(Foto LaPresse)

Il pensiero unico degli "Amici dei Mori"

Camillo Langone

Sono tornati Battiato e Brunori, che insieme a Emma, Fabi, Salmo, Il Volo, Peyote e altri cantano all'unisono, senza mai una dissonanza o un dubbio

A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata, a Battiato e Brunori preferisco due Campari. I due cantanti sono tornati con due brani invasionisti, ognuno nel proprio stile: il grande siciliano in stile rarefatto, il piccolo calabrese in stile greve. A loro devo aggiungere Mariangela Gualtieri, altrove brava poetessa, col suo ultimo libro dove si dimostra all’oscuro di Conrad e di Cristo (Luca 18,19) ossia dell’esistenza del peccato originale: “Bussano giù al porto – i supplici./In fuga da guerra siccità/miseria spietatezza – non sanno che ora noi/ce le cresciamo dentro, queste erbacce”. Battiato, Brunori, Gualtieri (e poi De Luca, Emma, Gemitaiz / Fabi, Mengoni, Coez / Volo, Veronesi, Urso / Murgia, Salmo, Michielin / Hunt, Levante, Albinati / Baglioni, Giorgia, Peyote…) cantano all’unisono, senza mai una dissonanza, un dubbio, un pensiero personale, formando un immenso coro che chiamerò “Gli Amici dei Mori”. Un coro di tenebra.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).