(Foto LaPresse)

Essere anti decadenti a Venezia è quasi impossibile (ma qualcuno ci è riuscito)

Camillo Langone

Si legga il libro che Marco Sassano ha dedicato all'editore Cesare De Michelis per capire come

Mentre l’acqua invadeva la sua enorme libreria veneziana, leggevo il libro che Marco Sassano ha dedicato a Cesare De Michelis: “I libri sono come le ciliegie” (Marsilio). Nel momento in cui la decadenza sembrava dilagare ovunque e avvelenare tutto, queste pagine provenienti dal gorgo si rivelavano un antidoto. Al grande editore piacevano le grandi navi (“Ogni volta che ne vedo una mi si allarga il cuore”), piaceva l’idea di organizzare un’Expo a Venezia, piaceva perfino Marghera (“40 mila operai che invece di emigrare in Argentina sono venuti a lavorare qui, grazie al progetto di industrializzazione”). Non piaceva l’idea di museificare totalmente e definitivamente la città: “Tutti immaginiamo che il tempo si possa fermare, ma ogni giorno si perde un pezzo. Non esiste l’eternità, così ci si esaurisce nell’assistenza”. Di decadenza nemmeno io ne posso più, è talmente diffusa, talmente facile (anche per questo vado tanto malvolentieri a Venezia: fra le calli il mio tabarro diventa ovvio, dunque inutile). Essere anti decadenti in Italia è molto difficile, esserlo a Venezia pressoché impossibile, ma De Michelis ci riusciva. Si legga il libro per capire come.

  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).