Vita da apolide. Una serie Netflix per i senza stato
Anche tra gli apolidi c’è una gerarchia. Si chiama Stateless ed è una serie tv australiana sui migranti che spiega il senso di perdere tutto
La definizione di apolide, secondo le norme internazionali, è molto precisa. Si può diventare apolidi quando non è possibile ereditare la cittadinanza dei genitori, se la cittadinanza è negata dopo guerre, occupazioni, regime change. Ma c’è comunque una gerarchia anche tra gli apolidi: quelli riconosciuti, infatti, godono di (quasi) tutti i diritti dei cittadini dello stato in cui risiedono. E poi ci sono gli apolidi non riconosciuti, i senza stato.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitaleLe inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioniOPPURE
- Giulia Pompili
È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.