Partecipanti alla veglia per la giornata del rifugiato nella chiesa di Santa Maria in Trastevere (foto Cecilia Fabiano/LaPresse)

“Dio chiede di sbarcare”. In nome di chi parla Bergoglio?

Camillo Langone

L'obbligo insostenibile di prendere in carico chiunque arrivi dall'Africa. Nelle parole di Papa Francesco annuso l’utopismo eretico, non il realismo cristiano

Gran Madre di Dio, sono qui nella tua monumentale chiesa torinese, inizialmente avevo deciso di venire per ragioni artistiche e mariane ma adesso ne approfitto per ragioni specificamente cristiane: davvero “Dio chiede di sbarcare”, come ha detto Papa Francesco parlando degli africani che puntano la prua sulla Sicilia? Tuo figlio ha definito il suo giogo “dolce”, il suo peso “leggero”, e io trovo amaro e pesantissimo l’obbligo di prendere in carico chiunque arrivi dal Continente color morte. Dunque non capisco in nome di chi parli Bergoglio, nelle cui parole annuso l’utopismo eretico, non il realismo cristiano. Gran Madre di Dio, sono qui che mi aggiro fra le desolanti candele elettriche, nel cerchio deserto sotto l’immensa cupola: sembra che per i torinesi la tua chiesa sia ormai soltanto un fondale scenografico. La recente aggiunta invasionista alle litanie lauretane, l’orrendo strumentalizzarti col titolo di “Solacium migrantium”, farà scappare altri indigeni (io ad esempio sto barcollando) e non farà certo entrare molti alloctoni, maomettani in massima parte. Gran Madre di Dio, io sono piccolissimo e dal giorno in cui è morta mia mamma non mi sono mai sentito così orfano.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).