Luigi Di Maio con l'ambasciatore cinese a Roma, Li Junhua, durante una conferenza stampa nella sede della Croce Rossa Italiana (foto LaPresse)

Zennaro (M5s) ci spiega perché il M5s sbaglia a fidarsi della Cina

Valerio Valentini

Parla il grillino fuori dal coro. “La Via della seta sanitaria è una minaccia. E occhio al 5G, che è l’obiettivo di Pechino”

Roma. Sarà per quel suo gusto di essere “eretico”, come dice lui. O sarà, più semplicemente, perché vede le cose da un osservatorio privilegiato com’è spesso quello del Copasir. Sta di fatto che Antonio Zennaro, deputato del M5s e membro del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, questo coro di eccessiva reverenza nei confronti della Cina non piace granché. “Ringraziare chi ti aiuta in un momento di difficoltà è doveroso. Ma non vorrei che mascherine e ventilatori facciano dimenticare che Pechino ha una responsabilità oggettiva in questa epidemia: non solo perché il virus si è generato lì, ma anche e soprattutto perché il resto del mondo ha dovuto aspettare due o tre mesi prima di avere dei dati accettabili sul contagio”.

 

Dubita, insomma, della credibilità delle informazioni che vengono dalla Cina? “Dico che quelle informazioni vanno prese con le pinze, visto che si tratta di un paese in cui media e social sono controllati dal partito unico. Se pensiamo anche alla vicenda di Li Zehua, il giornalista di Wuhan catturato dai servizi cinesi, direi che è più che lecito dubitare della trasparenza delle informazioni che ci giungono dalla Cina, comprese quelle che vorrebbero farci credere che lì la crisi epidemiologica è già risolta. Non vorrei, insomma, che ci si prestasse a un’operazione di propaganda cinese volta a mostrare il lato umanitario di Pechino anche per limitare il danno che deriva dalla consapevolezza che il virus si è propagato da lì”.

 

Voce insomma fuori dal coro, quella di Zennaro, in un M5s che continua a celebrare l’efficienza e la solidarietà del Dragone, a rivendicare, per bocca di Luigi Di Maio, la firma della Via della seta come grande successo diplomatico. “Ho letto le critiche di alcuni esponenti del Pd verso il ministro Di Maio. Francamente, non credo sia questo il momento giusto per fare uscite a gamba tesa su un alleato di governo. Detto questo, non credo ci sia una connessione diretta tra la Via della seta e gli aiuti umanitari, che del resto la Cina sta offrendo anche ad altri paesi come la Spagna, la Tunisia o l’Iraq. Del resto, negli ultimi 20 anni la supply chain mondiale della sanità e dell’industria farmaceutica è stata trasferita in Cina, ed è lì che le più grandi compagnie del settore, a partire da quelle americane e quelle che producono i famigerati ventilatori, hanno delocalizzato lì. Per la Cina è un vantaggio competitivo, visto che nessun altro paese ha scorte per garantire se stessi. Quanto alla Via della seta, si è trattato di un tentativo di recuperare il gap commerciale rispetto ad altri paesi europei. Comprensibile. Ma non è accettabile che sia sfrutti quell’intesa per introdurre in maniera surrettizia una sorta di Via della seta sanitaria, perché questa comporterebbe inevitabilmente la condivisione di dati sensibili degli italiani con un governo poco trasparente, e magari l’utilizzo di tecnologie sanitarie innovative attraverso fornite dai colossi cinesi interessati al 5G”.

 

Che è, a ben vedere, la madre di tutte le battaglie. “Come Copasir, abbiamo lanciato al governo un allarme netto e unanime: certe infrastrutture strategiche non hanno a che fare solo con dinamiche di mercato, ma toccano anche interessi diplomatici e geostrategici. E come Italia, non possiamo che tenere conto della nostra imprescindibile appartenenza al campo euroatlantico. Dopodiché, spero che l’Europa si svegli, sul 5G e non solo, e capisca che la Cina sfrutta in maniera opportunistica proprio i ritardi e le mancanze dell’Unione. Mi chiedo, ad esempio: è possibile che Bruxelles accetti che a finanziare le infrastrutture del Montenegro, paese che sta alle porte dell’Europa, sia Pechino?”.

E tuttavia, a scommettere sulle debolezze dell’Ue sono proprio certi sovranisti nostrani. Anche loro, osteggiando una maggiore integrazione europea, fanno il gioco della Cina? “Senz’altro. Nel grande gioco della diplomazia mondiale, i sovranisti sono destinati a restare sconfitti, o alla mercé delle grandi potenze. Proprio per questo credo che l’Europa debba diventare una comunità di destino per tutti i suoi stati membri, una comunità che si riconosce nei valori della libertà e della solidarietà. Altrimenti, il suo destino è segnato”.

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