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L'Oms dichiara che quella da coronavirus è una pandemia. Che cosa cambia adesso?

Enrico Cicchetti

Il super consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi: "Ora l'Oms ha un potere molto più importante di moral suasion e un peso maggiore sui paesi di tutto il mondo". Le previsioni a breve per l'Italia e la situazione in America e Cina

Il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della Sanità, l'unico titolato a farlo, ha dichiarato che quella di nuovo coronavirus Sars-Cov-2 non è più un'epidemia ma una pandemia. Un termine che descrive “un nuovo virus che si diffonde in tutto il mondo e contro il quale la maggioranza degli uomini non ha difese immunitarie”. Nelle ultime due settimane, il numero di casi fuori dalla Cina è aumentato di 13 volte e il numero di contagiati è triplicato. Il capo dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, intorno alle 17.30 di oggi ha detto di essere “profondamente preoccupato” per i “livelli allarmanti di inazione” sul virus in diversi paesi. Naturalmente non si tratta dell'Italia: per noi, che tra i primi abbiamo dovuto gestire un focolaio molto importante e abbiamo già preso misure drastiche di contenimento, il passaggio a pandemia non cambia molto. Tuttavia, l'organizzazione ha invitato i governi a intervenire con “azioni urgenti e aggressive”, in linea con quelle adottate dal nostro governo. “Diversi paesi hanno dimostrato che questo virus può essere soppresso e controllato - ha detto Adhanom - Ci sono paesi che non stanno facendo abbastanza per arginare l’epidemia”. 

 

La decisione di dichiarare una pandemia è la naturale conseguenza della diffusione del virus senza limiti di spazio e di tempo su tutto il pianeta. Eravamo già al quinto livello su sei, era solo questione di giorni prima dell'annuncio”, dice al Foglio Walter Ricciardi, super consulente del ministro della Salute che di fatto è oggi una delle figure principali nella gestione dell’emergenza in Italia. Quello che cambia, aggiunge, è che ora l'Oms ha un potere molto più importante di moral suasion. “Ora può emanare indicazioni più cogenti alle nazioni e avere un peso maggiore su di loro per invitarle ad agire con tempestività”.

 

Misure più stringenti rispetto alle raccomandazioni formulate sinora, quando si trattava “solo” di  “emergenza sanitaria globale” e l'agenzia delle Nazioni Unite poteva semplicemente indicare misure non vincolanti ma politicamente significative riguardo ai viaggi, al commercio, alla quarantena e alle cure. Inoltre, come già è stato fatto, c'è sempre la possibilità di inviare squadre nei paesi più fragili. Un'operazione già avviata in alcuni stati dell'Africa. “Anche in Italia abbiamo incontrato una delegazione dell'Oms, stiamo facendo un lavoro congiunto”, ricorda Ricciardi. E ora bisogna continuare su quella strada: “Prevedo ancora almeno due settimane dure”, aggiunge Ricciardi. “Sono preoccupato in particolare per Roma e Napoli, per il sud del paese, che temo sarà colpito a inizio settimana da un brusco aumento dei casi, come conseguenza degli spostamenti inconsulti di persone 'scappate' dal settentrione, dopo il primo annuncio della zona rossa in Lombardia, e da comportamenti inadeguati dello scorso fine settimana, con ancora molta gente nelle piazze e nei locali”. L'Italia (ma anche la Cina e la Corea del sud) hanno dimostrato che è possibile limitare l'espansione del virus, bisogna continuare con le misure di contenimento. “Prima d'ora non avevamo mai visto una pandemia di un coronavirus, questa è la prima", ha spiegato Adhanom. "Ma prima d'ora non avevamo mai visto nemmeno una pandemia che può essere controllata”. E questa, invece, può essere controllata, perché l'abbiamo scoperta in tempo. 

  

Il rischio più grande, insomma, è sottovalutare il problema e andare avanti con la vita di sempre. “Sicuramente l'Amministrazione americana ha sottovalutato la questione - dice Ricciardi - Si tratta di un sistema che non ha grandi risorse di sanità pubblica e di fatto lì non testano quasi il patogeno. A breve si troveranno con una brutta sorpresa: focolai molto grandi ed enormi difficoltà nel contenerli”. Anche la Cina ha le sue responsabilità, naturalmente: “Il virus è partito da lì, e questa non è una colpa, ma è certo che Pechino abbia inizialmente sottovalutato la gravità della situazione”. 

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