(foto LaPresse)

"Basta con i radical chic dell'immigrazione", ci dice il sindaco di Porto Empedocle

Luca Gambardella

Parla Ida Carmina (M5s) che protesta per lo sbarco dei 180 migranti dalla Ocean Viking. "Lamorgese e Conte vengano qui a vedere le lacrime di chi è costretto a chiudere i negozi". Il collega di Pozzallo replica: "Basta scarica barile"

“Vengano qui, invece di fare i radical chic dai loro uffici di Roma. Venga qui Orfini, che passa da queste parti solo se c'è da fare il bullo insieme alla Rackete. Guardino in faccia i negozianti, i cittadini che hanno dovuto chiudere e sono in lacrime”. La sindaca di Porto Empedocle Ida Carmina, in quota M5s, è infuriata con il governo che ha deciso di fare trasbordare i 180 migranti dalla nave umanitaria Ocean Viking al traghetto-quarantena Moby Zaza. Altri 169 stranieri che hanno appena terminato il loro periodo di isolamento saranno sbarcati nel comune siciliano, per fare posto ai nuovi in arrivo. A quel punto i 180 si aggiungeranno ad altri 42 rimasti sul traghetto, di cui 30 risultati positivi al Covid.

   

 

Ma questo sistema di travasi di persone da una nave all'altra è precario e innervosisce gli amministratori locali. “Siamo in prima fila perché la storia e la geografia hanno deciso così”, dice il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna. Quindi bisogna accogliere, ma “sempre mettendo come priorità la salute dei cittadini. Per farlo, noi abbiamo proposto i tamponi a bordo delle navi. E così è stato fatto. Eccola, una misura concreta”. Ma a quasi 200 chilometri più a est, la sindaca di Porto Empedocle è molto meno conciliante con storia, geografia e soprattutto con “quelli che stanno a Roma”. Sono dei “radical chic”, dice al Foglio. “E' facile scrivere 'finalmente' su Twitter”, dice Carmina che attacca il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, reo di avere esultato per la decisione di porre fine alla crisi della Ocean Viking.

  

 

Ma i toni assertivi usati dai dem in questi giorni, nonostante la richiesta di un porto sicuro fatta dalla ong abbia incassato ben sette dinieghi in pochi giorni, stonano con quelli battaglieri del periodo gialloverde, quando a negare i porti era invece Matteo Salvini. Nel caso dei 180 lasciati a bordo della Ocean Viking senza potere sbarcare, i giorni trascorsi in mare sono stati otto, in linea con i tempi salviniani dei “porti chiusi”. Con il leghista al Viminale, le ong restavano senza approdo mediamente per 10 giorni. Con Luciana Lamorgese l'attesa si era abbassata a 4 giorni. Qualcuno ancora oggi, sulle coste siciliane, sembra rimpiangere i tempi gialloverdi. “Mi ha chiamato Di Maio, devo ringraziarlo perché mi ha promesso aiuto. Ho apprezzato molto il fatto che sia andato in Libia di recente, che è il paese da dove arrivano più contagiati mi pare”. Un dato, quello degli infetti di nazionalità libica, che non trova conferme nei numeri reali ma che comunque preoccupa la sindaca, infuriata soprattutto con Lamorgese che invece – accusa – “non risponde mai alle mie telefonate”.

  

I migranti, secondo il piano della prefettura, non dovrebbero nemmeno toccare terra al momento del trasbordo. Ma alla sindaca non basta: “E se qualcuno si sente male? Qui non ci sono ospedali attrezzati. E poi questi scappano e mettono a repentaglio tutto quello che abbiamo fatto finora. E vi ricordo che Porto Empedocle è un comune Covid free”. E la soluzione, allora, quale sarebbe secondo la sindaca? “Vadano a Roma, intervengano i militari, li mettano al Celio”, propone la grillina, che non chiude però a ipotesi più a chilometro zero: “Oppure se li prenda Pozzallo, visto che lì il sindaco è tanto entusiasta. Qui le strutture non le abbiamo”. “Ma basta con lo scarica barile, se non hanno le strutture a Porto Empedocle allora se le costruiscano – replica al Foglio il primo cittadino Ammatuna – Non riesce a parlare con Lamorgese? Evidentemente la Carmina è in difficoltà. Io con il Viminale ci parlo”.

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.