(foto Ansa)

Preghiera

I quadri di Giotto e Michelangelo sono tanto famosi quanto vuoti

Camillo Langone

Un'arte viva che ha un rapporto con la cultura del presente deve valorizzare gli italiani odierni presso le generazioni future. Una mostra 

Giancarlo Politi di Flash Art è sempre stato un nichilista, un cinico, uno scoraggiante, però temo abbia ragione quando scrive che la Cappella degli Scrovegni e la Cappella Sistina hanno generato “idee, spiritualità, energia nel loro tempo, ma oggi sono immagini morte. Non hanno alcun rapporto con la nostra cultura”. In effetti se non credi nella Resurrezione, nel Paradiso, nell’Inferno (e chi frequenta mostre e musei raramente ci crede) quelle di Giotto e Michelangelo sono immagini tanto famose quanto vuote. Per questo io stimolo in ogni modo la produzione figurativa: affinché l’Italia abbia anche oggi una pittura in rapporto col presente, un’arte viva che valorizzi gli italiani odierni presso le generazioni future. Parlo di quanto si può ammirare in “Pittori fantastici nella Valle del Po”, la mostra da me pensata al Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara: nessun pittore del Rinascimento avrebbe potuto dipingere un pesce siluro come ha fatto Marcello Carrà, un’affettatrice come ha fatto Enrico Robusti, un elettrostorditore come ha fatto Sergio Padovani, uno zuccherificio come ha fatto Andrea Chiesi, un ponte metallico come ha fatto Ester Grossi. Perché queste cose allora non esistevano (oppure, nel caso del siluro, non erano ancora arrivate). Si riconoscano nei pittori italiani viventi i Giotto e i Michelangelo del nostro tempo, viceversa si ammetta di appartenere a una civiltà defunta e ci si cali rassegnati nella tomba.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).