta al Covid-19. Insieme al ministro Speranza abbiamo incontrato le Regioni ed emanato un'ordinanza nazionale condivisa che prevede per chi rientra in Italia da Spagna, Grecia, Croazia e Malta o la certificazione di un test negativo fatto nelle ultime 72 ore o l'obbligo di tampone entro 48 ore dal rientro in Italia".

 

 

Forse Boccia ed Emiliano non si parlano più, perché in Puglia quest’ordinanza non è riconosciuta. Chissà se ricorreranno all’articolo 20 con potere sostitutivo del governo come hanno appena fatto sulla legge Elettorale regionale per inserimento doppia preferenza di genere. Mentre Calabria e Lombardia emettono le proprie ordinanze adeguandosi al tampone entro le 48 ore, e invece Bonaccini specifica che i tamponi fatti presso gli aeroporti in Emilia Romagna saranno considerati solo un’indagine epidemiologica e non ci sarà nessuna quarantena per chi viene dall’estero.

 

Tanto come dice Boccia l’Italia è il paese più sicuro al mondo nella lotta al Covid: oggi 13 mila positivi attivi, a Malta 1000. E io non so se mi conviene tornare.

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