“Quella tentazione grillina per i regimi illiberali”. Parla Scalfarotto

Valerio Valentini

Russia, Cina, Venezuela. Il sottosegretario renziano ci spiega perché, dopo il Covid-19, ci sarà un altro virus da combattere

Roma. La rassegnazione, confessa, è quel che più lo spaventa. “La rassegnazione non tanto a restare chiusi in casa, o a cedere momentaneamente, come purtroppo è necessario, un po’ delle nostre libertà personali. Ma la rassegnazione a considerare sconvenienti le democrazie liberali: questo mi terrorizza”. Ivan Scalfarotto, dal suo appartamento milanese, dove lavora da confinato in clausura a causa del virus, pensa già al dopo: “A quando questa emergenza sanitaria passerà, e qualcuno potrà pensare che davvero i regimi illiberali sono preferibili. Lo si vede – dice il sottosegretario renziano agli Esteri – da come in parecchi, più o meno esplicitamente, lodano da un lato l’altruismo cinese, e dall’altro l’efficacia di un governo non esattamente democratico nella lotta al contagio”.

 

E insomma si capisce che ce l’ha, anche, con certi eccessi di entusiasmo filocinese del suo ministro, Luigi Di Maio, e del suo fedelissimo Manlio Di Stefano, pure lui di stanza alla Farnesina. “Ho letto una dichiarazione di Di Stefano che mi ha particolarmente colpito, che mi ha confermato nella mia convinzione: rispetto a lui, rispetto a gran parte del M5s, ho dei valori diametralmente opposti”. La dichiarazione in questione è quella rilasciata qualche giorno fa da Di Stefano, in cui il sottosegretario grillino elogia la “velocità” e la “precisione” del governo cinese nel gestire la crisi epidemiologica, parlando di una semplice “differenza” nel sistema socio-politico tra Pechino e l’occidente. “Ecco, vorrei fosse chiaro che il sistema cinese non è solo ‘differente’”, s’impunta Scalfarotto. “Ma è peggiore, è illiberale. E’ fondato su un sistema di controllo e di limitazione delle libertà personali che magari garantirà ordine e sicurezza, ma è incompatibile con la nostra cultura e la nostra tradizione del diritto occidentali, di cui dovremmo andare più fieri. Io resto un amico del popolo cinese: resto un difensore del dialogo e della cooperazione commerciale tra Roma e Pechino. Ma la mia appartenenza di campo al mondo euroatlantico non è e non può essere in discussione”.

 

Eppure Di Maio dice che proprio la firma della Via della seta dello scorso anno gli ha permesso, ora, di salvare delle vite. “Mettere in relazione quel memorandum con gli aiuti sanitari arrivati da Pechino è assurdo, vista la successione temporale degli eventi. Ma sarebbe ancor più grave pensare di aver siglato quell’accordo in cambio di un futuribile sostegno umanitario. Confermerebbe quel che gli osservatori internazionali hanno sempre sospettato, e cioè che dietro la facciata di un accordo commerciale si nascondesse un tentativo di connubio diplomatico. Una sorta di genuflessione al Dragone, un assoggettamento politico che per esempio ti porta a dire, com’è purtroppo accaduto, che sulla repressione dei manifestanti di Hong Kong da parte del governo cinese noi non ci intromettiamo. Senza contare, poi, che la nostra bilancia commerciale con la Cina è perfino peggiorata, dopo la firma del memorandum”.

 

Insomma, per Scalfarotto “ci stiamo prestando a un’operazione di propaganda davvero rischiosa”. E non vale solo per la Cina. Perché, mentre il sottosegretario parla con noi al telefono, sul web dilagano le immagini dei mezzi militari di Mosca che viaggiano sulle autostrade italiane con le bandiere russe al vento, neanche fossero gli americani in una scena di Paisà di Rossellini. “C’è il rischio che alcuni nostri cittadini leggano così quelle immagini: come l’arrivo dei liberatori venuti a salvarci dal coronavirus. Sta al governo, a tutti noi, chiarire, smentire, rassicurare. Ma più in generale, quel che mi preoccupa è proprio una certa rivalutazione dei regimi illiberali. I parlamentari del M5s, ad esempio, hanno chiesto una ‘moratoria umanitaria’ delle sanzioni nei confronti di paesi come Iran, Siria, Venezuela e Corea del Nord. Lo fanno, dicono, in nome della solidarietà, ma dimenticano che le sanzioni che loro vogliono sospendere sono state comminate a quei paesi a fronte di violazioni del diritto internazionale. Ecco, a me tutto ciò spaventa, pensando al dopo. Ma resto convinto che, anche dopo, io saprò sicuramente da che parte del campo stare”.

 

E anche se restare alla Farnesina, dopo aver congelato le sue dimissioni da sottosegretario. “In un momento di difficoltà del paese, non ci si tira indietro. Tanto più che le mie responsabilità sulle politiche commerciali e sui rapporti bilaterali coi paesi europei, pur riflettendo delle deleghe diverse da quelle per cui ero andato alla Farnesina, si sono fatte particolarmente delicate a seguito dell’emergenza e necessitano di essere presidiate, cosa che in questi giorni sto facendo al massimo del mio impegno. Ma resto convinto che la ripartizione delle deleghe da parte del ministro Di Maio sia stato un gesto di slealtà istituzionale, e soprattutto un gesto che rischia di indebolire il comparto del commercio estero dell’Italia. A tempo debito, comunque, tireremo le somme”.

Di più su questi argomenti: